Elogio dei Festival
Le cose più belle dei Festival, al di là del concorso, dei premi, delle star, dei calendari di proiezioni serrati che i giornalisti devono seguire e inseguire, sono le sorprese inaspettate.
A Cannes, in questi giorni, incuriosita da una coda per una proiezione che non avevo messo in programma, mi sono infilata alla cieca alla prima di “Serre-moi fort” (“Stringimi forte”) di Mathieu Amalric (che poi colpevolmente ho scoperto far parte della prestigiosa nuova sezione Cannes Premiére, dedicate ad autori di chiara fama, le cui proiezioni sono introdotte da Thierry Fremaux in persona) e ho scoperto un autore intelligente e sperimentale, che sarebbe stato bello vedere (e premiare) in concorso.
Amalric è un attore notissimo del cinema francese, ma non avevo mai visto nulla dei suoi lavori da regista e non so nemmeno se sono mai arrivati in Italia.
Devo infatti aggiungere che per chi, come la maggior parte della stampa non francese, vede quello che arriva in Italia, ovvero gli autori famosi e premiati oppure le commedie, rimane tanto cinema locale di grandissimo valore da scoprire.
“Serre-moi fort” è un film dalla struttura complessa, che sembra raccontare una storia tragica e che invece ne racconta un’altra anche più tragica, che trova un modo NUOVO lo ripeto NUOVO di costruire la struttura narrativa, di usare il cinema, le voci off, le storie incrociate.
Qualcosa della costruzione molto innovativa di questo film mi ha ricordato “Ricordi?” di Valerio Mieli, e “Nuestro tiempo” di Carlos Reygadas, due titoli che ho amato moltissimo. Fortuna a parte, speriamo che esca in Italia, perché è un autore decisamente notevole.
Ne approfitto per sfatare un mito, quello di Venezia festival accogliente, con i titoli in concorso disponibili per il pubblico pagante, e di Cannes festival rigido solo per addetti ai lavori.
Più che rigido, Cannes è scomodo con le sue sale sparse per chilometri, ma, al contrario di Venezia, Cannes offre infinite possibilità di visione gratuita al suo pubblico di cinefili che volendo può guardarsi gratis ad esempio tutta la sezione collaterale della Semaine, dove passano i cineasti del futuro, nella sala apposita, e i film in concorso a pagamento nei circuiti decentrati. I ragazzi possono farsi un pass di tre giorni con accesso libero a tutte le proiezioni, e le proiezioni gratuite sulla spiaggia ti fanno venire voglia di urlare “Vive la France”.
Non saprei dirlo con altre parole, quasi come fosse una preghiera: se ne avete l’occasione e la possibilità, andate ai Festival, grandi e piccoli (ce ne sono tantissimi anche in Italia) infilatevi nelle sale alla cieca, lasciatevi stupire, uscite, esercitate il vostro diritto di avere un’educazione culturale.
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