Cuore di tenebra, quella linea d’ombra che ispira i videogame
Cuore di tenebra (Heart of Darkness, 1899) è la celebre opera dello scrittore Joseph Conrad, in cui viene raccontato il viaggio del protagonista Charles Marlow verso il cuore dell’Africa, sulle tracce di un misterioso uomo di nome Kurtz. Attraverso questo viaggio emergono le numerose tenebre che risiedono nel cuore dell’animo umano e viene appianata la distanza tra il mondo “civilizzato” e quello “selvaggio”, visto che gli umani condividono lo stesso, tenebroso destino in entrambi i casi. Il romanzo, che fa tutt’ora dibattere la critica, è anche noto per aver ispirato il film Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, che ha modificato l’ambientazione della storia, scegliendo il Vietnam.
Chi segue assiduamente il medium videoludico, però, sa che ci sono anche due videogiochi che traggono ispirazione dal capolavoro di Conrad. Il primo è Far Cry 2 (2008) di Ubisoft, in cui si gioca nei panni di un mercanario che raggiunge un Paese centrafricano dove imperversa la guerra civile, con l’obiettivo di fermare lo Sciacallo, un trafficante d’armi che rifornisce le due fazioni. I legami con Heart of Darkness sono espliciti, come nella missione finale di Far Cry 2, chiamata proprio Cuore di tenebra, in cui lo Sciacallo, il nemico inseguito per tanto tempo, rivela di voler debellare la “malattia” della violenza. Per fare ciò, eliminerà sé stesso, i leader delle due fazioni e il personaggio controllato da chi gioca. La malattia come rimando a una più generale e debilitante condizione esistenziale è peraltro qualcosa che ritorna più volte nell’opera di Conrad e che Far Cry 2 introduce fin da subito, quando all’inizio del gioco il protagonista contrae la malaria. Una malattia concreta che apre le porte alla riflessione sul male tenebroso, meno evidente ma più pericoloso, che attraversa il conflitto.
Qualche anno dopo Far Cry 2 è toccato a un altro videogioco, Spec Ops: The Line (2012, di Yager Development) riprendere in modo forse ancor più esplicito Cuore di tenebra. In questo sparatutto si gioca nei panni di Martin Walker, un eroico soldato statunitense in missione con due suoi compagni di squadra.
Il trio è stato inviato a Dubai, che è rimasta isolata dal resto del mondo a causa di una colossale tempesta di sabbia. Il loro obiettivo è ritrovare il colonnello John Konrad, di cui si sono perse le tracce. Al di fuori della somiglianza Konrad/Conrad, il legame con il Kurtz di Cuore di tenebra è un primo richiamo abbastanza evidente.
Ma le cose si fanno interessanti col proseguimento dell’avventura, che mira a decostruire l’immaginario “hollywoodiano” degli eroici soldati americani, spingendo il capitano Walker lungo un percorso fatto di scelte sempre più discutibili. Pur di portare a termine il suo incarico, infatti, Walker ricorre a qualsiasi mezzo, arrivando a bombardare un gruppo di civili con il fosforo bianco. Alla fine, quando il protagonista raggiunge – da solo, senza più i suoi compagni – il misterioso Konrad, arriva la tremenda rivelazione finale. Per tutto il tempo, Walker ha solo creduto di sentire via radio la voce del colonnello, e i giocatori che ne hanno assunto il punto di vista sono stati trascinati in questo stesso inganno. Konrad è in realtà morto da tempo e tutte le decisioni prese da Walker sono il risultato della sua distorta percezione della realtà. Nella sua mente, l’uomo si è figurato come un eroe e ha voluto agire come tale a tutti i costi, finendo però per sprofondare sempre di più nelle tenebre. Si era immaginato come il portatore di luce, che giunge dal “mondo civilizzato” per illuminare i “selvaggi”, ma si è invece rivelato un emissario dell’oscurità che accomuna gli esseri umani ovunque. Che cosa vuol dire il titolo di questo videogioco? Perché si chiama Spec Ops: The Line? Viene spiegato qui, nel finale, in cui vengono presentate a Walker (e a chi gioca) alcune opzioni. Seguendo una di queste scelte, il protagonista ricorda una frase che Konrad gli disse in passato, a proposito di una linea che “gli uomini come loro” devono oltrepassare. Una linea da cui non si torna indietro. Una volta osservato, nell’orrore della guerra, il cuore oscuro dell’animo umano, il ritorno alla vita di prima è precluso. Se si è fortunati, diceva il generale Konrad, si porta a compimento il proprio dovere e poi si muore. Altrimenti bisognerà portarsi dietro il ricordo di quell’esperienza infernale.
di Francesco Toniolo
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