Solo cinque comuni italiani non hanno fonti rinnovabili: “Ma crescono troppo adagio”

30 Maggio 2024 05:00

In Italia dopo 12 anni tornano a crescere le fonti energetiche rinnovabili con 5,79 GW di nuove installazioni nel 2023. “Una crescita importante ma ancora non sufficiente per raggiungere gli obiettivi 2030: di questo passo saranno centrati solo nel 2046”, sottolinea Legambiente nel corso del rapporto Comuni Rinnovabili 2024.
Almeno un impianto per la produzione di energia rinnovabile è presente sul territorio di 7.891 comuni italiano, su un totale di 7.896.

rinnovabili: a che punto siamo?

“A che punto è lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione?”. È la domanda che si è posta l’associazione ambientalista.
La risposta è incoraggiante, ma con alcune i portanti riserve.

“Con 5,79 GW di nuove installazioni di rinnovabili nel 2023 – si legge – in Italia dopo 12 anni le fonti rinnovabili tornano finalmente a crescere, facendo registrare +4,2 GW rispetto al 2012 e +2,6 GW rispetto al 2022. A fare da traino è il solare fotovoltaico con 5,23 GW di nuova potenza installata, seguito dall’eolico, che registra, anche se con un ritmo più lento, un incremento di potenza di 487 MW”.

Secondo Legambiente, dati nel complesso importanti che indicano come l’Italia stia andando finalmente nella giusta direzione, anche se deve fare ancora di più: “Se da una parte i 5,79 GW di nuove installazioni rappresentano una crescita e un passo importante – testimoniata anche dai primi dati del 2024 con +52% di capacità rinnovabile in esercizio rispetto al dato rilevato nello stesso periodo del 2023 – dall’altro lato non sono ancora sufficienti per centrare gli obiettivi 2030. Stando alla media delle installazioni degli ultimi tre anni, l’Italia con questo ritmo solo nel 2046 – con ben 16 anni di ritardo rispetto al 2030 – raggiungerà il 100% degli obiettivi e riuscirà a soddisfare la quota di 90 GW di potenza rinnovabile installata”.

Comuni rinnovabili 2024

Dal nord al Sud della Penisola le rinnovabili sono ormai presenti in quasi tutti i comuni italiani, ossia in 7.891 amministrazioni comunali su un totale di 7.896. Il 2023 è l’anno del solare fotovoltaico: sono 7.860 i comuni (+560 rispetto al 2022) che hanno scelto questa fonte pulita portando la potenza complessiva a 30,2 GW di potenza totale.
Una crescita significativa di oltre 5 GW in un solo anno, caratterizzata soprattutto dalla realizzazione di piccoli impianti.

roma, padova e ravenna super solari

Tra le grandi città, Roma, con 4.890 impianti solari e 32,05 MW di potenza installata, Padova (1.918 impianti e 15,03 MW) e Ravenna (1.519 impianti e 11,07 MW) sono quelle che nel 2023 hanno sostenuto le maggiori realizzazioni di solare fotovoltaico.

eolico più lento

Crescita più lenta per l’eolico, distribuito in 1.043 Comuni, in grado di soddisfare il 7,6% del fabbisogno energetico elettrico del Paese. 101 i nuovi impianti realizzati nel 2023 coinvolgendo 61 Comuni tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.

Dati positivi anche per l’idroelettrico con 1.971 comuni (+398 rispetto al 2022) che hanno almeno un impianto per la produzione di energia elettrica con questa tecnologia. Nel 2023 realizzati 72 nuovi impianti, di cui uno solo di grandi dimensioni, che hanno coinvolto 68 Comuni, con un incremento di 30,89 MW.

Lieve crescita per i comuni che utilizzano impianti a biomassa, sono 1680 (+29 rispetto al 2022). Ferma la geotermia che non fa registrare al momento nessun nuovo impianto, in attesa della realizzazione dei nuovi impianti a media entalpia già autorizzati.

Legambiente: immobilismo della politica

“Nel Paese, in sostanza, c’è un grande fermento che parte dal basso e che vede protagoniste tantissime imprese – conclude Legambiente – ma spesso è frenato dalla lentezza degli iter amministrativi, ostacoli normativi e culturali, norme obsolete. Troppi, infatti, ancora i progetti fermi, in attesa di valutazione da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica o a causa dell’ostracismo del Ministero della Cultura o per i ritardi della Presidenza del Consiglio dei Ministri per dipanare i conflitti tra i due Ministeri, o i numeri di richieste di connessione, che sono in grande aumento. A pesare è anche la scelta del governo che continua a incoraggiare politiche pro-fossili e pro-nucleare distogliendo l’attenzione da rinnovabili, accumuli, efficienza e reti, su cui serve un piano strutturato con norme chiare e tempi certi di realizzazione. Nel 2022, l’Italia ha speso oltre 52 miliardi per sostenere le fossili e le misure contenute nei vari decreti emergenza varati sui temi energetici, mentre le risorse pubbliche e private che servirebbero per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 continuano a rimanere al palo”.

[email protected]

© Copyright 2024 Editoriale Libertà