A cena con Jonas Kaufmann? Magari. Intanto, me lo sono goduto all’Arena di Verona
A cena con il tenore? Se si tratta di Jonas Kaufmann, certo che sì! Battute a parte, l’Opera Australia ha dato il via a un nuovo business, proprio in occasione della Gioconda in forma di concerto con il celebre tenore tedesco, tra i più amati e seguiti nel mondo. Non ho voluto approfondire il prezzo del dinner, giusto per non provare un eccessivo moto d’invidia, ma anche perché i motivi per rallegrarmi ci sono lo stesso. Il primo è senz’altro legato al fatto che Kaufmann, dopo un lungo ricovero ospedaliero che ha suscitato una forte preoccupazione tra i suoi fan, è tornato in scena. E in buona forma. A questo proposito, ecco il secondo motivo: il fatto di averlo potuto applaudire, vedere e ascoltare (sì, nel suo caso anche la vista è appagata, perché non ammetterlo?) nei giorni scorsi in concerto all’Arena di Verona.
Ed è stata, onestamente, una serata da incorniciare. Non solo perché, fino all’ultimo, per le condizioni di salute del tenore tanti di noi che avevano il biglietto con il desiderio di risentirlo, dopo il bel recital areniano del 2021, erano preoccupati (in primis per lui). E poi perché, forte anche della presenza del baritono Ludovic Tézier e il soprano Sonya Yoncheva, il recital è stato molto coinvolgente. In due parti: la prima dedicata all’opera, la seconda soprattutto (ma non solo) al musical. Però con grandi interpretazioni. La voce di Kaufmann? Sgombriamo subito il campo da pregiudizi: il tenore è in forma. E, a tal riguardo, basti pensare che in autunno inoltrato interpreterà Otello di Verdi (alcuni assaggi ascoltati a Verona già parlavano chiaro) e poi Turandot di Puccini (idem) allo Staatsoper di Vienna. Con buona pace di chi sostiene che “un recital è un recital, un’opera è un’altra cosa”.
Intanto Kaufmann è parso in perfetta sintonia, con grande trasporto, con Yoncheva e Tézier – quest’ultimo acclamatissimo, a ragion veduta, sin dalla sua prima uscita. Nella seconda parte, in particolare con Maria da West Side Story di Leonard Bernstein (Yoncheva ha incantato in Somewhere), il tenore tedesco ha anticipato il suo album, in uscita il 15 settembre, “The Sound of Movies”. Per me, gli apici della serata sono stati due: Credo in un Dio crudel con Tézier drammatico e intenso Jago, e il duetto Kaufmann/Yoncheva Vicino a te s’acqueta dall’Andrea Chénier di Umberto Giordano – sarà che è la mia opera preferita.
Due paroline per chi, ogni tanto, tira fuori “Il re dei tenori? Figuriamoci. Questi non sono neanche italiani, l’opera lirica è nostra, Kaufmann non è Corelli“. Posto che, no, Kaufmann non è Corelli, in questo momento di voci (e presenza scenica, interpretazione, aggiungo pure empatia con il grande pubblico) così ce ne sono ben poche. Lo stesso vale per un altro tenore “straniero”, Juan Diego Flórez, protagonista di un precedente recital all’Arena di Verona. Un altro trionfo, ça va sans dire.
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