Eddie Vedder pubblica “Earthling” e non ha bisogno di alcuna pagella
Sono grata a Eddie Vedder per aver pubblicato un album solare, di cui c’era bisogno in questo momento storico. Il messaggio, sebbene i testi siano tutt’altro che banali, è musicalmente lieve, melodico, dedicato. I riferimenti sono espliciti, tantissimi e arrivano anche dalla presenza di ospiti extralarge. Come Ringo Starr nella beatlesiana, e gradevolissima, “Mrs. Mills”. Cito un solo brano di quelli contenuti in “Earthling” – anticipato dall’omaggio a Tom Petty, “Long way”, singolo da me altrettanto apprezzato – perché tutti stanno spendendo troppe liste inutili e molti ragionamenti su quest’album di Vedder. Alcuni dei quali sembrano sempre fatti con lo stesso stampino, quello con cui si parametra ogni “sbadiglio” di Bruce Springsteen o di altri Big: il confronto con il passato, con gli album precedenti, con le proprie aspettative… ma tutto questo, nulla c’entra con il fatto che un artista come Vedder (che non ha nulla da dimostrare, e credo proprio che su questo possiamo trovarci tutti d’accordo) abbia avuto voglia di produrre canzoni più luminose, eteree, easy listening. A cambiare non è Eddie, ma lo stile di un disco nato e registrato con un taglio preciso. E’ quindi un progetto, ben riuscito, costruito su un’idea musicale strutturata, e di certo non sul nulla. Che vi piaccia o meno.
Forse allora, al di là dei gusti, l’eccessivo livore del dibattito che si è levato attorno a “Earthling”, le cui canzoni spero di riascoltare dal vivo insieme a quelle più struggenti e sofferte del Vedder precedente, dimostra una cosa: ad essere invecchiato non è tanto il rock (o il grunge qualsivoglia), ma i suoi fedeli.
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