Cimino in stato di grazia firma l’affresco definitivo sulla guerra del Vietnam
A 45 anni dalla sua prima uscita, “Il cacciatore” di Michael Cimino torna in sala in versione restaurata in 4K distribuito da Lucky Red. Capolavoro immortale del cinema mondiale, il film, uscito nel 1978, racconta la storia di una comunità russa, dove tre amici, operai in un’acciaieria e appassionati di caccia, dalle montagne della Pennsylvania vengono scaraventati nelle paludi del Vietnam. Una parabola classica in tre atti che immortala la vita del prima (il matrimonio, la festa, le speranze), del durante (la cattura, la prigionia, le torture, la roulette russa, la fuga), e del dopo (l’ospedale, il tentativo di salvataggio, il funerale). Un viaggio all’inferno e ritorno, con tre diversi esiti: la mutilazione fisica, quella psicologica, e quella emotiva. Inserito prima al 79° e poi al 53° posto nella classifica dei migliori film statunitensi di tutti i tempi dell’American Film Institute, “Il cacciatore” vinse all’epoca moltissimi riconoscimenti, tra cui 5 premi Oscar (Miglior film, Migliore regia, Miglior suono, Miglior montaggio e Migliore attore non protagonista a Christopher Walken). Ma tutto il cast è formidabile: dal protagonista Robert De Niro, volto di ruoli iconici di quegli anni, dal Travis Bickle di “Taxi Driver” di Scorsese del 1976 a Jake La Motta di “Toro Scatenato” del 1980, sempre di Scorsese, ancora oggi suo regista-feticcio, a John Savage, a John Cazale, per arrivare a Meryl Streep, allora compagna di Cazale, che proprio con questo film, dove viene ingaggiata dietro segnalazione di De Niro, inizia il suo lungo e ricco percorso di candidature all’Oscar.
Il film porta con sé una ulteriore storia tragica, quella di John Cazale: la produzione non voleva scritturarlo perché temevano che l’attore, devastato dal cancro ai polmoni, non riuscisse ad arrivare alla fine delle riprese. Fu ancora una volta De Niro, l’altra anima del film dopo Cimino, a intervenire offrendosi di pagare personalmente l’assicurazione per l’amico. Le sue scene furono girate per prime, e Cazale, interprete intenso che nella sua breve carriera ha lavorato solo con registi del calibro di Coppola, Lumet e Cimino, regalandoci personaggi folgoranti come Fredo de “Il padrino” e Salvatore de “Quel pomeriggio di un giorno da cani, si spense al termine delle riprese, senza riuscire a vedere la versione finale del film.
Come tutte le grandi narrazioni, il film porta con sé tanti significati: la caccia al cervo (il titolo originale del film è “The deer hunter”) si porta avanti rispettando l’animale, sparando un colpo solo per lasciargli la possibilità di scappare. La roulette russa viene utilizzata come simbolo del conflitto, dove la guerra è un gioco mortale, dove la vita vale una manciata di dollari, ci dice Cimino, autore anche del soggetto.
Mike (De Niro) è quello che cercherà di salvarli tutti. La sua etica della guerra per cui sparare significa qualcosa, resta intatta anche quando si trova in gabbia a giocare alla roulette russa contro il suo migliore amico Nick (Walken), che da quella gabbia mentale non uscirà mai più. Mike trascinerà Steven fuori dalla paralisi emotiva causata dalla paralisi fisica, e proverà fino alla fine a salvare Nick, sprofondato in un abisso di autodistruzione aggravato dalla droga. Mike è l’eroe e il film è il suo viaggio, al termine del quale non c’è nessun premio, solamente una bara e la sconfitta dell’America, i suoi figli sacrificati sull’altare dell’immagine della grande potenza mondiale al suono di “God Bless America”.
Girato in Thailandia tra mille difficoltà, dal colpo di stato alle piogge torrenziali, “Il cacciatore” si iscrive nella storia dei grandi film “terremotati”, come “Apocalypse Now” di Coppola, altro capitolo straordinario del racconto della guerra del Vietnam.
E tra i due, proprio perché “Apocalypse Now” gioca in un altro campionato, quello della trasfigurazione della guerra in una parabola pagana e lisergica, è “Il cacciatore” il film definitivo sulla guerra del Vietnam: dopo il grande successo di pubblico e critica, la United Artists offrirà a Cimino grande libertà per il film successivo, “I cancelli del cielo” del 1980, che si rivelerà un disastro commerciale (e pur rimanendo una delle grandi epopee della storia del cinema non si libererà mai della nomea di “film maledetto”) e porterà la casa di produzione al fallimento.
Cimino non riuscirà mai più ad avere tanto credito, e tra gli anni ‘80 e ‘90 dirigerà solamente una manciata di film: ancora oggi, il suo nome passa ingiustamente in secondo piano rispetto ai grandi maestri del cinema americano come Coppola, Spielberg, Scorsese, un Olimpo al quale Cimino appartiene a pieno titolo. “Il cacciatore” tornerà in sala il 22, 23 e 24 gennaio: i piacentini potranno rivederlo al Jolly2 di San Nicolò giocando a biliardo insieme a Mike, Nick e Steve sulle macerie imminenti dell’America, nell’allegria disperata di “Can’t take my eyes off you” di Frankie Valli.
di Barbara Belzini
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