Gli intramontabili Pokémon, i più amati “pocket-monster” dei videogiochi (e non solo)

SONO IN PROCINTO DI CELEBRARE IL LORO 30° ANNIVERSARIO MA CONTINUANO A RISCUOTERE UN ENORME SUCCESSO

Se c’è una tendenza che stenta ad attenuarsi, senza dubbio è quella legata ai Pokémon. I “mostriciattoli tascabili” – ideati dall’autore di videogiochi giapponese Satoshi Tajiri – venivano pubblicati per la prima volta in Giappone il 27 febbraio 1996, dando vita ad uno dei franchise più longevi e amati di sempre. Già, perché pur essendo nati come un videogioco, i Pokémon si sono trasformati nel tempo un fenomeno culturale trasversale, che racchiude in sé film, giochi di carte collezionabili, gadget e serie tv.

Proviamo a dare qualche numero, giusto per comprendere l’effettiva portata di questo prodotto culturale: oltre 60 videogiochi, oltre 20 film e centinaia e centinaia di episodi televisivi che hanno trasformato quella che era una passione infantile del loro creatore in un business multimilionario con milioni di fan in tutto il mondo. Ma come sono nati i Pokémon? Da bambino il loro creatore Satoshi Tajiri nutriva una grande passione: vivendo in un sobborgo di Tokyo, spesso trascorreva ore negli stagni, nei campi e nelle foreste limitrofi per andare a caccia di insetti. Collezionarli, etichettarli e conoscere ogni loro qualità era diventato un hobby quasi ossessivo per il piccolo Satoshi, al punto che gli amici gli affidarono un buffo nomignolo, quale “dottor insetti”.

E poi arrivarono gli anni Settanta, e con questi la necessità di Tokyo di espandersi come metropoli: i campi, gli stagni e le foreste del circondario vennero lottizzati e trasformati in terreni edili dove costruire nuovi appartamenti per accogliere i tanti giapponesi che iniziarono a spostarsi nella Capitale. Fu proprio questo evento – a cui si unì presto una grande passione per i videogiochi, nata giocando a “Space Invaders” nelle sale giochi – che Satoshi Tajiri iniziò a concepire l’idea di quelli che saranno, vent’anni dopo, i suoi Pokémon; e questo perché, a fronte di un crescente fenomeno di urbanizzazione delle zone rurali, Tajiri si rese conto che i bambini del futuro non avrebbero potuto catturare e collezionare insetti come il sé bambino. Perché non farlo, a questo punto, attraverso un videogioco? E il resto, si sa, è storia.

Per i meno informati, proviamo a raccontare il concept sotteso ai Pokémon: nei panni di un aspirante allenatore di Pokémon, i giocatori devono compiere un viaggio per aiutare il Prof. Oak a stilare un dettagliato elenco di piccole creature che abitano nel circondario attraverso un apparecchio tecnologico chiamato Pokédex. Quanto meno nei primi due giochi, i mostriciattoli totali da catturare sono 150 – numero che, andando avanti di iterazione in iterazione, è aumentato a dismisura – e per farlo, l’aspirante allenatore si farà aiutare da un Pokémon fornito dallo stesso Oak (il giocatore può sceglierne uno tra tre, che cambiano in base al tema del capitolo), che affronterà i Pokémon selvatici in piccoli combattimenti affinché diventino mansueti e possano essere catturati e rinchiusi in un minuscolo gadget noto come Sfera Poké, e poi catalogati in un apposito dispositivo elettronico chiamato Pokédex. Oltre a collezionare i Pokémon, i giocatori sono chiamati a sfidarsi in apposite arene contro i Capi-Palestra (allenatori Pokémon oramai veterani), che permettono loro di aspirare al titolo di Allenatore Pokémon.

Il primo videogioco della serie è Pokémon Rosso/Verde (in Europa e nel resto del mondo, si chiama Pokémon Rosso/Blu e arriverà solo nel 1999) e, ad oggi, è la coppia di videogiochi più venduta della serie, con oltre 31 milioni di copie. Combinate con quelle di Pokémon Giallo (oltre 14.5 milioni di unità vendute), sequel di Rosso e Blu, le vendite superano quota 47 milioni, permettendo al gioco di essere al settimo posto nella classifica dei videogiochi più venduti di tutti i tempi.

