Intelligenza artificiale, robot e telemonitoraggio: la Medicina è già nel futuro
22 Gennaio 2024 05:00
È il 2025. Prenotiamo una Tac attraverso l’Intelligenza artificiale, i livelli di glicemia sono costantemente monitorati dallo smartwatch e il nostro vicino di casa è tornato a camminare grazie a un neurostimolatore midollare.
Non è un futuro tanto lontano: ospedali e strutture sanitarie stanno già implementando sperimentazioni che rendano più efficiente e personalizzata l’assistenza ai pazienti e alleggeriscano il carico di lavoro di medici e infermieri.
Il 2020 è stato un grande acceleratore di un’innovazione tecnologica di cui c’è bisogno, a fronte di una popolazione che invecchia (il 35% avrà più di 65 anni entro il 2050) e di una rete sanitaria impoverita: mancano 2.900 medici di famiglia, 30mila specialisti ospedalieri, 70mila infermieri e 100mila posti letto, come hanno denunciato Fondazione Gimbe e il Forum delle Società scientifiche dei clinici ospedalieri ed universitari italiani.
Intelligenza artificiale, telemedicina e robotica possono aiutare a ridurre i costi e ottimizzare le risorse.
Compilare cartelle con l’Intelligenza artificiale
L’Intelligenza artificiale raccoglie ed elabora una grande mole di dati, divenendo più precisa a mano a mano che lavora.
Da qui, un progetto di Google e dell’Università di Stanford che punta al cosiddetto “Medical digital assist”, ovvero all’impiego dell’IA per raccogliere le informazioni dei pazienti e compilare le cartelle cliniche, lasciando ai medici più tempo per dialogare con l’assistito.
Nel frattempo, in alcune strutture private italiane, come quelle del gruppo Humanitas o Garofalo Health Care, si sperimenta la gestione delle prenotazioni attraverso una piattaforma di IA che, a sorpresa, ha riscosso successo soprattutto nella fascia di utenti di 60-80 anni. Permette, tra le altre cose, di fornire informazioni in modo capillare sulla preparazione a un esame e di ridurre il fenomeno del “no show”, quando un paziente modifica la prenotazione e si dimentica di disdire la precedente.
Sviluppare il telemonitoraggio
Orologi, auricolari intelligenti, bracciali. I cosiddetti wearables, o dispositivi indossabili, forniranno un importante aiuto nella gestione delle malattie croniche, tenendo costantemente monitorati i valori di un paziente e segnalando immediatamente eventuali anomalie. In Puglia, ad esempio, è in corso da tempo il progetto T-Care all’interno del quale si utilizzano magliette che rilevano i parametri vitali di chi è affetto da patologie cardiache o cardiorespiratorie.
Il telemonitoraggio è uno dei più importanti risvolti della telemedicina, ovvero l’erogazione di servizi di assistenza sanitaria «in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente non si trovano nella stessa località», secondo la definizione stessa del ministero della Salute.
Ma se, ad esempio, il fascicolo sanitario elettronico in Emilia-Romagna è una realtà consolidata già dal 2015, prima di rendere la medicina a distanza una possibilità effettiva per tutto il Paese è necessario colmare il divario Nord-Sud, garantire la copertura internet su tutto il territorio e formare pazienti e caregiver all’uso delle nuove tecnologie.
Anche i robot possono venire in aiuto
Non solo interventi chirurgici più precisi, ma anche protesi che restituiscono il movimento. Un esempio per tutte: il neurostimolatore midollare che ha permesso a 7 persone di tornare a camminare, ripristinando la comunicazione tra cervello e midollo spinale. Una di loro è stata operata all’ospedale San Raffaele di Milano. I robot poi sono un aiuto logistico in ospedali e Rsa, dove aiutano i pazienti anziani a camminare, tengono loro compagnia e forniscono servizi di pet therapy.
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