«Fallout ha successo perché viene rispettato il materiale originario»
Ella Purnell è l’attrice che interpreta Lucy MacLean nella serie televisiva Fallout, disponibile da pochi giorni. Durante un’intervista, le è stata fatta una domanda in apparenza banale, ma in realtà molto significativa. Le hanno chiesto se avesse giocato alla serie di videogiochi Fallout, da cui è stata tratta l’omonima serie tv in cui lei ha recitato. Purnell risponde che, sì, ovviamente ci ha giocato per potersi documentare al meglio. Al che la persona che la sta intervistando chiede se tutto ciò sia stato una perdita di tempo.
Questa domanda potrebbe essere intesa in almeno due modi differenti, che probabilmente coesistono tra di loro. Secondo l’intervistatore, giocare a Fallout potrebbe essere una «perdita di tempo» perché è quel che sono i videogiochi, oppure perché documentarsi sul materiale originario significa sprecare tempo ed energie in qualcosa di inutile. La risposta di Ella Purnell è netta: non lo è stato per niente, perché bisogna avere un profondo rispetto per il materiale di partenza, quando si lavora su un adattamento. Questa risposta, che è stata molto commentata e apprezzata, aiuta a comprendere il successo che sta sperimentando la serie tv di Fallout. Essa è pensata per poter conquistare un nuovo pubblico, quello che non conosce i videogiochi da cui è tratta, ma non tradisce l’appassionato storico, quello che ha apprezzato i vari capitoli di questa saga videoludica postapocalittica. A voler ben vedere, gran parte dei recenti adattamenti che raggiungono il successo hanno proprio seguito questa strada. Un rispetto verso il materiale originario che non va però a fossilizzarsi solo sui fan storici, ma sa comprendere cosa c’è al cuore di una storia, per trasporla in un altro medium e raccontarla ad altre persone. Seppur con modalità differenti e parlando a un altro genere di pubblico, il Super Mario Bros. – il film dell’anno scorso è andato esattamente in questa direzione: un prodotto gradevole tanto per il fan storico quanto per il genitore che accompagna i figli al cinema. Non a caso, ha raggiunto un incasso considerevole.
Anche il film di Five Nights at Freddy’s – che pure ha una storia semplicissima, persino banale – ha centrato questo obiettivo. La serie televisiva di The Last of Us ha portato molte persone a scoprire la storia dell’omonimo videogioco, senza deludere gli appassionati.
Volendo anche mettere da parte simili risultati, sembrerebbe ovvio che bisogna conoscere a fondo il materiale originario, quando si realizza un adattamento, fosse anche per andare poi a “tradirlo”, prendendo una strada differente. Ma, anche in questo caso, la deviazione dall’originale nascerebbe da una grande consapevolezza di quelli che sono i punti di forza e di debolezza della storia. Perché, allora, così tante persone hanno esultato quando Ella Purnell ha detto di aver studiato a fondo i videogiochi di Fallout? Perché negli ultimi anni sono emerse diverse interviste ad attori e addetti ai lavori vari che, davanti agli adattamenti, confessavano candidamente di ignorare del tutto la storia originaria. Soprattutto quando all’origine c’era un videogioco, ma ci sono anche stati molti casi differenti, per cui non si può nemmeno parlare soltanto di un pregiudizio verso le narrazioni videoludiche. E se è vero che essere fan può annebbiare il giudizio critico, scegliere volutamente di ignorare il materiale originario è una scelta miope, che spesso ha portato i prodotti alla rovina.
di Francesco Toniolo
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