Bob Dylan, 80 anni tra donne e canzoni
Bob Dylan ieri ha compiuto 80 anni e sul quotidiano “Libertà” gli ho dedicato una doppia pagina che ripercorre la sua lunga carriera. Oggi, a proposito del cantautore nato a Duluth il 24 maggio 1941, voglio invece citare i suoi rapporti con le donne – per lo meno, quelli di cui sappiamo – tracciando una linea tra le sue (numerose) relazioni, i suoi tre matrimoni (di cui il primo ha avuto senz’altro il peso maggiore), le canzoni e le collaborazioni con artiste che lo hanno accompagnato per un periodo, più o meno lungo, anche come amanti e/o compagne.
Mio padre diceva che “donnaioli si nasce, non si diventa”. In questo senso – ed essendo Dylan si può comprendere – il nostro Bob non si è mai smentito, tornando ciclicamente a voler essere uno spirito libero.
Supponendo che papà avesse ragione (e io credo nel Dna), occorre dare per scontati tanti amorini dell’adolescenza in Minnesota. Ma, più di tutti, citare la signorina Echo Helstrom, la fidanzatina della scuola a cui dedica una delle più belle canzoni che siano mai state scritte per una donna, “Girl from the North Country”.
La loro storiella è del 1959, ma il brano sarà registrato in The Freewheelin’ Bob Dylan (1963), album che, per la verità, mostra in copertina un Dylan avvinghiato alla sua prima storia newyorkese importante, quella con la deliziosa Suze Rotolo (della quale vi consiglio caldamente l’autobiografico “A Freewheelin’ Time. Sulla strada di Bob Dylan. Memorie dal Greenwich Village”, pubblicato in Italia da Caissa).
La fine della storia d’amore con Suze ispira a Dylan alcune splendide canzoni: “Don’t think twice it’s alright”, “Tomorrow is a long time”, “One too many mornings”, “Boots of spanish leather”. Tuttavia, a filo della relazione, s’insinua un flirt con Karen Dalton, il cui fascino esplicito viene descritto da Dylan nella sua autobiografia “Chronicles – Volume 1” (Feltrinelli) quando ricorda i locali del Village in cui entrambi si esibivano.
Un’altra ex fiamma, che Dylan avrebbe rivisto a New York durante i primi anni Sessanta, è la graziosa Bonnie Jean Beecher, di Minneapolis, che nel 1960 registrò con lui alcuni nastri con brani di Woody Guthrie. Jean diventa un’attrice e Bob la cita nella poesia “My life in a stolen moment”.
Certo, un bel giorno arriverà Joan Baez e la passione per la musica condurrà anche ad altro. Sarebbero stati, e in scena di fatto lo sono stati, la coppia perfetta. Ma Joan, che nei confronti di Dylan è generosa nella misura in cui gli riconosce (mica è scema) una grandezza già statuaria, non è destinata a restargli al fianco. Caratterialmente, lei è una tosta e lui, che prima ci aveva provato con sua sorella Mimi Farina, guarda sempre altrove. Un bel “matrimonio” musicale, il loro. Comunque, non è poco.
C’è un passaggio dell’autobiografia di Marianne Faithfull (che era splendida, corteggiata da Dylan ma incinta di 5 mesi e quindi “non disponibile”), in cui lei racconta di quando, a metà degli anni Sessanta, in una stanza d’hotel Bob cantasse accompagnandosi alla chitarra, emanando un quintale di carisma e circondato da decine di ragazze ipnotizzate da lui. Una di loro si chiamava Sara: è la donna di cui Dylan s’innamora e con cui avrà 5 figli. Sara, ex coniglietta di Playboy, di figlia ne ha già una quando conosce Bob. Lui le dedica “Sad eyed Lady of the Lowlands”, la prima perla di decine senza eguali. Bob non è in grado di esserle fedele, nonostante questo soffrirà moltissimo quando, più di 10 anni dopo, lei se ne andrà, esausta per i suoi continui tradimenti.
