Cop28, l’Italia crolla al 44° posto nella classifica delle performance climatiche
09 Dicembre 2023 05:00
Dalla Cop28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in corso a Dubai, non arrivano buone notizie per l’Italia.
Il nostro Paese, infatti, scende dal 29° al 44° posto nella classifica delle perfomance climatiche, perdendo ben 15 posizioni.
Un risultato dovuto soprattutto al rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti (37° posto della specifica classifica) e per una politica climatica nazionale (58°) fortemente inadeguata a fronteggiare l’emergenza.
È quanto sostiene il rapporto annuale di Germanwatch, Can e NewClimate Institute, realizzato in collaborazione con Legambiente.
In coda alla classifica ci sono i Paesi esportatori e utilizzatori di combustibili fossili come Emirati Arabi Uniti (65°), Iran (66°) e Arabia Saudita (67°).
La Cina, maggiore responsabile delle emissioni globali, rimane stabile al 51° posto, mentre gli Usa (secondo emettitore) perdono 5 posizioni piazzandosi al 57esimi.
Nel rapporto si prende in considerazione la performance climatica di 63 Paesi, più l’Unione Europea nel suo complesso, che insieme rappresentano oltre il 90% delle emissioni globali.
Non sono state attribuite neanche quest’anno le prime tre posizioni della classifica “in quanto nessuno dei Paesi ha raggiunto la performance necessaria per contribuire a fronteggiare l’emergenza climatica e contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5 gradi”.
In testa alla graduatoria, con il quarto posto, c’è la Danimarca, grazie soprattutto alla significativa riduzione delle emissioni climalteranti e allo sviluppo delle rinnovabili, seguita da Estonia e Filippine, che rafforzano la loro azione climatica nonostante le difficoltà economiche.
Tornando all’Italia, Legambiente rileva che “l’attuale aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) consente un taglio delle emissioni entro il 2030 di appena il 40,3% rispetto al 1990. Un ulteriore passo indietro rispetto al già inadeguato 51% previsto dal Pnrr”.
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