Le rivelazioni di Gervasoni: “Così truccammo Atalanta-Piacenza”
11 Ottobre 2015 00:02
Torna a parlare di fronte alle telecamere Carlo Gervasoni, l’ex difensore del Piacenza protagonista della nota vicenda di calcioscommesse che costò carissima alla società biancorossa che, nella stagione 2010/2011, retrocesse dalla serie cadetta alla Lega Pro dopo i play out con l’Albino Leffe.
“Ho truccato una dozzina di partite dove ero io in campo, poi ho cercato di combinarne altre dove non giocavo”. Si tratta di una delle anticipazioni dell’intervista rilasciata dall’ex calciatore alla trasmissione OpenSpace che andrà in onda questa sera, in prima serata, su Italia 1.
“Perché mi sono venduto le partite? Per soldi. Non so dirti una cifra totale che ho guadagnato, facevo un lavoro in cui guadagnavo bene, anche 10-15mila euro al mese. Ho giocato un anno senza prendere lo stipendio, ma questa non è assolutamente una scusante. Loro davano anche a me solo, personalmente, anche 80mila euro”. E’ un’altra delle rivelazioni shock di Gervasoni che ha inoltre rivelato come la celeberrima Atalanta-Piacenza dell’aprile 2010: “Fu la madre di tutte le partite anche perché scoprii appena prima di iniziare, che non ero l’unico a sapere della combine. Durante il giro di ricognizione del campo Doni mi chiese se era tutto ok e quel ‘tutto ok’ capì subito che era riferito al fatto che si trattava della combine, anche perché quella partita era molto chiacchierata anche prima che si giocasse. In quell’occasione inizialmente dovevamo perdere con due gol di scarto e successivamente perdere con un over, quindi 3-0, 3-1 e via dicendo. La difficoltà nell’accomodarla era che loro, scommettendo live, nei primi 10 minuti non dovevamo prendere gol, perché nel caso ne avessimo subìto uno non dovevamo tenerne conto. Il problema di quella partita era che loro, anche essendo più forti, non riuscivano a segnare. Per fortuna un mio compagno, non coinvolto della combine, con un intervento grossolano procurò un rigore ma eravamo a più della mezz’ora e dovevamo subire un altro gol. Il fatto particolare è stato che io riferì di Doni al mio portiere, anche lui coinvolto, che mi disse di far tirare a Doni il rigore centrale. E io durante il riscadamento dissi a Doni di tirarlo centrale nel caso avessero avuto un rigore a favore. Il problema era che dovevamo subire un altro gol. Ero terrorizzato che pareggiassimo, a tal punto che ho dovuto creare questo scontro di gioco che portò al rigore. In questa partita, da parte nostra eravamo in tre: non voglio fare nomi perché non sono presenti qua, anche se i nomi sono scritti sulle carte. Dell’Atalanta non lo so, so di Doni perché è venuto prima della partita, degli altri non lo so”.
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