Se il settore sanitario fosse uno Stato sarebbe il quinto più inquinante del mondo

25 Gennaio 2024 05:00

Se il settore sanitaria fosse uno Stato, sarebbe il quinto Paese più inquinante del mondo, dopo Stati Uniti, Cina, Russia e India.
Secondo una stima scientifica, pare che contribuisca per circa il 5% alle emissioni globali di gas serra. Per capire meglio la rilevanza di questo impatto, parliamo del doppio rispetto all’intero trasporto aereo mondiale.
E visto che in futuro (per fortuna!) prestazioni e servizi sanitari sono destinati ad allargarsi, non solo geograficamente, è stato calcolato che nel 2050 dalla sanità arriveranno in atmosfera 6 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno, con tutto ciò che comporta per il riscaldamento globale.
A meno che anche la gestione dei sistemi sanitari non diventi più sostenibile, senza ovviamente intaccare il livello delle prestazioni.
Sono tantissimi gli ambiti in cui agire, come ha recentemente sottolineato l’associazione Slow Medicine, che ha come missione una medicina “sobria, rispettosa e giusta”.
Il primo punto è strutturale: occorre progettare ospedali che rispondano ai requisiti più moderni in tema di efficienza energetica, riducendo il consumo di suolo, alimentandoli a rinnovabili e digitalizzandoli, magari rendendo più facile l’accesso anche attraverso i mezzi pubblici.
Ma la gestione degli edifici (riscaldamento, raffrescamento e illuminazione) rappresenta solo il 10% del totale delle emissioni.
Una dei punti fondamentali riguarda le prestazioni, miliardi ogni giorno in tutto il mondo.
Per effettuare mille esami del sangue si produce una CO2 equivalente a 700 chilometri percorsi in automobile, che diventano 145 se rapportati a una singola risonanza magnetica.
In questo caso, sono di aiuto le raccomandazioni dell’Isde (Associazione medici per l’ambiente): non trascurare la prevenzione primaria; non prescrivere esami di routine, senza una precisa ipotesi diagnostica; non prescrivere in molte patologie croniche farmaci come primo step terapeutico, ma promuovere il cambiamento degli stili di vita; non prescrivere di routine inalatori spray, ma in polvere; non rilasciare impegnative cartacee, ma dematerializzarle.
Riciclo e riuso possono essere buone pratiche anche per i farmaci (riducendo l’impiego di dispositivi monouso), così come ridurre convegni e incontri in presenza e sostituirli con eventi online.

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