Dieci secondi prima della fine del mondo insieme al tuo amore

Immagina che la fine del mondo stia per arrivare. Hai solo pochi secondi, poi tutto sarà finito. Dieci secondi, per essere precisi. Un tempo estremamente limitato, troppo breve per potersi permettere il lusso di pensare al da farsi. Ti trovi insieme alla persona che ami, è lì, proprio al tuo fianco. Che cosa farai? In che modo utilizzerai quei pochi secondi residui? Questa è la premessa alla base di un videogioco davvero peculiare: Queers in Love at the End of the World, giocabile gratuitamente sulla piattaforma Itch.io.

Il videogioco è stato realizzato da Anna Anthropy nel 2013, in occasione di una game jam (un evento in cui si realizza un gioco in pochi giorni, solitamente seguendo un tema specifico). Anthropy, nota online anche con il nome di Auntie Pixelante, è l’autrice del libro Rise of the Videogame Zinesters (2012), in cui ha mostrato come un numero crescente di persone, con diversi background, si sia messo a realizzare videogiochi. Le loro opere non sono necessariamente dei prodotti commerciali, né mirano a esserlo. Sono, invece, un nuovo e potente mezzo espressivo per parlare di sé, di temi particolarmente cari. Un mezzo che è passato attraverso una democratizzazione dello sviluppo, grazie a cui le risorse per realizzare videogiochi sono più semplici e accessibili rispetto al passato. Si parla, come intuibile, di progetti contenuti. Nessuna persona è in grado di realizzare da sola il nuovo Assassin’s Creed o il prossimo Call of Duty. Ma anche queste persone potranno raccontarsi attraverso un’opera videoludica. Molti giochi di Anna Anthropy vanno proprio in questa direzione e la sua storia della coppia davanti alla fine del mondo non fa eccezione.

Queers in Love at the End of the World contrasta le aspettative dei videogiocatori. In fondo, siamo davanti a una visual novel, uno di quei videogiochi narrativi in cui si compiono delle scelte per mandare avanti una conversazione. E, di solito, nessuno ci mette fretta, in una visual novel. Le persone amano scegliere con calma il percorso da seguire. Tuttavia, questo è un lusso che non ci possiamo permettere, di fronte all’apocalisse. Ci conviene sfruttare al meglio quei pochi secondi che rimangono. Abbiamo al nostro fianco la persona che amiamo: è già molto più di quel che potremmo sperare. Forse non faremo la scelta migliore di tutte, ma avremo fatto qualcosa. Avremo abbracciato quella persona, le avremo dato un bacio, o altro ancora.

Vale anche la pena sottolineare il “Queers” presente nel titolo, perché ha più di un significato. Nella sua immediatezza, serve a sottolineare il fatto che le due persone che compongono questa coppia potrebbero essere una qualunque combinazione di individui. Fermandosi qui, però, il tutto sarebbe alquanto banale. Quel termine serve invece a ricordare che lo stesso scorrere del tempo, all’interno di questo videogioco, è “queer”. È divergente, non convenzionale, atipico. Viviamo più e più volte (perché sicuramente riproveremo il gioco, non ci fermeremo al primo tentativo) la fine del mondo in pochi secondi. Un rapido e straniante loop che rompe lo scorrere lineare del tempo, in cui la “fine” arriva una volta sola. Se i videogiochi ci hanno abituati alla ripetizione, Queers in Love at the End of the World è uno di quei casi che rende il tutto ancor più estremo, con i suoi dieci, brevissimi, intensi secondi da rivivere più e più volte.

di Francesco Toniolo

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