Zanetti incontra gli studenti: “Contento per Simone Inzaghi, ha grandi valori”
16 Aprile 2024 11:50
Esempio nello sport e nella vita: Javier Zanetti, vicepresidente e storico capitano dell’Inter, ha incontrato gli studenti nel cortile di Palazzo Farnese, nell’ambito della rassegna “Generazione Z” organizzata dal Comune di Piacenza. A portare i saluti dell’amministrazione, la sindaca Katia Tarasconi, l’assessore allo Sport Mario Dadati e l’assessore alla Cultura, Christian Fiazza.
L’INCONTRO CON GLI STUDENTI
Incalzato dalle domande dei giornalisti Giorgio Lambri e Mauro Molinaroli, Zanetti ha parlato della sua vita a 360 gradi, dal calcio alla fede, dalla famiglia al ruolo di dirigente.
“Da ragazzo in Argentina ho fatto il muratore insieme a mio padre – ha raccontato Zanetti – e ho capito cosa significa il sacrificio. Non smetterò mai di ringraziare i miei genitori per questi valori che mi hanno trasmesso e sono quelli che ho cercato di trasmettere anche nel calcio”.
Tanti ragazzi giocano a pallone ma pochi arrivavo ai massimi livelli. Le statistiche dicono che sei su mille diventano professionisti. “Il consiglio che posso dare ai ragazzi è che se amano il calcio ce la devono mettere tutta. Io sono molto contento di tutto quello che ho vinto, ma soprattutto del percorso che hanno fatto. Quando impari i valori dello sport hai vinto. Per vincere bisogna saper perdere, le sconfitte preparano alla vittoria. Il lavoro paga sempre”.
Zanetti è stato una bandiera per l’Inter, ma è sempre stato apprezzato anche dagli avversari per talento e correttezza. “Mi sono innamorato subito dell’Inter, è una società che ha dei valori. Ci si innamora anche di un progetto, lo si sposa e lo si porta avanti anche nei momenti di difficoltà”.
I ragazzi hanno chiesto come è stato smettere di giocare a calcio e diventare dirigente.
“Avevo 41 anni quando ho smesso – ha ricordato il vicepresidente dell’Inter – a 39 mi sono rotto il tendine d’Achille, ma volevo ancora giocare una partita davanti ai miei tifosi. Poi ho giocato ancora un anno. E’ stato difficile smettere. Io non volevo fare l’allenatore ma il dirigente. Mi sono iscritto alla Bocconi per prepararmi. Ho iniziato questa nuova carriera da zero e sono contento perché sto imparando tanto”.
Un altro ragazzo ha chiesto come è stata la sua vita da studente. “I miei genitori mi dicevano che potevo giocare a calcio ma dovevo anche studiare. Quindi, appena arrivavo a casa da scuola facevo tutti i compiti così poi ero libero di uscire a giocare”.
LA VISITA A PALAZZO FARNESE
Al termine dell’incontro Zanetti ha firmato autografi e poi ha visitato Palazzo Farnese per vedere il Tondo di Botticelli. “E’ bellissimo” – ha dichiarato Zanetti accompagnato, tra gli altri, dalla sindaca Katia Tarasconi e dal direttore dei musei civici di Palazzo Farnese, Antonio Iommelli.
JAVIER ZANETTI
Tra storia e memoria torna in mente la notte del 22 maggio 2010, quando l’Inter di Mourinho sale sul tetto d’Europa e conquista la sua terza Champions League; a sollevare per primo quel trofeo così a lungo inseguito non può che essere il capitano di tante battaglie, Javier Zanetti.
Arrivato da giovane sconosciuto alla corte del presidente Moratti, nel lontano 1995, Zanetti ha legato in modo indissolubile la propria carriera alla maglia nerazzurra, ultima “bandiera” in un calcio dove i grandi campioni sono spesso fuoriclasse senza radici.
Tutti, compagni e allenatori, tifosi e avversari, insieme alle qualità tecniche ammirano la tenacia e la costanza che mette in partita: oggi come vent’anni fa, per lui l’entusiasmo è sempre lo stesso, corsa e cuore, salire palla al piede a centrocampo e puntare l’uomo, macinare chilometri su chilometri sulla fascia.
Del resto il suo soprannome è “El Tractor”, il trattore. Un campione in campo e fuori dal campo. Nella notte del trionfo al Santiago Bernabeu di Madrid, qualcuno fatica a riconoscere in quel volto pazzo di gioia, con la coppa appena conquistata a mo’ di cappello, l’autorevole capitano capace in campo di parlare con l’esempio più che con le urla, il campione tranquillo che tutti considerano erede di Giacinto Facchetti.
L’ASSOCIAZIONE PUPI ONLUS
L’iniziativa è realizzata per dare sostegno alla PUPI Onlus, l’associazione fondata da Javier Zanetti e dalla moglie Paula de la Fuente, per garantire i diritti fondamentali dell’infanzia e aiutare con i propri progetti bambini, bambine e adolescenti in un’area di Buenos Aires. La coppia ha sviluppato un modello di intervento che agisce fin dalla prima infanzia e include i giovani con iniziative che promuovono le pari opportunità.
ZANETTI: “CONTENTO PER SIMONE INZAGHI”
Zanetti ha parlato anche dei ricordi legati alle partite disputate al Garilli di Piacenza. “Ricordo il freddo, una volta abbiamo giocato anche con la neve, erano sempre partite importanti”. E poi un’immancabile domanda sul piacentino Simone Inzaghi che allena la sua Inter capolista: “Sono molto contento per Simone. L’ho visto subito quando è arrivato all’Inter che era una persona con dei valori, uno che ama il calcio e la cultura del lavoro. Con il suo staff ora sta raccogliendo i frutti di questo lavoro”.
LE FOTO DI CLAUDIO CAVALLI
IL SERVIZIO DI NICOLETTA MARENGHI
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