Poca acqua, coperchio e meno energia: così la pasta “salverà” il mondo
26 Febbraio 2024 05:00
Se quando porti a bollore l’acqua della pasta ti ricordi di mettere il coperchio hai risparmiato energia sufficiente a ricaricare il tuo smartphone per 2-3 volte. Che diventano cinque se cuoci la pasta con la quantità di acqua “giusta”.
Cambiamento climatico e crisi energetica ci rendono più attenti a non sprecare denaro e risorse, così anche un piccolo gesto quotidiano, come preparare un piatto di spaghetti, può fare una grande differenza.
I pastai dell’Unione italiana food ricordano le tre semplici regole per dimezzare i consumi, ricordando gli enormi benefici che potrebbero derivarne: se tutti gli italiani seguissero questi accorgimenti ogni volta che, in un anno, calano la pasta, si risparmierebbero almeno 350milioni di chilowattora, sufficienti a illuminare gli stadi di calcio per tutte le prossime 24 stagioni di Serie A, Premier League, Liga spagnola e Bundesliga.
Sempre il coperchio – La pentola va coperta per accelerare il bollore dell’acqua. Quando si butta la pasta, il coperchio andrebbe sempre tolto, perché la pasta si cuoce scoperta, a meno che non la stiamo facendo in pentola a pressione o con cottura passiva. Usando il coperchio si risparmia fino al 6% di energia ed emissioni di CO2 equivalente. E ci si mette pure meno tempo.
Meno acqua – La giusta quantità di acqua consente alla pasta di cuocere in modo omogeneo senza attaccarsi e con un perfetto grado di salatura. La regola della nonna è che per ogni etto di pasta serve un litro d’acqua. Oggi la qualità della pasta è più alta di 40 o 50 anni fa e rilascia meno amido in cottura e possiamo anche cuocere il nostro etto di pasta in 700 m di acqua. Cuocere la pasta in meno acqua concentrerà l’amido e renderà più facile legare con il condimento. Usando meno acqua si tagliano del 13% i consumi di energia e le emissioni di CO2e. La pasta resta buona e si risparmia pure il 30% di acqua.
Cottura passiva – Altro metodo green, che permette di risparmiare gas e energia. Con la cottura passiva la pasta cuoce a fuoco acceso solo per 2-4 minuti da quando l’acqua riprende il bollore. Poi si spegne il fornello e si copre la casseruola con il coperchio per limitare la dispersione del calore, lasciando la pasta in infusione nell’acqua per il restante tempo indicato sulla confezione. In questo modo l’acqua sarà stata assorbita. Un cambiamento troppo radicale? In realtà, la usavano anche le nonne per cuocere la pastina per la minestra. E oggi è consigliata per finire la cottura dei formati più grossi, come conchiglioni, fusilloni e paccheri per evitare che si rompano o perdano la forma. In questo caso, basta spegnere il fuoco qualche minuto prima del tempo di cottura consigliato e concludere la cottura a fuoco spento e pentola coperta. Con la cottura passiva il risparmio di energia e emissioni di CO2 arriva fino al 47%.
Secondo una ricerca commissionata dai Pastai italiani a Perfect Food Consulting, seguendo queste tre semplici regole, con un consumo medio di 23,5 chili pro-capite di pasta, ogni italiano arriverebbe a risparmiare in un anno fino a 44,6 chilowattora, 13,2 chili di CO2 e 69 litri di acqua. E se lo facessimo tutti i risultati diventerebbero davvero importanti: risparmieremmo tra i 356 milioni e i 2,6 miliardi di chilowattora in un anno (pari a un secolo e mezzo di calcio in notturna in Europa, coppe comprese), 4.100 metri cubi di acqua, sufficienti a riempire 1.640 piscine olimpioniche e fino a 776 chilotonnellate di CO2, le emissioni di un’auto per 21 viaggi andata-ritorno tra la Terra e il Sole.
Ad ogni modo il futuro lascia ben sperare: la ricerca “Gli Italiani e il futuro della pasta”, realizzata dall’Istituto demoscopico AstraRicerche, aveva evidenziato che la pasta sta diventando sempre più sostenibile. Anche il suo packaging permette un recupero al 100% dei materiali di imballaggio e si va verso nuovi metodi di cottura: il 25% degli intervistati, pensando alla pasta del futuro, aveva immaginato che cuocerà in 3-5 minuti.
Infine, grazie anche al miglioramento dei processi e a contratti di coltivazione che puntano sulla sostenibilità e buone pratiche agricole, i pastai hanno potuto ridurre sensibilmente i consumi d’acqua e emissioni di CO2 connessi alla produzione di pasta.
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