Billy Porter, dai musical di Broadway a Pose: è la star del decennio
Nel mondo dello spettacolo, si dice che il momento più significativo sia l’uscita di scena. Ebbene, in “Pose 3” uno straordinario Billy Porter esce di scena non al suo finale (ossia sul letto di morte), ma poco prima. Pray Tell (questo il suo personaggio nella serie tv LGBTQ+, che in realtà offre un excursus musicale e sociale della New York culturale delle Ball, prima e dopo lo tsunami dell’HIV) se ne va con un BANG!, non con uno SPLASH. Quando, sapendo di essere già molto malato, raccoglie tutte le sue energie per trionfare in una serata canora e danzante da Mille e una Notte. Poi, si strucca e si riveste completamente di rosso, esce dal locale come un angelo diabolico o un diavolo che ha trovato la pace. Saluta gli amici e torna a casa. Cammina lentamente volgendo la schiena alla cinepresa, dopo uno sguardo rivolto a lei, che già dice tutto.Billy Porter ha raggiunto il successo inteso come popolarità mondiale dopo molti anni di gavetta (“lavorare tantissimo non significa arricchirsi e avere successo, sono due cose diverse” dice del suo passato), coronati a un certo punto dal suo ruolo nel musical “Kinky Boots” a Broadway. Ci sono state altre interpretazioni fondamentali, come quella in “American Horror Story – Apocalypse”, ma il motivo per cui tutto il mondo ormai non può più ignorare la sua personalità artistica poderosa e cangiante si definisce in modo indelebile proprio con “Pose”, anch’esso ideato da Ryan Murphy. E gli autori, a ragion veduta, cuciono addosso a Porter l’80 % di tutta la terza ed ultima stagione, in cui lui canta, balla e recita mettendo l’anima in ogni cosa, respiro, abito o espressione mimica.Vi dirò perché ho rivisto subito “Pose 3” una seconda volta. Perché Billy Porter è bravo da far paura, ma soprattutto perché – ho scoperto dalla sua biografia – quella che lui interpreta nella serie è la sua storia vera. Il bambino abusato in famiglia era veramente Billy. Il corista gospel che cerca e trova Gesù grazie alla musica era veramente Billy. Il ragazzino che se ne va via da Pittsburgh e da chi non accetta la sua omosessualità era veramente Billy. Il giovane e talentuoso artista che si tuffa nelle follie della Big Apple era veramente Billy. L’uomo maturo sieropositivo che, in un momento di bilancio esistenziale con l’amica Blanca (Mj Rodriguez), è soddisfatto di quel che ha raggiunto nella propria vita, di sicuro è veramente Billy. Che oggi, nonostante vari problemi di salute, ha raggiunto successi professionali e nel privato.
E allora, io mi son chiesta, con le lacrime agli occhi, quanto coraggio occorra, anche a Hollywood, per inscenare la propria morte, sapendo che questa potrebbe arrivare, più o meno, in quel modo. La risposta è solo una. Bisogna ESSERE IMMENSI.
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