“Anna” è il videogioco che ricreò una segheria della Valle di Ayas

Negli ultimi anni, molte persone hanno conosciuto la Valle di Ayas (in Valle d’Aosta) grazie al romanzo “Le otto montagne” di Paolo Cognetti o grazie al film omonimo che da esso è stato tratto. Pochi, invece, sanno che esiste da diversi anni un videogioco ambientato nella Valle di Ayas. Un videogioco che, peraltro, ha riscosso un buon successo anche all’estero. Si tratta di “Anna”, pubblicato nel 2012 dal team italiano Dreampainters. Il gioco è interamente ambientato all’interno di una segheria realmente esistente, che si trova a Periasc, un paese che molti attraversano dirigendosi verso Champoluc, magari per raggiungerne gli impianti sciistici. Passando con l’automobile è difficile fare caso all’edificio, ma se si lascia il mezzo a Periasc e si costeggia il torrente è possibile raggiungerlo. Non che ci sia molto da vedere, in realtà: la segheria è chiusa, fatiscente e circondata dalle erbacce. Coloro che hanno giocato ad “Anna”, tuttavia, ne riconosceranno subito l’esterno.

Il team di Dreampainters, ispirato da questo luogo, ha deciso di utilizzarlo come ambientazione per raccontare una storia videoludica. Per prima cosa, hanno ricreato digitalmente l’edificio, una pratica che si sarebbe poi rivista in altri videogiochi di successo, come il sempre italiano “The Town of Light” (LKA, 2016), che è ambientato nell’ex manicomio di Volterra. La storia di “Anna” intreccia mistero e folklore locale. Nel gioco, il protagonista si risveglia all’improvviso davanti alla segheria di Periasc, senza sapere come ci sia arrivato. Conosce molto bene quel luogo, perché lo ha sognato tante volte. Dai suoi confusi ricordi emerge un pensiero in particolare: «Anna… amore mio». Nei panni di questo personaggio esploriamo l’esterno della segheria, circondata da un idilliaco paesaggio alpino. Una volta capito come aprire la porta principale, ci troviamo immersi in un ambiente oscuro, cupo, che pone subito un contrasto con l’esterno e fa emergere il carattere più misterioso di Anna. Per quanto sia difficile definirlo un videogioco effettivamente “horror”, al tempo venne giocato anche da molti youtuber a caccia di spaventi, proprio per via delle sue atmosfere.

Proseguendo nel gioco, si ha modo di conoscere la tradizione dei sabotiers, gli artigiani che fabbricano i sabots, i tipici zoccoli di legno prodotti in Valle d’Ayas. Ma, soprattutto, si entra in contatto con le tracce di un antico culto locale: una preistorica religione matriarcale le cui tracce sono giunte sino al presente, rivestendosi – come spesso accade – di elementi cristiani. Per cui l’antica divinità del culto, la Anna del titolo, è stata talvolta indicata come una santa e talvolta come una pericolosa strega. Che relazione ha il protagonista con questa dea? Qual è lo scopo dei rituali magici che egli compie all’interno della segheria? Man mano che si prosegue nel gioco, il mistero viene svelato. La storia del videogioco è stata inventata dai Dreampainters, ma il team è partito da alcune leggende reali.

Anna è stato uno degli apripista di un filone videoludico che ha generato numerosi prodotti in Italia, nell’ultimo decennio: il recupero di storie e ambientazioni locali, prese da realtà periferiche, poco note, ma che rappresentano un’ottima base per un racconto. Storie che, in alcuni casi, hanno fatto il giro del mondo, portando la vecchia segheria di Periasc davanti agli occhi di chi, forse, non ha mai sentito della Valle d’Ayas.

di Francesco Toniolo

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