I presidenti degli Stati Uniti e la musica

A proposito di elezioni presidenziali negli Stati Uniti, oggi è il gran giorno. Ripenso all’America, immensa terra che amo moltissimo in quanto ha generato e fatto crescere tantissimi generi artistici e musicali. Nel corso della storia, alcuni presidenti non solo amavano la musica ma la suonavano, sostenendola nella loro mission politica.
Thomas Jefferson, il terzo presidente degli Stati Uniti, ad esempio alternava, secondo alcuni storici, la stesura della Dichiarazione d’Indipendenza allo studio del violino. Ne possedeva tre, uno dei quali costruito dal maestro liutaio Nicolò Amati, con i quali interpretava brani di Haendel, Vivaldi e Boccherini.

John Quincy Adams, il presidente numero 6, suonava invece il flauto traverso, dopo aver preso lezioni di pratica musicale a Harvard. Durante la sua presidenza, la musica iniziò ad avere uno spazio sempre maggiore nelle cerimonie ufficiali.
John Tyler, il presidente numero 10, da giovane tenne alcuni concerti come violinista, spinto ad intraprendere gli studi musicali classici dal padre. Durante la sua presidenza, alle cene ufficiali intratteneva la sua famiglia e gli ospiti con le sue performance.
Warren G. Hardin è stato il 29esimo presidente degli Stati Uniti. Nutriva una passione per il trombone e il basso tuba, che suonò in pubblico alla Convention per festeggiare la sua elezione.
Harry Truman, il presidente numero 33, cinquant’anni prima di Bill Clinton soffiò dentro a un saxofono all’Arsenio Hall Show. Del resto, Truman iniziò a studiare pianoforte a 5 anni e suonò entrambi gli strumenti per il resto della sua vita, affrontando grandi classici come Chopin e Beethoven, ma anche compositori più moderni come George Gershwin.

Anche Richard Nixon, il discusso presidente numero 37, era un pianista. E nonostante la sua avversione contro i rocker e la “musica moderna”, strimpellava anche il sax, il violino, il clarinetto e la fisarmonica a un buon livello, dopo studi di pratica strumentale, teoria e solfeggio.


Quindi, com’è noto, arriviamo al saxofonista Bill Clinton, il presidente numero 42, che da studente cantò anche in un coro e ben presto divenne saxofonista nella Arkansas’ All-State Band, dichiarando la sua propensione per John Coltrane e Stan Getz.


Barack Obama, indimenticabile presidente numero 44, traslocò alla Casa Bianca con varie cornamuse, una collezione di album di ogni genere da far invidia a tutti coloro che lo hanno preceduto e ospitandovi una serie di cantanti e musicisti a cui volle conferire un alto riconoscimento – il Kennedy Center Honor – per aver contribuito alla storia della musica e della cultura americana, diffondendola in tutto il mondo.
Per correttezza, oggi evito di citare sia Donald Trump che Joe Biden. Ne riparlerò a elezioni concluse.

 

© Copyright 2024 Editoriale Libertà