Imballaggi in plastica, ok Ue al nuovo regolamento Ma in Italia c’è chi protesta

26 Aprile 2024 05:00

Via libera finale dell’Eurocamera alle nuove regole sugli imballaggi. Il testo è stato approvato mercoledì scorso con 476 voti favorevoli, 129 contrari e 24 astensioni.
Il testo è atteso ora al Consiglio Ue per ratifica definitiva.

FRATELLI D’ITALIA A FAVORE, LEGA CONTRO

Il via libera al regolamento sul packaging arriva dopo una lunga e complessa trattativa che ha portato all’ammorbidimento dell’impianto iniziale del provvedimento.
Le norme sono state votato da un’ampia maggioranza che, oltre ai Socialisti, al Ppe e ai liberali, ha compreso i Verdi e una minoranza del gruppo dei Conservatori, Fdi inclusa.

Ha votato, invece, contro la delegazione spagnola dei Popolari e, restando ferme sulle posizioni iniziali le delegazioni del gruppo Id in blocco, compresa la Lega.

IMBALLAGGI, LE NUOVE NORME UE

Le norme, frutto di un accordo provvisorio con il Consiglio, comprendono obiettivi di riduzione degli imballaggi (del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040) e impongono ai Paesi Ue di ridurre in particolare i rifiuti di imballaggio in plastica.

È stata stabilita una proporzione massima di spazio vuoto del 50% che si applicherà agli imballaggi multipli e a quelli per il trasporto e per il commercio elettronico.
In aggiunta, fabbricanti e importatori dovranno garantire che il peso e il volume degli imballaggi siano ridotti al minimo.

STOP PLASTICA MONOUSO E PFAS

Determinati tipi di imballaggi di plastica monouso saranno vietati a partire dal 1° gennaio 2030.
Tra questi figurano gli imballaggi per frutta e verdura fresche non trasformate e per i cibi e le bevande consumati in bar e ristoranti, le monoporzioni (ad esempio condimenti, salse, panna da caffè e zucchero), i piccoli imballaggi monouso utilizzati negli alberghi e le borse di plastica in materiale ultraleggero al di sotto dei 15 micron.

Per evitare effetti nocivi sulla salute, il testo vieta l’utilizzo dei cosiddetti “inquinanti eterni”, ovvero le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), al di sopra di determinate soglie negli imballaggi a contatto con prodotti alimentari.

Sono previsti obiettivi di riutilizzo specifici da raggiungere entro il 2030 per imballaggi di bevande alcoliche e analcoliche (ad eccezione, tra gli altri, di latte, vino, anche aromatizzato, e superalcolici), imballaggi multipli e imballaggi per la vendita e per il trasporto.

LE DEROGHE

A determinate condizioni, gli Stati membri possono concedere deroghe di cinque anni a questi requisiti. I distributori finali di bevande e alimenti da asporto dovranno dare ai consumatori la possibilità di utilizzare i loro contenitori e adoperarsi per offrire il 10 % dei prodotti in un formato di imballaggio riutilizzabile entro il 2030.

LE PROTESTE: rischio -70% del fatturato

“Con le nuove norme Ue sugli imballaggi, in pericolo c’è il 60-70% del fatturato del settore del packaging alimenti freschi italiano, che vale 1,5 miliardi di euro”. Lo dice Marco Bergaglio, presidente di Unionplast-Federazione Gomma Plastica.

“Il nuovo regolamento imballaggi europeo (Ppwr) che il Parlamento ha votato a Strasburgo – ha proseguito Bergaglio – vieta molteplici tipi di packaging monouso in plastica e temiamo fortemente che danneggerà un intero sistema di eccellenza nel riciclo, ed intere filiere produttive, per la scelta ideologica di penalizzare il riciclo a favore del riuso, che comporta una serie di impatti negativi, dalla logistica alla sicurezza fino al maggior consumo di acqua ed energia”.

“imballaggi, modello italiano penalizzato”

“Decenni di investimenti e progressi per la creazione di un modello italiano di economia circolare assurto a leader a livello internazionale, certificato dal recente 72% dei rifiuti da imballaggio riciclati, non sono serviti a nulla contro un’impostazione iniqua, dai dubbi risultati ambientali e che incredibilmente non poggia su nessuna valutazione di impatto credibile”, ha aggiunto Bergaglio.

sostenibilità in pericolo

“Il rischio concreto è che in nome del no “senza se e senza ma” alla plastica, si inneschi una reazione a catena a detrimento della sostenibilità – ha concluso il presidente di Unionplast -: prodotti con una durata media minore, condizionata dall’assenza della protezione data dagli imballaggi, con l’aumento di scarti e sprechi alimentari, e il ricorso al cartoncino accoppiato con plastica o altri materiali, che produce più rifiuti e maggiore Co2 per lo smaltimento. Se dunque l’obiettivo del Ppwr era di diminuire i rifiuti da imballaggio, il fallimento è concreto”.

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