“Aspettando il Tour”, i ricordi di Perini, “Quella volta nell’82 con la maglia di lana”

19 Giugno 2024 06:30

“Per capire il ciclismo bisogna guardare il Tour de France”. Una massima che ci arriva da chi se ne intende veramente visto che ha partecipato a ben dieci edizioni del terzo appuntamento più seguito al mondo dopo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Non ha bisogno di presentazioni Giancarlo Perini, uno dei più grandi ciclisti piacentini di sempre che non poteva certo mancare nella “maratona” televisiva di avvicinamento alla tappa piacentina del Tour del 1 luglio. È stato lui l’ospite d’onore della terza e penultima puntata di “Aspettando il Tour”, andato in onda ieri sera su Telelibertà e iniziato con una gradita sorpresa per i conduttori Nicoletta Marenghi e Claudio Barbieri. “Ho portato la prima maglia di quando ho fatto il mio primo Tour nel 1982, è di lana e la usavamo a luglio…e ne ho portato anche un’altra, è quella del Tour del 1992 quando sono arrivato ottavo”: Perini le ha mostrate con orgoglio alle telecamere per far vedere come è cambiato questo sport nel tempo.

le emozioni non cambiano

Non cambiano però le emozioni, quando ha saputo del Tour a Piacenza è rimasto di sasso: “La prima volta me l’ha detto un amico ciclista che era nel mio negozio, non volevo crederci…poi quando ho capito che era vero mi ha ovviamente fatto piacere, io ne ho fatti dieci ed è un evento imperdibile. Diciamolo, un ciclista che non fa il Tour non sa che cosa sia il ciclismo…dovremo essere bravi a sfruttare l’evento, però sono sicuro che ce la faremo”. Le insidie per i campioni? “La distanza sicuramente, perché sarà la tappa più lunga e poi il caldo, ma non credo che i ciclisti avranno grossi problemi. Io lo seguirò direttamente dal villaggio di partenza e poi andrò anche a Torino per vedere l’arrivo dei ciclisti. Chiaramente non ci andrò in bicicletta ma in macchina…”.

viaggio nel tempo

Parte quindi il viaggio nel tempo, a quei tempi gloriosi e faticosi. “Correvamo tappe lunghe di oltre 10 ore…ma che porterò sempre nei miei ricordi – ha confessato Perini – oggi i ciclisti ci stanno riportando a quei tempi eroici, il più grande è Pogacar ed è un peccato che non ce ne sia uno italiano. Una cosa che non sopporto però è la radiolina che hanno, a noi non serviva perché bastava guardarci negli occhi”. Il suo ricordo più bello al Tour? “Fu la vittoria di Stephen Roche, quell’anno noi vincemmo ben quattro tappe”. Scorrono sullo schermo proprio i video di quegli anni: “Rivedere le vecchie immagini fa venire la pelle d’oca perché sono tutti ricordi bellissimi, anche umanamente perché sono sempre stato accolto bene nelle squadre che ho frequentato”. Ma torniamo a quel 1992.

“Anno di grazia – lo ha definito così – la Carrera era una grande squadra ed eravamo tutti molto affiatati. Con Chiappucci ho ancora un ottimo rapporto e viene sempre alle manifestazioni che organizzo a Carpaneto. In quel periodo conobbi anche un certo Pantani…era serio e non si dava arie, purtroppo ci sono state delle vicende brutte però io lo riterrò sempre un cavallo di razza e una grande persona”.

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