Riprogrammare le cellule: nuova speranza per rigenerare un arto amputato
09 Marzo 2024 05:00
Un nuovo passo avanti sulla lunga strada verso la possibilità di rigenerare gli arti amputati è stato compiuto da un gruppo di ricercatori guidato dalla Scuola di Medicina di Harvard: il gruppo di lavoro è riuscito a riprogrammare in topi e polli le cellule più comuni presenti nella pelle, chiamate fibroblasti, in cellule con proprietà simili a quelle che danno origine agli arti negli embrioni e che sono in grado di formare la maggior parte dei diversi tessuti, come ossa, muscoli, cartilagine e tendini.
Il risultato, pubblicato sulla rivista Developmental Cell, migliora la comprensione del processo di formazione degli arti e getta le basi per le terapie rigenerative del futuro.
Circa 60 milioni di persone in tutto il mondo convivono con la perdita di un arto e molti ricercatori stanno studiando per far avanzare quel campo della medicina detta “rigenerativa”, che mira a sostituire o ricostruire i tessuti, le cellule e gli organi stimolando le capacità di riparazione e di rigenerazione. Attualmente, un modo comune per ottenere cellule progenitrici degli arti è prelevandole direttamente dagli embrioni, cosa che pone problemi etici, oppure producendole grazie alle cellule staminali pluripotenti indotte: cellule adulte che vengono riprogrammate per riportarle in uno stato simile a quello embrionale.
Ora, i ricercatori guidati da Yuji Atsuta hanno sviluppato un nuovo metodo molto più semplice, diretto ed economico, riprogrammando direttamente le cellule della pelle in cellule progenitrici degli arti.
Gli autori dello studio hanno dapprima valutato quali sono i geni più attivi all’interno delle cellule che formano i primi abbozzi degli arti negli embrioni di topo e di pollo. Hanno così identificato 18 geni, che sono stati introdotti nei fibroblasti coltivati in laboratorio per trasformarli in cellule all’origine degli arti. Ripetendo gli esperimenti, il cerchio è stato poi ristretto a soli tre geni essenziali.
I ricercatori stanno ora cercando di applicare questo metodo alle cellule umane, ma anche a quelle dei serpenti: gli antenati di questi animali, infatti, possedevano degli arti che sono poi andati persi nel corso dell’evoluzione. “Le cellule riprogrammate hanno generato organoidi simili a germogli di arti – dice Atsuta – quindi sembra possibile formare zampe anche in animali che non le possiedono più”.
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