Se il buongiorno si vede dal mattino, durante il fidanzamento ufficiale con Sara, che di lì a poco sposerà, Dylan conosce alla Factory la musa newyorkese di Warhol, Edie Sedgwick. La scheggia di Cupido dura una manciata di giorni e sarà Andy – tra lui e Dylan non s’è accesa simpatia alcuna – a dare a Edie la notizia del matrimonio di Bob con Sara. Edie girerà altri film, ma già è un angelo troppo fragile per il frastuono del successo, la droga, il troppo di nulla. Si sposerà con Michael Post, ma morirà a soli 28 anni a causa di un’overdose di barbiturici.
Prima del matrimonio, Bob Dylan ha una liason con Mary Travers, la bionda cantante di Peter, Paul & Mary. O, almeno, così parrebbe da una serie di scatti (tra cui quello sottostante).
Alla prosperosa Dana Gillespie persino il divino David Bowie (sotto) non seppe resistere. E a lei, ça va sans dire, si abbandona anche Bob Dylan. Dana è giovanissima, lui di poco più grande. La loro amicizia rimarrà per tutta la vita, tanto che lui nel 1998 le chiede di andare in tournée. Dana spiega in un’intervista: “Bob frequenta tante donne, è vero, ma è sempre onesto e tu lo sai da subito. E poi, rispetta la tua decisione; se ci stai bene, altrimenti amici come prima. E’ un uomo simpatico e sensibile. Ti fa stare benissimo, a differenza di quelli che te la fanno dietro le spalle. Quando c’è, sei tu la sua Regina”.
Dylan incontra Françoise Hardy a Parigi e cede alla sua bellezza, sin da quando la vede in fotografia. Le scrive innumerevoli lettere d’amore, una volta tornato a New York, che denotano una sorta di “ossessione mentale” nei confronti della cantante francese, di cui si dice innamorato pazzo. L’aspetto curioso è che gliele spedisce mezzo secolo più tardi: Françoise, esterrefatta, lo racconta alla stampa.
Poi, però, bisogna tornare (e ritornare e ritornare) sempre a Sara. Lei ricorre, anche indirettamente, in ogni solco dell’album Blood on The Tracks (1975), tutto incentrato sulla separazione, che tuttavia chiude sul Lato A con “You’re gonna make me lonesome when you go”, canzone che cita ancora la fine dell’amore (Situations have ended sad / Relationships have all been bad / Mine have been like Verlaine’s and Rimbaud’s) ma, nello stesso tempo, si rivolge a Ellen Bernstein, executive della Columbia con cui Dylan esce per un periodo nel 1974, dopo la separazione dalla moglie.
Negli anni precedenti, sono stati molti i flirt con musiciste che Dylan avrebbe avuto, secondo più biografie incrociate e interviste che le dirette interessate hanno rilasciato negli anni successivi. Tra queste, ritroviamo la cantante Mavis Staples (che con Dylan resterà sempre in buoni rapporti, vedi foto sotto).
C’è stata anche Chris O’Dell, la “Miss O’Dell” che diede il titolo a una canzone di George Harrison e conobbe Dylan mentre lavorava alla Apple, la compagnia dei Beatles, tra la fine degli anni Sessanta e i primi degli anni Settanta, anche dopo lo scioglimento della band di Liverpool e prima del fallimento definitivo dell’azienda a causa di operazioni poco chiare dell’allora manager Allen Klein. Chris, in realtà, è stata fidanzata per lungo tempo con un altro musicista, Leon Russell, ma tra i suoi flirt annovera George Harrison, Ringo Starr e, naturalmente, Bob Dylan (lo racconta nella sua frizzante autobiografia “Miss O’Dell. My hard days and long nights with The Beatles”).
