Cringe, ghostare, dissing: tutte le parole della Generazione Alpha spiegate bene

 GLI ADOLESCENTI USANO UN CODICE SEGRETO, UN LINGUAGGIO FLUTTUANTE, UNA SORTA DI DIFESA DAL MONDO DEGLI ADULTI

“Ha postato cringe”. “Mi ha ghostato”. “Stai sciallo”. Quando si è circondati da adolescenti appartenenti alla Generazione Alpha (i nati tra la metà degli anni Dieci e i primi anni Venti del Duemila) che discutono tra loro, la sensazione provata è quella di sentirsi completamente spaesati. E magari di avere la necessità di possedere un traduttore simultaneo, che spieghi molte delle terminologie che i teenager usano con grande disinvoltura. Ogni generazione di giovani utilizza un linguaggio che riflette la sua anima fluttuante, che costruisce un’identità ben precisa generando una sorta di limen con il mondo degli adulti. Potremmo quasi definirlo un codice segreto, che serve a creare un senso di appartenenza e di comunità potentissimo tra i giovanissimi – ma anche una sorta di meccanismo di “difesa” per poter parlare in libertà anche in presenza degli adulti. Sono diversi i neologismi che vengono introdotti nel linguaggio comune proprio grazie agli adolescenti, e che acquisiscono un valore molto importante e che conferiscono una certa fluidità alla lingua italiana parlata. Partiamo con quello che, più di tutti in questi anni, è diventato sempre più usato e popolare: “cringe”. Con il termine “cringe” si intende qualcosa che viene ritenuto “imbarazzante o socialmente imbarazzante”, ma che al contempo genera anche disagio in chi osserva. L’aggettivo deriva dall’inglese (to) cringe, nell’accezione di “sentirsi imbarazzati e vergognarsi per qualcosa” (in origine: “rannicchiarsi”), e dal sostantivo cringe, inteso come “il fatto di sentirsi a disagio e in imbarazzo”. Secondo una recente ricerca condotta dal portale di corsi di inglese online Preply, che ha scandagliato i volumi di ricerca di Google nell’ultimo anno per determinare quante persone cercavano spiegazioni per la frase in slang, “cringe” è la parola che confonde maggiormente in Italia, con 919.920 ricerche nell’ultimo anno. A seguire, con 493.920 ricerche annuali, c’è la parola “NPC”: originariamente noto come abbreviazione di “Non-Player Character” (personaggio non giocabile) nei videogiochi, il termine viene ora utilizzato dalla Gen Alpha per descrivere qualcuno che agisce in modo prevedibile o che non ha personalità – proprio come accade con un NPC in un gioco digitale. Un’altra parola che viene usata con frequenza dalla Gen Alpha è il termine “ghostare”: dall’inglese “ghost” (fantasma), con questo verbo innovativo si intende “ignorare o interrompere improvvisamente i contatti con qualcuno”, atteggiamento spesso attuato attraverso i diversi canali social o i sistemi di messaggistica. La persona che “ghosta” sparisce all’improvviso dalla vita di una persona senza dare alcuna spiegazione; smette in modo repentino di comunicare con quel qualcuno – talvolta con l’intento di generare sensi di colpa o turbamenti nell’individuo che, suo malgrado, viene “ghostato”.

Il “ghosting” è un argomento che è diventato anche oggetto di dibattito in ambito psicologico: questo atteggiamento, infatti, genera in chi n’è vittima un senso di colpa o di inadeguatezza, spingendo quest’ultimo a scoprire il motivo e comprenderne le ragioni, spesso finendo per influenzare in modo negativo la sua autostima. Appena poche settimane fa si è consumata sui social (e non solo) una “battaglia” a suon di parole in rima tra il rapper/influencer Fedez e il rapper Tony Effe: questo scontro verbale è noto come “dissing”. Mutuato dall’ambiente hiphop, in particolare nella musica rap, per “dissing” si intende più precisamente una canzone che ha l’obiettivo di prendere in giro, criticare o addirittura insultare una o più persone, di solito appartenenti alla stessa scena musicale. Spulciando l’Enciclopedia Treccani, si scopre che il termine deriva dall’inglese dissing, che è una voce originaria del vernacolo afro-americano – per poi diffondersi nella cultura hip-hop – probabilmente ricavata per scorciamento da (to) disrespect (‘mancare di rispetto’).

Il “dissing” non va però confuso con il “beef” che, invece, è una vera e propria faida tra due Rapper o due fazioni di MC – come accade, ad esempio, nel caso del film “8 Mile” (2002), che vede come protagonista il cantante rap Eminem. E invece, cosa vuol dire “Karen”? Oltre ad essere un nome proprio di persona di provenienza anglofona, “Karen” è entrato nel vocabolario contemporaneo come termine gergale tipicamente usato per riferirsi a una donna bianca (comunemente casalinga) della classe media, solitamente di mezza età fortemente presuntuosa ed esigente, ma soprattutto poco avvezza ai problemi della gente comune. In altre parole, la reincarnazione dei “boomer” al femminile, almeno secondo quella che è la visione del mondo delle generazioni più giovani. Rispetto alla sua etimologia, le fonti non sono molto chiare: a quanto riportato su Reddit, ad esempio, il termine “Karen” si ispira al nome di un personaggio della pellicola, divenuto oramai un cult, “Mean Girls” (2004); altre fonti riconducono la parola al film di Martin Scorsese “Quei bravi ragazzi”, in cui Karen Hill è la donna ingenua che si innamora di un gangster senza scrupoli. Più accreditata è l’idea che il termine nasca dall’intuizione di un utente di Tumblr, che, guardando uno spot pubblicitario di Nintendo, avrebbe affibbiato quel nome generico a una ragazza presente nella pubblicità, per nulla vicina ai canoni dei videogiocatori.

Oggi con la parola “Karen” si intende, più nello specifico, una donna di mezza età (il nome Karen è tra i più diffusi tra le donne nate tra il 1951 e il 1968 negli Stati Uniti), caratterizzata da modi bruschi con cui si rivolge al personale di servizio, solitamente considerato colpevole di “non trattarle con giuste e speciali accortezze”. E invece, cosa si intende per “simp”? No, non è il diminutivo di “simpatico”, ma è un termine gergale utilizzato su internet, con cui si descrive qualcuno che mostra eccessiva simpatia e attenzione verso un’altra persona, in genere verso qualcuno che non ricambia gli stessi sentimenti, e che è alla ricerca di affetto o di una relazione sessuale. In altre parole, un “simp” è una persona eccessivamente sdolcinata nei confronti di un’altra persona, di cui vuole conquistarne l’affetto. E poi c’è il verbo “shippare”. Quante volte è capitato di sentire un adolescente dire “Quanto shippo quei due personaggi di un anime o di una serie tv”? In questo caso, la Gen Alpha intende “sperare che due persone diventino una coppia”, spesso nei fandom. La parola deriva dall’abbreviazione del termine inglese “relationship” (relazione), e serve per affermare il proprio coinvolgimento emotivo per il crescente sviluppo di una relazione tra due personaggi. Siete pronti a sentirvi preparati e all’altezza di intraprendere una conversazione con i Gen Alpha, senza sentirvi fuori posto?

di Fabrizia Malgieri

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