Il fascino delle botteghe del caffè…
Di Giorgio Lambri 19 Gennaio 2021 17:07
Esistono negozi, sopravvissuti alla logica degli ipermercati e dei mega discount, che andrebbero chiamati botteghe magiche, anziché botteghe storiche. Perché sugli scaffali non tengono solo delizie sottratte all’incedere degli anni, ma soprattutto emozioni e sogni, che com’è noto sfuggono alle regole del tempo. Quando entri vieni proiettato in un arcobaleno di immagini, profumi e ricordi; ma attenzione, non sono musei del vintage, sanno stare al passo con i tempi attraverso la più importante delle caratteristiche che oggi deve avere un negozio di vicinato per sopravvivere: la qualità dei prodotti che mette in vendita.
In questo caso sto parlando di due torrefazioni che si trovano a 500 metri l’una dall’altra, in pieno centro storico. Due attività che puntano quindi principalmente su quella preghiera laica in tazzina che per noi italiani è un vero e proprio rito del mattino e del dopo pasto: il caffè. Partiamo da quella che Andrea Pelizzeni, 52 anni, gestisce con l’aiuto della mamma, Carmela Camozzi, all’incrocio tra via Calzolai e via Cavalletto. Un bazar del gusto, che sarebbe riduttivo chiamare solo torrefazione perché il titolare, anno dopo anno, l’ha riempita di contenuti prelibati e talvolta anche difficilmente reperibili altrove.
“Mio papà, che era stato socio nella gestione del Ristorante pizzeria Borsa sotto la galleria omonima in Piazza Cavalli, rilevò questo negozio nel 1987 – racconta Andrea – era la tipica bottega italiana del Dopoguerra che vendeva un po’ di tutto, una sorta di colorito mini market. Noi abbiamo deciso che era il momento di cambiare strada e nel 1989 abbiamo acquistato da un torrefattore di Salsomaggiore la macchina tostatrice del caffè, una gloriosa Officine Vittoria, che ancora adesso, ogni mattina, fa efficientemente il suo dovere. Ricordo che per imparare questo mestiere per me nuovo – ma che mi incuriosiva molto – andai per alcuni mesi presso altri torrefattori; devo dire che quello tra me e il caffè è stato un vero colpo di fulmine”.
Pelizzeni acquista le miscele (provenienti da oltre oceano, soprattutto Centro e Sud America) da un importatore di Trieste. E assicura che cialde e capsule varie non hanno tolto ai clienti il gusto di un caffè tradizionale. “Anzi – spiega – con il Covid e il lockdown c’è stata una riscoperta, non solo della moka, ma anche della macchina per il classico espresso”.
La mezzoretta trascorsa nel negozio di via Calzolai conferma le sue parole: la clientela è per la quasi totalità fidelizzata, ormai assuefatta alle “coccole” di un buon caffè ma anche dei prelibati dolciumi che Andrea seleziona personalmente, come del resto tutto quanto sta sugli scaffali. Con una particolare attenzione all’enoteca, che mette in vetrina champagne, distillati, vini italiani e francesi, infusi. “Mi piace andare cercare prodotti anche di nicchia, ma di qualità – conferma Andrea – e soprattutto con un corretto rapporto tra qualità e prezzo”. Con una predilezione per il dolce (caramelle, cioccolateria ecc.) ma anche con virtuose fughe sul salato, sempre nel segno dell’eccellenza.
Uscendo da Pelizzeni e prendendo la strada per Palazzo Farnese, ecco il “Mercato del Caffè“, all’incrocio tra via Borghetto e via Cittadella. Qui il tempo sembra veramente che si sia fermato: ti accoglie l’arzillo Gianpiero Cremonesi (che non vuole rivelare l’età, ma secondo ma viaggia con sprint intorno ai novanta) che questa bottega l’ha aperta nel 1962 con la moglie, purtroppo mancata, e che oggi la gestisce con Vittorio Piroli, entrato nel 1994 come garzone e divenuto socio nel 2003 per assicurare con entusiasmo la continuità aziendale. All’ingresso vi accoglie una vecchia ma efficientissima Torrefatrice Petroncini con la quale ogni mattina si lavorano trenta chili di caffè, che arriva nei classici sacchi di juta, ammonticchiati nel negozio. Cremonesi è molto orgoglioso delle miscele che seleziona e fa importare da Honduras, India, Etiopia, Brasile. “Abbiamo anche trovato un artigiano di Parma – spiega – che con queste stesse miscele ci prepara capsule utilizzabili nelle macchine tipo Nespresso”. E non mancano “chicche” alternative come la “cicoria del dottor Mozzi”, particolarmente apprezzata dai clienti salutisti e l’orzo tostato a legna (che in tempi di guerra e di povertà era l’unico caffè disponibile). Poi c’è tutto il vasto e “goloso” reparto dedicato alle caramelle, gelèe e cioccolatini delle miglior marche, che ha tra i suoi clienti (“smascherato” in diretta durante l’intervista) anche l’ex sindaco Stefano Pareti, che si confessa ghiotto di cremini. Nel negozio di via Borghetto come in quello di via Calzolai sono i profumi a fare la differenza, in particolare quello del caffè, che induce buonumore e positività anche lungo le strade circostanti. Botteghe come queste andrebbero protette come i panda, perché ci riportano al gusto di scegliere cose buone, genuine, autentiche. Tanta roba di questi tempi.
Pelizzeni
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