Nel 1974 non c’è stato solo il flirt con Ellen Bernstein. Alla Columbia, infatti, Dylan inizia una relazione – che durerà una dozzina d’anni, tra alti e bassi – con Carole Childs, un’altra executive della Columbia.
Altri guai in vista, per il matrimonio di Sara, più o meno attorno alla metà degli anni Settanta. Il primo guaio di chiama Malka Maron, con cui la moglie lo coglierà in “flagranza di reato” nella loro casa di Woodstock.
Il secondo guaio, arriva in studio di registrazione (e poi nella Rolling Thunder Revue in tournée). Si chiama Scarlet Rivera, suona il violino ed è irresistibile.
Negli stessi camerini, spunta anche Ruth Tyrangiel. Lei è l’attrice che interpreta la fidanzata di Dylan nel film “Renaldo e Clara”, girato durante il tour. Vent’anni dopo, lo cita e gli chiede gli alimenti sostenendo di essere stata la sua fidanzata per 20 anni. Ma perde la causa.
Ancora una volta la Rolling Thunder Revue incendia un’altra storia. Quella con Rooney Blakely (sotto con Dylan), futura moglie del regista Wim Wenders.
Nel frattempo la separazione da Sara è già un dato di fatto e tuttavia gli strascichi del rapporto, così come i tentativi di riprenderne le fila, dureranno ancora parecchio. Poco male, dal punto di vista musicale: tutto questo dolore fa molto bene alla creatività di Dylan, che pubblica un altro capolavoro intitolato Desire (1976) e, successivamente, l’interessante Street Legal (1978). Contemporanea a Desire è la nascita della sua relazione con l’attrice Sally Kirkland, poi ripresa e proseguita per tutti gli anni Novanta. I due sono tuttora amici.
Faridi McFree, dopo la separazione da Sara, va a vivere per un po’ nella casa di Dylan. E’ sposata e lascia il marito per Bob, ma lui non condivide questa “scelta precipitosa”, così i due si salutano.
A un certo punto, forse grazie alla stretta collaborazione delle Queen of Rhythm, Dylan inizia una serie di relazioni con cantanti afroamericane, più o meno durevoli. Tra queste, citiamo la cantante gospel Clydie King (“Mi vengono i brividi solo a sentirla respirare” dice Bob, che con lei duetterà in più occasioni).
Helena Springs esce per un certo periodo con Dylan e firma con lui alcuni brani, tra cui ricordiamo “Walk out in the rain” e “Love you too much”.
Più o meno nello stesso periodo, Dylan cede alle grazie dell’attrice e corista Mary Alice Artes (sotto in primo piano), con cui condivide anche un percorso di fede cristiana. Non è dato sapere se, più che altro, la loro sia una sintonia spirituale e mentale, ma questa vicinanza manderà su tutte le furie Helena, con cui la storia, a un certo punto, finirà.
Nel 1985, Bob Dylan inizia una relazione con una delle sue coriste, Carolyn Dennis. L’anno dopo nasce una figlia, Desiree Gabrielle. Bob sposa Carolyn, ma divorzia dopo circa un anno. La notizia del suo secondo matrimonio e della nascita di Gabrielle arriva alle cronache solo anni dopo. Les jeux sont faits, rien ne va plus.
La cantautrice canadese Carole Bayer Sager è legata sentimentalmente a Dylan durante il periodo in cui registra l’album Knocked Out Loaded (1986), lui le dedica “Under your spell”.
Nota curiosa: Carole (foto sopra) assomiglia molto a Liz Taylor (foto sotto), attrice molto amata da Dylan. Con Liz – secondo alcuni testimoni – si sarebbe appartato per la prima volta dietro le quinte del concerto per Martin Luther King nel gennaio del 1986. Osservarlo sul palco avrebbe mandato in visibilio la Taylor. I due saranno poi fotografati in altre occasioni ufficiali, nei mesi successivi.
