«Il cambiamento climatico può togliere sei mesi di vita». Allarme anche per la vista

05 Febbraio 2024 05:00

“Il cambiamento climatico può rubarci fino a sei mesi di vita, colpendo soprattutto le donne e gli abitanti dei Paesi in via di sviluppo”.
Lo indica uno studio pubblicato sulla rivista Plos Climate da Amit Roy, docente di economia e politiche pubbliche alla New School For Social Research di New York.
L’aumento delle temperature e le precipitazioni anomale che accompagnano il cambiamento climatico possono influire sulla salute pubblica in diversi modi: sia in maniera diretta, ad esempio causando ondate di calore e inondazioni, sia in maniera indiretta, incrementando il rischio di malattie come quelle respiratorie e mentali.
Simili conseguenze sono facilmente osservabili e documentabili, mentre mancano storicamente studi che dimostrino in modo chiaro l’esistenza di un legame diretto tra cambiamento climatico e aspettativa di vita.
Per colmare questa lacuna, Amit Roy ha preso in esame i dati raccolti in 191 Paesi del mondo tra il 1940 e il 2020, valutando in particolare le temperature medie, le precipitazioni e l’aspettativa di vita, utilizzando poi il valore del prodotto interno lordo pro capite per tener conto delle differenze da Paese a Paese. Oltre a considerare l’impatto delle temperature e delle precipitazioni, lo studioso ha anche elaborato un indice composito che combina le due variabili per descrivere la gravità del cambiamento climatico.
I risultati indicano che l’aumento di un grado della temperatura globale si associa a una riduzione dell’aspettativa di vita di cinque mesi e una settimana.
Una crescita di dieci punti dell’indice composito che descrive il cambiamento climatico si associa, invece, a una riduzione di sei mesi dell’aspettativa di vita.
MINACCIA PER LA VISTA
Un altro studio rivela come cambiamento climatico e smog non siano solo i primi nemici dell’ambiente, ma anche dei nostri occhi, associando l’aumento delle temperature e l’incremento del rischio di avere gravi problemi alla vista, come la degenerazione maculare.
Una ricerca canadese, pubblicata su Ophthalmic Epidemiology e condotta su quasi due milioni di americani, dimostra che l’incremento delle temperature è associato a un rischio del 44% più alto di gravi problemi alla vista. Sotto accusa lo stress ossidativo e l’attività delle citochine, indotti dall’aumentata esposizione ai raggi UV dai quali siamo meno protetti per via del buco nell’ozono. “Finora – spiega Stanislao Rizzo, direttore del dipartimento di Oculistica del Policlinico Gemelli e ordinario di Oculistica all’Università Cattolica – l’inquinamento atmosferico è stato considerato fattore di rischio per l’insorgenza di comuni disturbi come congiuntivi e sindrome dell’occhio secco. Recenti studi, invece, evidenziano effetti negativi a lungo termine anche sull’insorgenza di condizioni oculari ben più serie come la degenerazione maculare, una grave malattia di cui soffre un milione di italiani e che, se non curata, può portare alla cecità”.
La conferma arriva anche da un lavoro della University College of London, pubblicato sul British Journal of Ophthalmology, che ha analizzato lo stato della retina di 52.000 individui tra i 40 e i 69 anni. I risultati hanno evidenziato che le persone più esposte a un graduale aumento di particolato fine mostrano un rischio più alto dell’8% di degenerazione maculare legata all’età.
“Le ragioni di questo legame molto preoccupante non sono ancora del tutto chiare e andranno indagate – sottolinea Francesco Faraldi, direttore della Divisione di Oculistica dell’Azienda ospedaliera Ordine Mauriziano Umberto I di Torino – tuttavia, l’inquinamento sembrerebbe agire sull’apparato visivo in maniera indiretta». Ma se il legame tra clima, inquinamento e insorgenza di maculopatie e glaucoma venisse ulteriormente confermato, «avremo individuato un fattore di rischio potenzialmente modificabile su cui intervenire per ridurre il peso economico e sanitario di queste patologie. Ciò – conclude Rizzo – rende ancora più urgenti le risoluzioni per ridurre le emissioni di gas serra. La salute occhi diventi una priorità nell’agenda politica”.

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