Parma Calcio, Pietro Doca: “Non sono alla guida del club”
18 Dicembre 2014 14:38
Prosegue la bufera sul Parma Calcio. L’imprenditore piacentino Pietro Doca, dopo aver smentito di essere attualmente alla guida della società in qualità di presidente, annuncia che non intende partecipare alla conferenza stampa indetta dalla società gialloblu per domani. Il motivo è quello che ha spinto il gioielliere a rettificare le informazioni circolate nelle ultime ore che lo davano già per certo alla presidenza della società ducale.
“Non esiste alcun atto ufficiale, non è stata firmata alcuna compravendita”. E oggi Pietro Doca torna a ribadire alcuni concetti che ritiene importanti: “Ad oggi non sono alla guida del club Parma Calcio, non sono il proprietario e non sono il presidente della società emiliana, come invece è stato scritto sugli organi di informazione”. E prosegue: “La trattativa verrà ufficialmente conclusa se ci saranno i giusti presupposti”.
Pietro Doca va oltre e si rivolge direttamente alle tante persone che in questi giorni hanno parlato e scritto, e lo fa parlando di sé: “Al solo scopo di tutelare la mia stimata attività di oreficeria di Piacenza, che ha rapporti con importanti clienti, mi rivolgo ai giornalisti che hanno divulgato informazioni con tono che definirei insidioso, contribuendo a creare un’immagine ambigua del sottoscritto. Al fine di evitare errate interpretazioni, tengo a precisare che dall’età adolescenziale ho vissuto in una stimata e benestante famiglia lodigiana, famiglia di orefici dal 1947. Al mio fianco è da sempre presente il mio padrino Giuseppe Novazzi (farmacista) e la mia madrina Danila Rizzi (orefice). Si tratta di una famiglia meravigliosa alla quale va il merito di quello che sono diventato oggi”.
Pietro Doca poi si sofferma sulla questione legata al suo nome, da sempre oggetto di equivoci. “Anni fa – spiega – si è ritenuto necessario trascrivere all’anagrafe del Comune, con atto della Prefettura, l’identificazione del cognome Doka in Doca proprio per non dare adito a sbagliate interpretazioni, ed è stata definita con atto pubblico l’identificazione e la riconducibilità alla stessa persona».
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