Agricoltura cellulare cibo del futuro? Il primo passo potrebbe essere nello spazio
13 Aprile 2024 05:00
Nutriente, saporito e sostenibile. È l’identikit del cibo vegetale che Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) sta sviluppando con l’obiettivo di offrire alimenti più sani e sostenibili, contrastando l’impatto dei cambiamenti climatici che minacciano suolo, salute, qualità e produttività delle piante e, quindi, la sicurezza alimentare.
Si tratta della cosiddetta “agricoltura cellulare“, cioè della produzione – a partire da vegetali di interesse agronomico – di alimenti con un’ampia varietà di molecole utili alla salute, senza erosione di suolo e perdita di biodiversità.
Come sottolineato al World Economic Forum, entro il 2050, a fronte di un aumento della domanda globale di cibo del 50%, i cambiamenti climatici potrebbero causare la riduzione dei raccolti fino al 30% e sarà fondamentale individuare sistemi produttivi alternativi.
i vantaggi dell’agricoltura cellulare
Se coltivate in ambienti controllati, le cellule vegetali rappresentano una biomassa alimentare innovativa e di qualità, basata su modelli produttivi che consentono di superare i problemi legati al crollo di produttività delle colture, ma anche di limitare lo sfruttamento delle risorse naturali, come terra e acqua, riducendo gli scarti di produzione e il ricorso a prodotti fitosanitari.
Per le aziende questo nuovo sistema produttivo rappresenterebbe una svolta per arginare i problemi causati da variazioni climatiche e di realizzare produzioni più programmabili e flessibili.
Per l’essere umano, invece, gli alimenti in questione possono sviluppare valori nutrizionali, sensoriali e di digeribilità simili, o migliori, di quelli derivanti dalle normali colture di provenienza.
IL PROCESSO DI CREAZIONE DEGLI ALIMENTI
Grazie a un processo di asportazione vegetale e di sfruttamento delle caratteristiche presenti nelle cellule vegetali si può arrivare alla moltiplicazione delle stesse qualità in una coltura liquida, che può avvenire in bioreattori simili a quelli già usati per il lievito con cui si producono pane e birra.
una risorsa anche nello spazio
Inoltre, se consumato “fresco” il nuovo cibo potrebbe dare una mano concreta anche nello spazio, rendendo autonomi i futuri equipaggi dagli approvvigionamenti sul nostro pianeta e aiutando ad affrontare condizioni extra-terrestri con sistemi di crescita fuori suolo.
“In futuro, sarà sempre più difficile rifornire la popolazione di alimenti derivati da materie prime vegetali in quantità e qualità sufficienti”, ha sottolineato evidenzia Silvia Massa, ricercatrice del laboratorio di biotecnologie dell’Enea.
“Anche incrementare la superficie coltivabile non è realistico. Si pone, dunque – aggiunge Massa – un problema rilevante di individuazione di nuovi sistemi di approvvigionamento di materie prime vegetali nell’ottica di un’alimentazione sana e sicura”.
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