Gli Stradivari dialogano con le Stratocaster per la prima volta a Cremona Musica

Quando si parla di musica rock, inevitabilmente si parla anche di strumenti musicali. E se la chitarra è il simbolo indiscusso, allora sappiate che esiste una storia e una progettazione artigianale innovativa anche per quanto riguarda le chitarre elettriche.
E proprio la liuteria elettrica, con una grande esposizione di 6 corde vintage di alcuni tra i più grandi musicisti del Novecento, sarà protagonista, per la prima volta, dal 27 al 29 settembre alle Fiere di Cremona, dove la tradizione abbraccerà la storia e il futuro che avanza, alla prima edizione di Electric Sound Village, al’interno di Cremona Musica International Exhibition and Festival (la manifestazione fieristica più importante per gli strumenti musicali d’alta qualità).
A ideare questo nuovo spazio, che crea un dialogo tra Stradivari e Stratocaster, con la tradizione e gli importanti equilibri di un territorio la cui vocazione per la musica e la liuteria è nota in tutto il mondo – specialmente per i violini – è Stefano Prinzivalli, alla direzione dell’Electric Sound Village, già responsabile Ufficio marketing alla Fondazione Museo del violino Antonio Stradivari Cremona dal 2013 e uno degli animatori delle associazioni di riferimento in Italia per il vintage e la storia della musica rock: Vintage Authority Aps e Made in rock Aps.
All’interno di Made in rock, con tanto di partecipazione diretta al grande evento, c’è anche il noto collezionista piacentino Mariano Freschi, che ormai da anni si impegna perché nel nostro territorio possa trovare spazio un Museo o una Casa del Rock.
A Prinzivalli chiediamo di anticiparci cosa troveranno i visitatori e gli appassionati che andranno all’Electric Sound Village. Si partirà dalla liuteria elettrica, espressività e originalità con amplificatori, cavi, pedali effetti, tecnologie e conoscenze scientifiche in questo ambito, e si proseguirà con strumenti vintage – dagli anni ‘50 agli anni ‘70 – con approfondimenti sulla loro nascita e sul ruolo assunto come modelli di riferimento. Inoltre ci saranno pezzi preziosi di collezioni, il tutto arricchito da contenuti e approfondimenti proposti dai vari espositori. Dulcis in fundo, gli strumenti potranno essere provati in cabine insonorizzate.


Cuore dell’esposizione sarà una parte consistente della collezione di Mariano Freschi e di Made in rock, appartenuti o suonati da leggendari artisti: bassi e chitarre di John Entwistle degli Who, di Sting, di Glenn Hughes dei Deep Purple, di Roger Glover e amplificatori utilizzati da Led Zeppelin, Pink Floyd, Rolling Stones. Infine ci sarà anche un prototipo di chitarra Fender unica al mondo, autografata da tutti i membri degli Iron Maiden e la Ibanez utilizzata da Steve Vai, tra poster e locandine d’epoca.
«In questa edizione 2024, in previsione di uno spazio dedicato per il prossimo anno, avverrà l’incontro e il dialogo fra la chitarra elettrica e gli strumenti di liuteria classica in modo che possa scoccare una scintilla che possa accendere un dialogo, oggi più che mai necessario».
E Stefano Prinzivalli, annuncia che, tra le altre perle, in mostra ci sarà la prima chitarra di B.B. King, una Stratocaster.


«È da 12 anni che lavoro a questa iniziativa. Mi occupo del marketing del Museo del violino e tramite il mio lavoro, chiaramente ho conosciuto le dinamiche e i punti di forza di questo grande universo, dettagli che però a volte diventano dei punti fermi e precludono il poter entrare in contatto con altre strade – prosegue il direttore -. Un po’ come quando si parla di territorio verdiano: è importantissimo, intendiamoci, ma a volte ci si chiude un po’ nel senso che non esiste solo Verdi. È ovvio che bisogna trovare una formula perché avvenga un’evoluzione anche nei sistemi e nei generi musicali e artistici. Per me era importantissimo preservare la storia e la tradizione, ma la liuteria elettrica proviene proprio da quei principi, da quella scuola antica… quindi, perché non includerla? Noi trasliamo questi principi a partire dalla liuteria classica, ma anche alle chitarre vintage e contemporanee, dando spazio al prezioso lavoro artigianale di chi opera nel campo della liuteria elettrica, i tanti liutai che portano avanti quest’ultima. In mostra c’è questo mix proprio per dare la possibilità al pubblico di entrare in contatto anche con questo mondo».
Segnaliamo inoltre, domenica 29 settembre alle 15 all’Open Stage, la performance di Giuseppe Scarpato, chitarrista storico e produttore di Edoardo Bennato.

S’intitola “Pagine di rock” ed è un bellissimo volume, stampato in carta plastificata e con colori fedeli ai magazine originali, a cura di Made in rock (www.madeinrock.it), firmato dal collezionista ed esperto piacentino Mariano Freschi. Contiene le foto, con una esplicativa parte scritta, delle copertine più famose di numeri storici di riviste vintage originali: da Rolling Stone a Melody Maker, Disc Magazine, New Musical Express, Sounds ed altri.
A introdurre il libro due scritti di Mariano Freschi e Stefano Prinzivalli. Dall’inizio dell’epopea dei grandi concerti-raduni all’assassinio di uno dei più importanti personaggi della storia del rock. Monterey, Woodstock, Altamont, Isola di Wight, concerto per il Bangladesh, Hard Rock, l’avvento del progressive, l’esplosione del punk…
«Definire un tempo nel rock può essere un limite – sostiene Freschi – ma in questo caso vogliamo considerare un periodo storico che ha avuto un’influenza notevole sul mondo dell’arte e sulle generazioni che hanno vissuto quell’epoca, quel sogno. Le copertine scandiscono i momenti più importanti di quegli anni e in alcuni casi riportano immagini di fotografi famosissimi che ci mostrano sotto una luce diversa quei protagonisti. L’intera collezione di riviste consiste in più di 5mila magazine. Ho voluto selezionarne più di 200 per condensare un numero limitato di documenti, una esposizione che fosse rappresentativa e che svolgesse al contempo una efficace testimonianza di quella fantastica epopea».


«La storia del nostro quotidiano passa anche da queste riviste, dalle immagini evocative di un preciso periodo storico, artistico, musicale e sociale», spiega Prinzivalli. E prosegue citando «nomi entrati nella consuetudine e nella riconoscibilità di ciò che è rock in tutte le sue declinazioni: Rolling Stones, Led Zeppelin, The Doors, The Who…». In quella che si può definire «era “on the web”, queste riviste assumono ancora più valore di documenti storici: in quegli anni erano il mezzo migliore e più alla portata di tutti, per avere informazioni. Esisteva allora un pubblico desideroso di fermento artistico e culturale, per una musica che avrebbe per sempre lasciato traccia del suo passaggio». Parte di quel pubblico, oggi, è ancora qui a “contagiare” tantissimi giovani.

di Eleonora Bagarotti

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