“Il calcio è l’amore della mia vita”. Luigi, arbitro 75enne che ha diretto 4mila gare
01 Novembre 2023 10:30
Questa è la storia di un grande amore, la storia di un uomo di 75 anni che si emoziona quando parla del calcio e della sua vita passata quasi interamente tra i campi della provincia prima come giocatore, poi come allenatore e arbitro. Questa è la storia di Luigi Ferrari, che a 75 anni non ha nessuna intenzione di smettere di fischiare falli e di mostrare cartellini gialli e rossi a chi se li merita.
“Non potrei vivere senza il calcio. È stato ed è tuttora il mio più grande amore”. Basterebbe riportare le sue parole per descrivere l’emozione e la passione di Luigi Ferrari che a dicembre compirà 75 anni, quasi tutti vissuti trai campi di calcio e di calcetto prima come giocatore e poi come allenatore e arbitro. Luigi, originario di Caorso dove tuttora vive insieme alla moglie Maddalena, ha iniziato il suo lungo rapporto d’amore con il calcio a Monticelli dove ha indossato per la prima volta i guantoni per difendere la porta dagli attacchi avversari. Da lì è partita un’avventura non ancora terminata che l’ha visto indossare le maglie di Polesine, Garibaldina, Turris, Soarzo, Agazzano e San Giorgio. Nel paese del drago è arrivata la decisione di appendere i guantoni al muro all’età di 41 anni, un addio per nulla traumatico visto che da circa dieci anni Ferrari aveva già iniziato un’altra carriera.
“Mentre ancora mi divertivo a fare il portiere nei campi di provincia, ho iniziato ad arbitrare per la Uisp sotto l’egida di Giancarlo Agosti e da allora non ho più smesso”. Calcio a cinque, a sette, a undici, calcio femminile, tornei nazionali e internazionali. Ferrari ancora oggi sente l’adrenalina del match e con la personalità che lo contraddistingue non vede l’ora di indossare la propria divisa. “Ho arbitrato oltre 4mila gare – rimarca Ferrari -. Pensavo di smettere a 70 anni, ma grazie alla fiducia di Sandro Lecca sono ancora qui a mettere in campo tutta la mia passione per questo sport”. Dicevamo giocatore, arbitro, ma anche allenatore: “Ho iniziato allenando la squadra amatori del Caorso poi mi sono completamente immerso nelle giovanili”. Ferrari decide di smettere di allenare nel 2007 per dedicarsi totalmente all’esperienza da arbitro per buona pace della moglie: “Tengo a ringraziarla perché ha sempre sopportato e supportato questo mio grande amore”. In tutti questi anni Ferrari ha vissuto anche episodi spiacevoli: “Sono stato insultato e a volte minacciato – ricorda -, per fare l’arbitro serve pazienza e personalità. Ai giovani fischietti dico di non perdere mai entusiasmo per colpa di qualche maleducato. L’importante è puntare sempre al dialogo e non essere protagonisti, l’unico protagonista è il calcio”.
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