Basta tutti contro tutti. Il cattivo da battere è il board game stesso
La competizione può generare ansia. Per questo molte persone tendono a sfuggire dai giochi da tavolo, magari traumatizzate da una devastante sconfitta a Risiko o infastidite dalla sfuriata di un amico eliminato da Monopoli. C’è però un modo molto semplice per fare andare tutti d’accordo e attenuare le “ansie da prestazione”: i cooperativi. Qui tutti i giocatori sono chiamati a unire le forze e coordinare le proprie azioni per sconfiggere il gioco stesso, vincendo o perdendo tutti insieme.
Le origini di questa meccanica possono essere fatte risalire a The Landlord’s Game, brevettato da Elizabeth Magie nel 1903. Creato con lo scopo di mettere in evidenza i pericoli del monopolio, il gioco poteva essere giocato in due modi: con regole antimonopoliste che premiavano tutti i giocatori per la creazione di benessere o regole monopoliste che incentivavano l’estromissione degli avversari. Questo dualismo aveva lo scopo di dimostrare come il primo approccio fosse moralmente superiore e in linea con i principi economici del Georgismo, un’ideologia economica proposta dall’economista Henry George.
Gli anni ‘80 furono un periodo d’oro per i board game e fu proprio in quegli anni che nacque uno dei titoli più amati di questo genere: Arkham Horror. Qui i giocatori si calano nei panni di investigatori del paranormale impegnati a combattere i Grandi Antichi, le creature semidivine create dallo scrittore horror americano H. P. Lovecraft. Sfruttando le abilità uniche del proprio personaggio e unendo le forze con gli altri detective, si cerca insieme di evitare l’evocazione di una di queste mostruosità.
Uno dei più importanti rappresentanti moderni di questo genere arriva nel 2008 ed è recentemente tornato agli onori della cronaca per la sua tematica, stiamo parlando di Pandemic. Nel ruolo di alcuni specialisti, i giocatori dovranno usare delle carte per viaggiare per il mondo e arginare il diffondersi di una pandemia. Eliminare nelle città i cubetti che rappresentano la diffusione di tre diversi ceppi di virus è una questione di perfetta coordinazione tra i partecipanti, di lunghe discussioni su come è meglio agire e di grandi soddisfazioni quando il piano va come previsto.
I cooperativi sono così popolari non solo perché permettono di evitare conflitti, ma anche perché si rivelano un interessante esperimento psicologico in grado di mostrare la vera natura dei parteci-panti. Nel corso della partita è infatti possibile scoprire chi tra gli amici è davvero disposto ad agire nell’ombra per permettere ad altri di compiere le gesta eroiche, chi ha la stoffa del leader e chi è un ottimo gregario.
Anche questo genere non è però immune da attriti tra i partecipanti, perché è immancabile il manifestarsi del cosiddetto “giocatore alfa”, ovvero colui che vuole imporre le sue decisioni a tutti gli altri. Una figura invadente che però può anche essere vista come parte stessa della sfida offerta da questa meccanica di gioco, che ha come tema di fondo quello di riuscire a far andare d’accordo un gruppo malgrado i caratteri diversi.
Ottimi per coinvolgere i più piccoli e chi non ha grande esperienza di giochi da tavolo, aggiungere un cooperativo alla collezione è una scelta altamente consigliata, soprattutto in vista delle festività, così da evitare che il 26 dicembre qualcuno ribalti il tavolo frustrato dall’ennesima sconfitta!
di Carlo Chericoni
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