Telemedicina e wearables, ma dopo il Covid tutti vogliono andare dal medico
01 Maggio 2024 05:00
È uno degli strumenti previsti dal Pnrr per immaginare la Sanità del futuro, ma la telemedicina in Italia ha ancora bisogno di essere ottimizzata.
Tanto per cominciare, i servizi di sanità digitale sono frequentati soprattutto dalla fascia di popolazione che ha tra i 31 e i 44 anni e vive in una grande città. Eppure, queste possibilità dovrebbero interessare specialmente le persone che abitano in centri urbani più piccoli e isolati.
Tra gli intervistati dall’Osservatorio della Fondazione per la sostenibilità digitale, più o meno l’80% ha riconosciuto come la digitalizzazione abbia migliorato l’esperienza dei pazienti. Ha anche sottolineato, però, che preferirebbe abbandonare questi servizi ora che la pandemia è terminata.
Persino la generazione Z è più propensa a visite ed esami in presenza e solo il 30% degli intervistati usa assiduamente il fascicolo sanitario elettronico, sebbene l’84% abbia ammesso che il consulto dei propri dati attraverso questo canale presenti diversi vantaggi.
la telemedicina in aiuto dei medici
Ma il punto è che la medicina non è semplicemente la soluzione di un problema, cioè la malattia: l’80% delle persone che hanno risposto al sondaggio le attribuisce una funzione sociale, soprattutto quando i pazienti sono anziani, disabili o fragili.
Dunque la telemedicina non può sostituire il medico, ma può rendere la sua presenza più efficace e sopperire alle carenze che purtroppo aumentano di anno in anno.
Ne abbiamo esempio anche nel territorio piacentino: nei comuni dell’Alta Val Trebbia si contano solo 3 medici di medicina generale e una guardia medica. In Val d’Arda, il Pronto soccorso di Fiorenzuola è tuttora aperto solo 12 ore al giorno.
A Ischia avevano un problema simile: sempre meno medici di medicina generale e nessuno che subentrasse a chi andava in pensione. La Regione Campania ha messo in piedi una rete per lo scambio di dati, immagini, documenti e videochiamate, in modo che gli abitanti dell’isola non si sentissero mai abbandonati. Un servizio che è utile soprattutto per chi convive con malattie croniche che hanno bisogno di un costante monitoraggio.
E qui vengono in aiuto i wearables, dispositivi indossabili o impiantabili, che monitorano costantemente i dati del paziente e mandano un alert al presidio sanitario più vicino in caso di rischiosa alternazione dei valori.
Oggi telemedicina e teleconsulto sono utilizzati abitualmente da quasi il 40% dei medici di famiglia e dalla metà degli specialisti. Almeno stando a quanto ha rilevato il Politecnico di Milano.
Grazie a questi strumenti si può immaginare di mettere in rete ospedali, medici e territorio per assistere i pazienti e promuovere la prevenzione.
aiuto alle zone svantaggiate
Perché allora non utilizzarla per assistere le piccole comunità montane e favorire un aumento del turismo?
In quest’ottica la si sta già sperimentando nei rifugi alpini, per migliorare il servizio di soccorso. Un progetto partito a fine 2023 in 10 strutture del bellunese che ha permesso di formare i rifugisti all’uso di dispositivi che rendono più smart il servizio di 118. In caso di incidente o malore di una persona in alta quota, infatti, il rifugista potrà connettersi direttamente con una stazione base e, attraverso gli smart glasses, l’operatore lo assisterà nella presa in carico della persona fino all’arrivo dell’eliambulanza.
Solo nella provincia di Piacenza ci sono 200 medici di famiglia per ventimila pazienti. Il risultato è una mole di lavoro troppo grande per una singola persona.
La telemedicina potrebbe subentrare proprio in questa difficoltà.
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