Avere voti più alti non basta:
la corsa a ostacoli delle donne nel settore tecnologico
03 Luglio 2023 14:00
Secondo il “Gender Gap Report 2022” del World Economic Forum, le donne continuano a essere sottorappresentate nell’ambito Stem (acronimo dall’inglese Science, technology, engineering and mathematics).
Una spiegazione tanto diffusa, quanto infondata, si aggrappa allo stereotipo che le donne sarebbero meno portate per queste materie.
Un falso mito. Ad esempio, il primo programma nella storia dei computer è stato scritto da una donna, la britannica Ada Lovelace, nella prima metà dell’Ottocento. Successivamente, la storia dell’informatica ha visto una grande presenza di programmatrici tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento. Le tradizionali occupazioni femminili come la tessitura, la maglia e la cucina avevano, infatti, aiutato le donne ad affinare capacità di precisione, analitiche e combinatorie determinanti per la programmazione dei computer.
Al tempo questa attività veniva percepita come qualcosa di intangibile e secondario rispetto alla messa a punto dei circuiti elettronici, ancora appannaggio degli uomini.
Quando si è invece capito che la programmazione era cruciale, allora si è invertita la tendenza: il campo è diventato di dominio maschile ed è nato lo stereotipo dell’informatico nerd che resiste ancora oggi.
La questione della disparità di genere emerge fin dalla scuola: le ragazze hanno una probabilità significativamente inferiore rispetto ai ragazzi di proseguire gli studi legati alla tecnologia, anche se nella maggior parte dei Paesi ottengono risultati pari o superiori in matematica e scienze.
Secondo i dati Unesco, a livello globale nel 2018 solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 40% dei laureati in informatica erano donne. Nel 2019, in 30 Paesi su 121, meno del 20% dei laureati in ingegneria erano donne; meno del 30% in informatica.
In Italia la situazione non va meglio. La partecipazione femminile ai corsi di laurea Stem è inferiore a quella dei ragazzi, sebbene facciano registrare ottime performances accademiche: prendendo come campione di riferimento quello dei corsi di laurea magistrale del gruppo di ingegneria, grazie ai dati raccolti dal Consorzio Universitario Almalaurea si scopre che il voto di laurea è più elevato per le ragazze (107,3) rispetto ai ragazzi (106,4), e il 50% delle donne completa gli studi in corso, contro meno del 48% degli uomini. Questi risultati non sembrano essere riconosciuti dal mondo del lavoro: a un anno dalla laurea, il tasso di occupazione degli uomini laureati nei corsi Stem (91,8%) è più elevato di quello delle donne (89,3%).
A livello globale le donne occupano il 31% delle posizioni di ricerca e sviluppo nella scienza; sono inoltre sottorappresentate a tutti i livelli nel settore tecnologico: ciò è particolarmente vero nelle posizioni di leadership, dove rappresentano solo il 24% dei professionisti.
Nel campo dell’intelligenza artificiale (IA) è donna solo il 22% dei professionisti e il 18% dei relatori alle principali conferenze.
La sottorappresentazione del genere femminile nel settore sta purtroppo contribuendo anche al rafforzamento degli stereotipi di genere attraverso i sistemi di intelligenza artificiale.
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