«Il revival degli Wham! è fantastico e lo dedico a George Michael»
Ama l’Italia ed è un sessantenne asciutto e sportivo che vive lontano dallo showbusiness, in una delle terre più estreme e affascinanti del mondo, la Cornovaglia. Andrew Ridgeley è stato l’altra anima degli Wham! del più famoso George Michael. Il duo, che negli Anni 80 ha incarnato l’essenza della gioventù – con i suoi balli in discoteca, i primi amori e tradimenti – è tornato protagonista di un incredibile revival grazie a un documentario prodotto da Netflix, dedicato al compianto George (scomparso nel giorno di Natale del 2016, a soli 53 anni), al quale Andrew ha collaborato insieme a Pepsi & Shirlie, coriste e coreografe, «amiche da una vita e presenze essenziali per il successo degli Wham!», spiega Ridgeley.
Andrew, lei sembra contento del rinnovato interesse per gli Wham! Ha scritto un libro, rilascia interviste… come mai, dopo tanti anni?
«Il documentario mi soddisfa molto, per vari motivi, quindi ci tengo a parlarne. Le canzoni degli Wham! sono nelle playlist di tanti ragazzi ed è fantastico. E’ essenziale spiegare loro la nostra storia, quel che c’era dietro a quelle canzoni. E’ stato bello rivedere i video, le interviste, le partecipazioni, le immagini di allora e sceglierle per realizzare questo racconto. Era anche importante farlo per George, che tutti ricordiamo con nostalgia in questi giorni».
Nel frattempo è uscito un cofanetto con i single degli Wham! Cosa prova a rivederli pubblicati, oggi?
«Sono molto contento del risultato, a livello di suono, molto bello e potente. Abbiamo inserito anche il lato B dei 45 giri. “Wham! The Singles: Echoes from The Edge of Heaven” è davvero completo, ci sono tutte le nostre canzoni».
Ma non c’è “Careless Whisper”, che lei però scrisse insieme a George.
« Fu una delle prime canzoni che scrivemmo, ma era chiaro che dovesse cantarla George. Gli Wham! sono stati un fenomeno giovanile, lui cercava la sua strada, come artista e come persona. Sono stato felice di cedergliela: l’ha prodotta come voleva lui e credo sia stato il brano della svolta, per la sua carriera solista. Gli ha fatto capire cosa poteva fare».
Lei, invece – ad eccezione di un album solista -, dopo gli Wham! si è ritirato. Ha mai avuto nostalgia?
«Fermarmi è stata una scelta naturale. Il grande successo è arrivato quando eravamo molto giovani e abbiamo vissuto al massimo. A un certo punto, desideravo solo vivere nel silenzio della natura con la mia famiglia e avere molto tempo per fare sport. Negli ultimi tempi, in virtù dei cambiamenti nella mia vita privata (Andrew si è lasciato con la compagna e madre di suo figlio Keren Woodward, cantante delle Bananarama, dopo 28 anni, ndr), torno spesso a Londra ed è piacevole promuovere il libro, i dischi e il documentario. Ma non ho intenzione di rimettermi a cantare. Io e George non abbiamo mai voluto fare una reunion degli Wham! perché non aveva senso cantare canzoni che esprimevano ciò che vivono dei ventenni, discorso che vale tuttora».
Viene spesso in Italia, per gare di sci e di ciclismo.
«Adoro l’Italia, mia nonna paterna era di Livorno. Non ho mai imparato l’Italiano, ma un giorno o l’altro prenderò lezioni. Amo molto il paesaggio, si presta agli sport che pratico. E ho alcuni amici sportivi».
Un ricordo di George Michael.
«C’è sempre stata una grande amicizia, immutata negli anni, tra noi. Ci vedevamo spesso, ma nell’ultimo periodo era chiuso in se stesso. La sua perdita è stata tragica. Mi commuove, pensando a George, l’affetto che i ragazzi delle nuove generazioni esprimono nei confronti degli Wham! Credo che ne sarebbe piacevolmente stupito».
di Eleonora Bagarotti
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