Il Killer di David Fincher ha la mia stessa playlist


Promette molto più di quanto mantenga il nuovo lavoro di David Fincher: il regista americano ha portato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia “The Killer”, che ha Michael Fassbender come protagonista assoluto nei panni di un sicario metodico ai limiti della sociopatia. Dopo un disastroso passo falso, l’uomo sfida i propri committenti, e sé stesso, in una caccia all’uomo su scala globale tra Parigi, New York e New Orleans, che giura non essere personale.


Basato sulla graphic novel “The Killer “scritta da Alexis Nolent (a.k.a Matz) e illustrata da Luc Jacamon, pubblicata in francese da Editions Casterman, il film ha come filo conduttore lo sguardo dentro i pensieri del killer, tutti in voice over: “La voce narrante mi piace perché ti offre uno spazio verso l’interno del personaggio e le sue contraddizioni – ha commentato il regista alla conferenza stampa di presentazione del film – Per tutto il tempo quest’uomo dice una cosa e poi la tradisce: noi spettatori abbiamo un accesso privilegiato ai suoi pensieri, ma non al suo subconscio. In un certo senso forse neanche lui ha accesso al suo subconscio”.
Fassbender è effettivamente perfetto per il ruolo e fa sorridere l’idea che un uomo così bello sia capace di rendersi qualunque come un turista tedesco: “Il personaggio è sicuramente un sociopatico con un trauma alle spalle, un uomo senza luce, ma non volevamo che facesse paura, volevamo che sembrasse come il tizio in coda per il caffè alle tue spalle. È un James Bond al contrario, che fa cose quotidiane, che acquista come tutti noi. Michael ha un grande controllo di sé, del proprio volto, delle espressioni, del corpo: mentre lo guardavo sul set mi sembrava un ibrido tra Charlton Heston e Laurence Oliver, uno che può essere una pop star e un lord inglese”.


In un ruolo secondario di un sicario nel film compare Tilda Swinton: “Ogni regista vuole lavorare con Tilda Swinton, perché è un unicorno. Il suo personaggio ha la funzione di ricordarci che esiste un codice etico dei killer che è come quello dei samurai, dove ognuno, quando arriva il momento dello scontro, interpreta una parte”.


Un ruolo fondamentale (e uno dei motivi per cui a un primo impatto piace tanto) lo svolge la colonna sonora, anche questa volta curata da Trent Reznor e Atticus Ross e costellata da un’immersione nelle più belle canzoni degli Smiths (io e il killer abbiamo la stessa playlist).
And you leave on your own
And you go home and you cry
And you want to die
È quel tipo di film capace di entusiasmarti sul momento, ma se poi ci ripensi ti si sgonfia davanti come un soufflé: bella confezione, bel protagonista, bella musica, qualche concetto parafilosofico buttato qua e là, e in confronto alla gloriosa trinità di Fight Club, The Social Network e Gone Girl, “The Killer” è pronto per essere dimenticato dopo uno starnuto.

 

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