Le parole sostenibili. Nato per le auto, oggi si usa per il cibo: il chilometro zero

19 Dicembre 2023 05:00

Il concetto di “chilometro zero” si riferisce a un approccio di produzione e consumo che promuove la riduzione della distanza geografica tra il luogo di produzione di un bene e il luogo di consumo finale.
In altre parole, si tratta di favorire l’acquisto e il consumo di prodotti locali, riducendo al minimo il percorso che questi devono compiere per arrivare sulle tavole dei consumatori.
Oggi è un concetto legato soprattutto al cibo, ma la sua origine è automobilistica: faceva, infatti, riferimento a veicoli nuovi e mai stati immatricolati, ma che sono stati esposti o utilizzati per scopi di dimostrazione presso concessionari, fiere o eventi simili.
Negli anni, il concetto si è esteso e oggi è associato a elementi differenti.
Provenienza locale
I prodotti a chilometro zero sono coltivati, prodotti o realizzati in un’area geografica vicina al luogo di consumo. Questo riduce la dipendenza da lunghe catene di distribuzione e trasporto.
Sostenibilità ambientale
La filosofia del chilometro zero promuove la sostenibilità ambientale, poiché la riduzione delle distanze di trasporto contribuisce a diminuire le emissioni di gas serra e l’impatto ambientale associato ai viaggi dei prodotti.
Sviluppo economico
Favorisce l’economia locale, poiché incentiva la produzione e il consumo all’interno di una comunità. Ciò può contribuire a sostenere agricoltori, produttori e piccole imprese locali.
Qualità e freschezza
I prodotti a chilometro zero spesso sono freschi e di alta qualità, poiché vengono raccolti o prodotti in prossimità del punto vendita. Questo può migliorare la qualità e il sapore dei prodotti.
Consapevolezza
Il concetto di chilometro zero promuove una maggiore consapevolezza tra i consumatori riguardo all’origine e al percorso dei prodotti che acquistano. Ciò favorisce una maggiore trasparenza nella filiera produttiva.
Diversificazione prodotti
I mercati a chilometro zero spesso offrono una varietà di prodotti stagionali e locali, incoraggiando la diversificazione e riducendo la dipendenza da coltivazioni monocromatiche o monoculturali.

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