Durante la tournée con Tom Petty and The Hearbreakers, Dylan conosce la cantautrice Britta Lee Shain, che all’epoca è fidanzata con il suo road manager. L’uomo lascia subito il lavoro appena viene a sapere della loro relazione. Più tardi, lei racconterà il tutto in un libro: “Bob Dylan: seeing the real you at last”.
I gossip arrivano anche a proposito di Carol Woods, attrice e cantante molto in voga a Broadway.
Susan Ross frequenta Dylan per un periodo (foto sotto), lo conosce perché gli faceva da road manager. Una volta finita la relazione, lei ne parlerà come di un “uomo triste, solo, depresso, incasinato”.
E’ il 1994 quando l’ex cantante dei Fleetwood Mac, Stevie Nicks, registra nel suo nuovo album Street Angels una cover di “Just like a woman”. In comune, lei e Dylan hanno l’amicizia con Tom Petty e gli Heartbreakers. Bob non solo è onorato, ma intrigato dall’idea. Si trovano e, secondo una voce vicina alla Nicks, passano la notte insieme “non solo cantando e suonando”.
Questo aneddoto conferma, peraltro, la consuetudine di Stevie Nicks di concedersi a quasi tutti i produttori e ai musicisti con cui lavora.
“Chi altri dovrei trovare, nel mio ambiente, un banchiere? E poi, Dylan è fantastico” chiude velocemente la Nicks quando un giornalista le propone la questione.
La suddetta ipotesi mi piace molto. NB: ascoltatevela, quella versione di JLAW!
Margie Rogerson, sei anni meno di Dylan, diventa la sua fidanzata ufficiale per un lungo periodo. Non è una musicista, stavolta, ma una costumista. Inoltre è stata una campionessa in vari sport, che Dylan non ama praticare.
A un certo punto, Dylan lo troviamo piazzato con Pamela Donegan. La quale, però, verrà sostituita da colei che diventerà la sua terza moglie. Anche col suo terzo matrimonio, però, il Premio Nobel farà un buco nell’acqua.
Si arriva dunque all’ultima (per quanto sia dato sapere) moglie di Bob Dylan: è Darlene Springs, sorella della sua precedente fidanzata Helena. La notizia arriva su tutti i giornali del mondo, ancora una volta, quando i due stanno già per divorziare. Il motivo sarebbe legato a un notevolissimo, quasi incredibile (anche per un milionario come Dylan) sperpero di denaro da parte della moglie, amante del lusso frenato e dei gioielli (che esprimerebbero un “altro stile di vita ed altri valori di riferimento rispetto a quelli del marito”, secondo i legali che si occupano del divorzio). Dylan, una volta rientrato a casa dopo mesi dal “Neverending tour”, scopre di aver al suo fianco una donna che non riconosce e chiama il suo avvocato.
Ed è di qualche giorno fa lo scoop di un fotografo che, a Los Angeles, immortala Dylan poco prima del suo 80esimo compleanno. Una delle foto lo mostra mentre cammina, nascosto da cappello e felpa, accanto a una donna. Potrebbe essere un’assistente. Non significa nulla, ovviamente, ma il fatto è che Bob Dylan è Bob Dylan e attorno a lui e ai suoi misteri (ma alla fine, non tanto) sentimentali si levano sempre decine di suggestioni.
Per quanto mi riguarda, non mi stupirei nel saperlo di nuovo “infatuato”, innamorato dell’istante. Lo considero uno dei tre uomini – insieme a Mick Jagger e a Clint Eastwood – che possono indossare il titolo di “womanizer” senza sembrare patetici dopo una certa età.
A proposito: mi scuso con tutte le altre, volutamente (almeno per quanto riguarda una di loro) o distrattamente non inserite nella lista. Questo “Love and Theft” non è stato affatto semplice. Ma, come sostiene il mio caro amico Ermanno Labianca, “Stringersi a Bob Dylan e a tutta la sua opera in questo presente è sempre un bel vivere”.
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