«A caccia di location per rivivere le storie dei miei film preferiti»
“Io non volevo solo guardare i film, volevo avere il potere di entrarci dentro”. Mi scuserà il collega Jep Gambardella. Stravolgo la sua filosofia di vita da “La grande bellezza”, ma non trovo altro modo per riassumere le imprese di Alessandro Zito. In quasi 16 anni di viaggi e gite fuori porta, il cinefilo milanese ha festeggiato il centinaio di location toccate con mano. Dai campioni di incassi hollywoodiani alle adorate pellicole italiane di genere, passando per serie stracult come “The walking dead” e “Fantaghirò”. A innescare inconsapevolmente la passione di Alessandro è stato il cinema di Dario Argento, nume tutelare del giallo tricolore. «Non chiedetemi la primissima location visitata, proprio non ricordo – dice – . Ma è iniziato tutto quando ero adolescente e mi appassionavano gli horror e le pellicole di Argento. Vedevo le case maledette e i cimiteri nella bruma, mi affascinavano moltissimo. Rimanevano impressi nella mente. Naturalmente non sapevo come cercarli, ero soltanto un ragazzino nei primi anni 2000 senza internet e senza social». Nel frattempo la cultura filmica di Alessandro è cresciuta con la passione per i registi Lucio Fulci, Aldo Lado, Sergio Martino e per le pellicole italiane di genere. Decisivo l’incontro con Salvatore Guarino nel 2007, “viaggiatore seriale” di professione. «Lui cura un canale Instagram di viaggi molto seguito e quindi le due cose si sono fuse perfettamente: turismo e location. Ormai sono risucchiato in questo meraviglioso loop da circa 16 anni. Per me ogni volta è come entrare completamente dentro un film che mi ha segnato».
Vacanze social
Puntualmente le cine-villeggiature in giro per il mondo sbarcano su Facebook grazie all’alter ego social di Alessandro, nickname: Ale Pio. Incredibile il numero di like e apprezzamenti acchiappati da foto e contenuti. Come nel caso del viaggio affrontato la scorsa estate.
«Sono stato nella casa e nei luoghi di “Quella villa accanto al cimitero” di Fulci, nella zona di Boston. racconta Alessandro -. Da qui abbiamo costruito tutto un viaggio estivo “on the road” in America e Canada che ci ha permesso di ammirare i luoghi di “Rocky”, “Il sesto senso”, “The Blair witch project”, “L’esorcista”, “La zona morta”, “Hocus pocus”, “Videodrome”, “La mosca” e “It”. Un sogno per me!».
Mica male pure il cinetour del 2022: «Il viaggio ci ha portato sul ponte in zona New Orleans, dove Liza incontra Emily e il suo cane in “L’aldilà”, sempre di Fulci. Da lì abbiamo raggiunto i luoghi di “Macabro”, “The walking dead”, “Pomodori verdi fritti”, “Intervista col vampiro”, “La bambola assassina”, “Sentinel” e infine “Mamma, ho perso l’aereo”. Abbiamo raggiunto casa McCallister in taxi, prima di arrivare in aeroporto per il ritorno. Persino il tassista è sceso per farsi i selfie».
Le emozioni più forti sono però arrivate sui luoghi storici dell’horror italiano. «All’ombra dell’accademia di “Suspiria”, a Friburgo, ho rivissuto uno dei film che ho visto più volte nella mia vita – prosegue Alessandro -. Emozioni indescrivibili pure nel cimitero di “Paura nella città dei morti viventi”, a Midway, in Georgia, dove ci siamo trovati soli in mezzo alle tombe. Poi ricorderei il weekend a Praga nei posti de “La corta notte delle bambole di vetro” di Lado, pellicola che mi ha spaventato non poco con quel finale agghiacciante. Tra l’altro le mie escursioni nel segno di Lado, regista e amico scomparso di recente, saranno al Giallo Berico Film Fest, il 17 febbraio a Ponte di Barbarano, in provincia di Vicenza».
Cancelli chiusi
Non sempre è filato tutto liscio e qualche volta ad Alessandro è rimasto l’amaro in bocca. «Le delusioni più cocenti? Quando arrivato a destinazione sono rimasto fuori dalla porta. Non mi hanno permesso di entrare nella scuola romana (l’istituto Marymount, ndr) celebre tra gli appassionati per “Phenomena”. A Tivoli, invece, i cancelli dei giardini immortalati da
Argento in “4 mosche di velluto grigio” erano chiusi. Non avevo controllato bene gli orari, ho supplicato i custodi, ma nulla da fare, giustamente. Molto complicato pure il blitz nell’albergo de “L’aldilà”, in Louisiana. L’edificio scelto da Fulci in realtà è una casa museo chiusa al pubblico da diverso tempo. Nonostante le mille e-mail inviate per tempo, mi è stato permesso di visitare l’edificio solo esternamente, con mio sommo dispiacere. Tuttavia la delusione iniziale pian piano ha lasciato spazio alla voglia di rivincita: mi rifarò alla prossima occasione!».
Tra le mete più faticose da raggiungere, Alessandro cita il castello di “Fantaghirò”, nella Repubblica Ceca, e le cascate svizzere di “Phenomena” («Con i mezzi pubblici abbiamo impiegato due giorni, camminando per ore»).
Tour de force pure per il gotico-padano “La casa dalle finestre che ridono”: « Abbiamo visitato in un giorno solo, partendo all’alba da Milano e rincasando di notte, i luoghi emiliani scelti da Avati».
Il ristorante de “L’uomo che sapeva troppo” di Hitchcock a Marrakesh, l’albergo di “Una notte da leoni” a Bangkok, la cascata Misol-Ha (Messico) vista in “Predator” e il ristorante Gonpachi di Tokyo, che ha ispirato “Kill Bill” di Tarantino, sono alcune delle mete esotiche rese celebri da Hollywood raggiunte da Alessandro. Che però non ha dubbi: «Io prediligo le location dei nostri thriller anni ’70 e ’80, molto apprezzate quando posto le foto sulla pagina del gruppo Facebook “Giallo italiano/Italian giallo”. Comunque i set che devo ancora vedere sono tantissimi e la valigia è sempre pronta». Ora nella lista dei sogni ci sono la Germania de “La dama rossa uccide sette volte”, la Spagna de “Lo strano vizio della signora Wardh”, il maniero austriaco de “Gli orrori del castello di Norimberga” di Mario Bava.
E per finire in bellezza rispunta tutto l’amore per il Maestro del brivido: « Appena posso, vado all’annuale “Torino d’Argento tour locations”, un’intera giornata a caccia dei luoghi dei film di Dario: «Villa Scott, la casa del bambino urlante di “Profondo rosso”, mi lascia ogni volta senza fiato».
di Michele Borghi
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