C’erano una volta i grandi Oscar, abbuffata di statuette per “Amadeus” nel 1985
Vera e propria pietra miliare della cinematografia degli anni Ottanta, “Amadeus” di Miloš Forman ha da poco compiuto quarant’anni esatti.
Uscito nel settembre 1984 negli Stati Uniti e nelle sale italiane il 21 dicembre dello stesso anno, la celebre biografia di Mozart ottenne uno strepitoso successo alla cerimonia degli Oscar del 25 marzo 1985 aggiudicandosi ben 8 statuette. I premi per il miglior film, la miglior regia, il miglior attore protagonista, la miglior sceneggiatura non originale, i migliori costumi, il miglior trucco e il miglior sonoro sancirono il secondo grande trionfo all’Academy per il cineasta cecoslovacco dopo quello epocale di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” ottenuto nel decennio precedente.
Tratto dall’omonima opera teatrale di Peter Shaffer (diretta sul palcoscenico anche da altri due grandi cineasti come Polanski e Konchalovskij), la storia descrive attraverso lo sguardo di Antonio Salieri, apprezzato compositore di corte, l’arrivo del grande genio salisburghese nella Vienna dell’Imperatore Giuseppe II. Nei numerosi flashback Salieri, ormai vecchio e malato, ripercorre episodi della vita di Mozart nella capitale asburgica: dall’immediato affermarsi nonostante l’esuberanza e il talento debordanti lo rendessero inviso agli ottusi cortigiani al rapporto con il severo padre, dall’indulgere ai vizi di un’esistenza sregolata fino alle difficoltà economiche.
“Amadeus” non intende essere una rappresentazione rigorosamente accurata del Mozart storico e l’adattamento si concede numerose libertà̀ in nome del dramma. Attingendo a una tradizione secolare di cui alcuni critici letterari fanno risalire l’origine a Puskin, Shaffer immagina Salieri divorato da una crescente invidia per il talento di gran lunga superiore del collega e per il suo successo al punto da volerne provocarne la morte.
“Amadeus” offre ancora oggi agli spettatori un grande spettacolo, in cui scenografie accurate e costumi meravigliosi ricostruiscono minuziosamente lo spirito del Settecento, armonizzato dalla musica divina di Mozart della cui esecuzione si occupò il grande direttore d’orchestra Neville Marriner. Anche se ambientato quasi interamente a Vienna, le riprese del film vennero effettuate principalmente a Praga. Grazie ad “Amadeus”, Forman ebbe la possibilità̀ di ritornare per la prima volta dopo l’esilio nella capitale del suo Paese, da cui mancava dal 1969.
La città, che a metà degli anni Ottanta rimaneva una delle poche del Vecchio Continente a conservare l’architettura e le atmosfere del XVIII secolo, diventerà una dei fattori principali del successo del film.
Da Praga provenivano inoltre alcuni grandi professionisti che raccolsero le preferenze dell’Academy di Los Angeles, come lo scenografo ČCerný o il costumista Pistek.
Impossibile non citare il cast che, su indicazione del regista, si indirizzò sulla scelta di volti poco o per nulla conosciuti affinché gli spettatori potessero concentrarsi sui personaggi e non sugli attori. F. Murray Abraham interpretò il ruolo della vita, dopo una serie di partecipazioni con parti secondarie a grandi produzioni, animando un mefistofelico Salieri che gli valse l’Oscar.
Il suo personaggio è molto più sfumato di quello di un cattivo tradizionale, perché è piuttosto una figura tragica oppressa dal senso di colpa.
La performance del bravissimo Tom Hulce (preferito a Mel Gibson, Kenneth Branagh, Mark Hamill e Tim Curry), che si sottopose a quattro ore di lezioni di pianoforte quotidiane per apparire più spontaneo, offre un Mozart più̀ grande della vita stessa, una sorta di bambino fuori misura tanto incapace nelle relazioni sociali quanto superiore per abilità artistiche.
Di questo genio bambino resta l’irrefrenabile risata, eco che risuona a perseguitare la mente del rivale Salieri rimasto solo con i suoi rimorsi.
di Alessandro Garavaglia
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