Riscaldamento globale, 41 ritardi su 42 indicatori. Bene solo le auto elettriche
27 Novembre 2023 05:00
Gli sforzi dei Paesi del mondo per limitare il riscaldamento globale entro 1,5 gradi stanno fallendo.
I progressi registrati da 41 indicatori su 42, cioè tutti tranne la vendita di auto elettriche, non sono sufficienti per conseguire l’obiettivo dell’Accordo di Parigi e della Cop26 di Glasgow.
Lo sostiene il rapporto “State of Climate Action 2023“, preparato dal progetto di ricerca internazionale Systems Change Lab e presentato in vista della Cop28 di Dubai.
Del progetto fanno parte Bezos Earth Fund, Climate Action Tracker, ClimateWorks Foundation, i Campioni del clima dell’Onu e il World Resources Institute.
Il rapporto rileva che i progressi compiuti per colmare il divario globale nell’azione climatica sono “gravemente inadeguati”: 41 dei 42 indicatori valutati non sono sulla buona strada per raggiungere i loro obiettivi entro il 2030.
Più della metà di questi indicatori deve accelerare almeno del doppio il ritmo attuale.
Fanno peggio altri sei, che stanno andando addirittura nella direzione sbagliata.
Sono in serio ritardo gli sforzi per porre fine al finanziamento pubblico ai combustibili fossili, per ridurre drasticamente la deforestazione e per espandere i sistemi di tassazione del carbonio.
Nel primo caso i fondi sono quasi raddoppiati in un anno, mentre la deforestazione è aumentata a 5,8 milioni di ettari in tutto il mondo, perdendo una superficie superiore alla dimensione della Croazia in soli 12 mesi.
Ma in mezzo a tante notizie negative, c’è almeno una luce: negli ultimi cinque anni la quota di veicoli elettrici è cresciuta in modo esponenziale, con un tasso annuo medio del 65%, passando dal 1,6% delle vendite nel 2018 al 10% nel 2022. Di fatto, è l’unico indicatore sulla buona strada per il 2030.
Gli sforzi globali stanno procedendo nella giusta direzione a un ritmo promettente, seppur ancora insufficiente, per altri sei indicatori e, con il giusto supporto, alcuni potrebbero presto accelerare. Tra questi, la divulgazione del rischio climatico tra le aziende e le vendite di camion elettrici.
Ci sono, però, molti altri settori in cui lo sforzo deve essere molto maggiore, guidato da governi e istituzioni, soprattutto dei Paesi più industrializzati.
Innanzitutto, secondo il rapporto, occorre aumentare drasticamente la crescita dell’energia solare e eolica: “La quota di queste due tecnologie nella produzione di elettricità è cresciuta a un tasso medio annuo del 14% negli ultimi anni – si legge – ma deve raggiungere il 24% per essere in linea con il 2030”.
Poi bisogna assolutamente “eliminare il carbone nella produzione di elettricità sette volte più velocemente rispetto ai tassi attuali. Ciò equivale a chiudere circa 240 centrali elettriche a carbone di dimensioni medie ogni anno fino al 2030. Ma la prevista costruzione di nuove centrali elettriche a carbone aumenterà il numero di impianti che dovranno essere chiusi nei prossimi anni”.
Occorre poi “espandere la copertura delle infrastrutture di trasporto rapido sei volte più velocemente. Ciò vuol dire costruire sistemi di trasporto pubblico circa tre volte più grandi della rete di metropolitane, corsie bus e binari leggeri di New York ogni anno, per tutto questo decennio”.
Ill tasso annuale di deforestazione dovrebbe essere ridotto 4 volte più rapidamente: attualmente viene perso l’equivalente di 15 campi di calcio al minuto.
Secondo lo “State of Climate Action 2023“, entro il 2030 sarebbe necessario passare a diete più sane e sostenibili otto volte più velocemente di quanto avviene oggi, riducendo il consumo pro capite di carne bovina, caprina e ovina a massimo due porzioni a settimana.
Un’indicazione che vale per i Paesi più ricchi, mentre purtroppo ce ne sono ancora tanti, nelle zone più povere del mondo, dove invece andrebbe aumentato per migliorare la nutrizione e quindi l’aspettativa di vita della popolazione. Uno dei tanti paradossi che si incontrano sulla strada della sostenibilità, non solo climatica.
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