Il ritorno dei Rolling Stones tra un forte senso di identità e il rock tenace di “Hackney Diamonds”
Mi unisco al coro, con gioia. Nel nuovo album “Hackney Diamonds” i Rolling Stones tornano al buon vecchio rock, e lo fanno con un’onestà intellettuale e alcune canzoni da cesello. Tralasciando il solito sarcasmo – era meglio morire da giovani, ma poi anche Pete Townshend ha cambiato idea – di chi avrebbe preferito rinchiudere tutti in uno sgabuzzino dopo il 1972 gettando via la chiave, questo disco è profondamente identitario, non scontato, brillante, ardente. Non il solito album dei Rolling Stones, sebbene sia decisamente un album dei Rolling Stones. I dialoghi tra le chitarre di Keith Richards e Ron Wood sono puliti e avvincenti, il drumming dell’indimenticato (e indimenticabile) Charlie Watts incornicia alcuni pezzi. E se non mi soffermo su Mick Jagger è perché non ce n’è bisogno.
A me sono particolarmente piaciuti i brani distillati Get Close e Depending on You e il morso d’amore di Bite My Head Off. Per tutti quelli che non sono riusciti ad ascoltarlo prima grazie a vorticosi meandri del web, l’appuntamento è per il 20 ottobre. Fossi in voi, correrei ad accaparrarmelo.
Per tutti quelli che non leggono “Libertà” (male), sappiate che dietro a questi bellissimi suoni c’è anche un piacentino: il sound engineer Marco Sonzini, in quel di Los Angeles, da me intervistato nelle scorse settimane.
Sono sinceramente lieta, a parte il primo singolo Angry (un po’ banale e, del resto, adattissimo alla grande diffusione), di anticiparvi le piacevoli vibrazioni di “Hackney Diamonds“: è denso di ballate ben scritte e interpretate e incarna il repertorio stonesiano delle origini, ben scritto e ottimamente condotto, come se il gruppo avesse riportato le lancette indietro agli anni Settanta. Gli Stones possono farlo: quel sound è anche il loro. Oltre a un parterre di megastar come special guest (di cui ho scritto in un precedente articolo), qui c’è purezza, forte senso di identità, maestrìa e voglia di vivere. A 80 anni, non è scontato. Sweet Sounds of Heaven… quale grande gioia d’autunno, per le nostre orecchie.
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