Che passione, il Subbuteo! Ecco il calcio in punta di dito
La storia di questo fenomeno ha inizio alla fine della seconda guerra mondiale in Inghilterra, quando alla soglia dei 30 anni Peter Adolph si vede congedato dalla Royal Air Force, ma la vita è difficile per un veterano e serve trovare una nuova fonte di reddito. Essendo appassionato di ornitologia, iniziò a commercializzare uova di uccelli rari, ma si trattava di un’attività stagionale e durante l’autunno e l’inverno i soldi scarseggiavano. Convinto che la gente avesse bisogno di nuovi passatempi per dimenticare gli orrori del conflitto, decise di riprendere il concetto di uno dei suoi passatempi di gioventù, ovvero NewFooty, un gioco di abilità a tema calcistico che veniva venduto in una scatola contenente 22 sagome di calciatori in cartoncino montati su una base di piombo. Peter era sicuro che la produzione di quel gioco fosse stata sospesa per via della guerra, e così, durante la brutta stagione, inizia a dedicarsi alla creazione di prototipi per il suo gioco di calcio da tavolo usando i bottoni del cappotto di sua madre appesantiti da rondelle di piombo.
Nel 1946 l’ex membro dell’Air Force è soddisfatto dei risultati raggiunti ed è pronto per brevettare la sua creazione. C’è però un piccolo imprevisto: il nome che ha scelto per il gioco è “Hobby”, ma essendo una parola troppo generica gli viene detto che non è possibile registrarla come marchio. Poco male, da ornitologo Peter sa bene che in inglese la parola Hobby non indica solo un passatempo, ma anche una razza di rapace: il lodolaio eurasiatico, il cui nome scientifico è Falco Subbuteo. Ecco il nome perfetto per la sua creazione.
Il gioco esce nel 1947 con le porte fatte di fil di ferro e reti in carta, una palla di acetato di cellulosa, miniature di cartone rosse e blu montate su basi fatte di bottoni. Il campo da gioco non c’era ancora, ma venivano fornite le istruzioni per disegnarlo usando il gessetto contenuto nella scatola. Il gioco fu un successo e grazie ai soldi guadagnati Peter poté continuare a sviluppare il progetto e, un’edizione dopo l’altra, nel 1961 arrivano anche gli storici calciatori in plastica tridimensionali completamente dipinti a mano. Quella rivoluzionaria innovazione non solo cambiò il modo di giocare, ma permise anche di estromettere dal mercato il rivale più pericoloso. NewFooty non era infatti sparito dalle scene e per alcuni anni i due giochi si fecero una feroce concorrenza, ma nel 1961, dopo una fallimentare campagna pubblicitaria televisiva in cui ribadiva di essere l’originale, la fonte d’ispirazione del Subbuteo fallì definitivamente.
Gli anni successivi furono di costante crescita per il marchio di Peter Adolph e oltre all’iconico panno verde per il campo da gioco, arrivarono una serie infinita di accessori, tra cui tribune con spettatori, panchine, tabelloni segnapunti, riflettori e altro. Anche le miniature presentarono interessanti innovazioni, perché oltre a squadre di club e nazionali, era possibile acquistare membri dello staff medico, raccattapalle, allenatori e cameraman. Malgrado si potessero realizzare diorami calcistici di grande realismo, Subbuteo era principalmente un gioco d’abilità con un preciso regolamento che prevedeva l’uso delle “schicchere” per muovere i giocatori i quali mantenevano il possesso della palla se questa non colpiva un avversario dopo essere stata calciata. Un singolo giocatore non può essere utilizzato per più di tre colpi consecutivi e i tiri in porta si potevano eseguire solo dopo aver superato una specifica linea. C’era anche un modo corretto di spostare i calciatori che prevedeva di colpirli con l’unghia del dito indice o medio facendo leva esclusivamente sulla superficie di gioco e quindi non usando il pollice. Solo una minima parte dei giovani acquirenti leggeva il regolamento e la maggior parte usava regole inventate o quelle che gli erano state tramandate oralmente da giocatori più anziani.
Negli anni ‘80 cambiano i materiali di produzione delle squadre per favorire la produzione su larga scala. I calciatori passano dal modello pesante dipinto a mano a quello leggero detto “lightweight”; una trasformazione che farà storcere il naso ai puristi che reputano le nuove miniature ingiocabili. Questo però non inficia la popolarità del gioco tra i ragazzi e in quegli anni la squadra di calcio del Subbuteo diventa il regalo tipico da portare alle feste di compleanno delle scuole medie. A un certo punto il marchio godeva di una così grande popolarità che vennero prodotte anche versioni dedicate ad altri sport come il Rugby, l’Hockey e il Cricket.
Ma come dicono gli inglesi: “Tutte le cose belle hanno una fine” e negli anni ‘90 i videogiochi diventano il sistema preferito dai ragazzi per simulare il calcio. Agli inizi degli anni ‘90 la Hasbro acquista il marchio Subbuteo, ma questo non aiutò ad arrestare il declino: le copie vendute sono passate da 150.000 all’anno a 3.000 nel 2002 per raggiungere il minimo storico nel 2003 con solo 500 copie.
Nel 2005 viene tentato un rilancio con calciatori bidimensionali fotorealistici montati sulle tipiche basi a semisfera. L’esperimento si rivelò un fiasco e Hasbro concesse la produzione del gioco in licenza a Eleven Force che creò una nuova versione con pedine tridimensionali e permise a Subbuteo di entrare nel suo ottantesimo anno di produzione.
In Italia sono numero le associazioni nostalgiche dedite all’organizzazione di tornei all’“old Subbuteo” e nel 2018 anche nata la Lega Nazionale Subbuteo.
Oggi un ritorno di popolarità di questo particolare gioco da tavolo sembra un’utopia, a fronte della popolarità di videogiochi online come FIFA e PES, ma chi ha vissuto gli anni d’oro del Subbuteo sa bene che nulla potrà veramente riprodurre le emozioni uniche che quelle semplici schicchere riuscivano a regalare!
di Carlo Chericoni
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