C’è un grande prato verde dove nascono speranze in “Thor: Love and Thunder”
Ero un po’ abbacchiata da tutta la roba moscetta che ci sta rifilando la Marvel in questa fase 4 (della quale, per ora salvo WandaVision perché è lutto e tragedia, Loki per Tom Hiddleston e Owen Wilson, Black Widow per Florence Pugh e per quella perfetta manciata di minuti con “American Pie”). Poi arriva Taika Waititi, e se non posso avere il mio pane quotidiano di lutto e tragedia mi va benissimo guardare una favolona come quelle che si raccontano ai bambini. Questo è il taglio di “Thor: Love and Thunder” che in tanti momenti viene esplicitato durante il film, dalla biografia di Thor narrata (il figlio di Hemsworth interpreta il piccolo Thor che corre nel film) e approfondita dalla voce dello stesso regista attraverso il roccioso Korg, agli incontri di eroe e antagonista con i bambini asgardiani che ascoltano in silenzio le loro parole.
All’inizio del film Thor vorrebbe essere Don Draper alla fine di “Mad Men”, ma i Guardiani della Galassia gli ricordano il suo dovere di eroe e quindi il nostro si butta in una stupenda sequenza d’azione che non esisterebbe se George Miller non avesse diretto Fury Road: sulla grancassa sparata di “Welcome to the jungle” dei Gun’s Roses Thor spacca e fa spaccate, piroettando velocissimo dalla concentrazione guerriera del Dio del Tuono e tutti quegli epiteti che ci ricordava nei primi film alle gesta clamorose da vero tamarro per arrivare a quella caratterizzazione un po’ cialtrona che Taika Waititi gli ha cucito addosso in “Thor: Ragnarok”.
Non è un caso: Thor è un uomo smarrito, vuoto, addolorato, che ha perso troppa gente che amava (voi non perdetevi i tatuaggi che testimoniano questo dolore) e il film, tramite due storyline, il ritorno di Jane Foster (Natalie Portman) nei panni di migthy Thor, e l’introduzione del villain Gorr the God Butcher (Christian Bale) racconta la sua ricostruzione.
In mezzo, la nuova Aasgard trasformata in un parco di divertimenti dalla meravigliosa Valchiria di Tessa Thompson, capre urlanti, ragni giganti, personaggi LGBTQ+, armi gelose, un giro Omnipotence City, la casa degli dei, malattie mortali, un luogo chiamato Eternitaaaaa spalanca le tue braccia, colori sparati come arcobaleni e bianchi e neri spaventosi. “Thor: Love and Thunder” è divertente, visionario e sentimentale, e, come diceva Remy Hadley in una puntata del Dr. House “Our egos want us to think we’re all snowflakes, no two alike. But really we all want the same things: love, forgiveness… chocolate”.
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