Nel complesso, stando agli ultimi dati raccolti in termini di vendite, i diversi videogiochi della serie Pokémon hanno venduto, al 2014, oltre 260 milioni di copie, rendendolo il secondo franchise videoludico per volume di vendite dopo Super Mario di Nibtendo. Invece, secondo le stime aggiornate al 2013 diffuse da The Pokémon Company – l’azienda creata attorno al franchise Pokémon – il franchise ha generato introiti per 4000 miliardi di yen (oltre 25 miliardi di euro), di cui 1800 in Giappone e 2200 all’estero. A marzo 2024 The Pokémon Company ha dichiarato di aver venduto oltre 480 milioni di videogiochi. Quando si parla di Pokémon, tra le creature tascabili più famose e che, senza dubbio, sono entrati a far parte della cultura pop c’è Pikachu. Il buffo roditore, che appartiene alla categoria dei Pokémon elettrici, è diventato nel tempo un’icona nonché la mascotte della serie videoludica Pokémon, e questo anche grazie alla popolarità raggiunta dalla serie televisiva a cartoni animati trasmessa in Italia a partire dai primi anni Duemila. Pikachu, infatti, era il Pokémon in “dotazione” al protagonista della serie, Ash Ketchum, che viene affidato all’aspirante allenatore in quanto l’ultimo rimasto nel laboratorio del Professor Oak. Non tutti sanno che, in realtà, pur essendo diventato uno dei Pokémon più popolari, Pikachu non è stato il primo ad essere inventato: il primato, infatti, spetta a Rhydon, un Pokémon di tipo Terra/Roccia. Nonostante all’interno del Pokédex sia il numero 112, a detta del lead designer Ken Sugimori, Rhydon è stato il primo Pokémon mai creato in assoluto.

La sua prima apparizione è datata 1996, ai tempi del lancio di “Pokémon Rosso/Verde/Blu”. Tuttavia, nonostante non sia stato il primo Pokémon ad essere inventato, Pikachu resta uno dei simboli della serie, consacrazione arrivata anche attraverso diverse iniziative che si sono susseguite negli anni. Ad esempio, nel 2001, una piccola isola del Pacifico Niue, con una popolazione di appena 1190 abitanti, ha dedicato al Pokémon giallo una moneta commemorativa da un dollaro – a cui poi, successivamente, si aggiunsero anche quelle di altri Pokémon iconici quali Meowth, Squirtle, Bulbasaur e Charmander. Non solo: il fenomeno di Pikachu è riuscito a varcare i confini del mondo della cultura popolare, andando a influenzare anche il mondo scientifico. Esiste, infatti, una proteina – chiamata non a caso pikachurina, proprio per rendere omaggio al personaggio – che è presente negli esseri umani e viene utilizzata per trasmettere impulsi elettrici dagli occhi umani al cervello. Scoperta da un gruppo di scienziati nipponici, il cui team si occupa di studiare gli impulsi elettrici, la proteina venne così battezzata pikachurina, proprio per rendere omaggio alle capacità elettriche del Pokémon. E sempre a proposito di Pikachu, esiste al mondo una delle carte più rare in assoluto che fa gola, ovviamente, a tutti i collezionisti amanti dei pocketmonster: in particolare, si tratta di una carta realizzata in oro 24 carati dal peso di 11 grammi, che venne diffusa in Giappone in edizione limitata nel 2018. In realtà, la carta non era acquistabile liberamente, ma era ottenibile dagli appassionati solo attraverso un’apposita lotteria, ovviamente dietro un lauto pagamento: i fortunati vincitori potevano, infatti, acquistare la carta a 220.000 yen (poco più di 2.000 dollari). Inutile dire che, trattandosi di una carta in edizione limitata, è attualmente difficile da reperire, se non attraverso aste. Una delle ultime carte gold di Pikachu è stata battuta all’asta nel 2019, dove è stata venduta per 8.300 dollari. Se pensavate che la carta oro di Pikachu bastasse a raccontare quello che è il fenomeno dietro ai Pokémon, forse è perché non siete al corrente di un’altra carta molto ambita dai giocatori, ossia la carta Pikachu Illustrator. Tra le ultime aste di successo di Pikachu Illustrator, c’è quella di un acquirente americano che ha speso 250.000 dollari per entrare in possesso di questo pezzo da collezione. L’aspetto sbalorditivo dietro al successo di questa carta è che, in realtà, Illustrator Pikachu non ha abilità o valore reali negli ambienti competitivi dei tornei, ma semplicemente si congratula con il vincitore e lo riconosce come un illustratore di carte Pokémon ufficialmente autorizzato. Un po’ come la carta gold, è un prodotto molto rara: al mondo ne esistono solo 20 esemplari, di cui solo metà sono in buone condizioni. Chissà se scavando in soffitta nella scatola dei ricordi dell’infanzia c’è proprio una di quelle carte Illustrator Pikachu ad attendervi…

di Fabrizia Malgieri

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