Il trend da brivido che “infesta” i social si chiama Blackroom

Esiste una foto che ha dato origine ad una tendenza online, nota oramai da qualche anno, chiamata “spazi liminali” – per cui si intendono quei luoghi di transito privi di soggetti umani, reali o immaginari, che generano un senso di inquietudine o nostalgia. La foto in questione è quella delle Backroom (“stanze sul retro”), un’immagine pubblicata sul forum 4chan nel 2019, in cui venivano mostrate una serie di stanze prive di luce naturale e completamente vuote, che hanno presto catturato l’attenzione di molti internauti, i quali attorno alle Backroom ci hanno costruito numerose storie e leggende. Pareti spoglie con una carta da parati giallastra, luci al neon, una moquette lurida e una didascalia a commento, dai toni inquietanti e minacciosi: «Se non presti attenzione ed esci dal campo del reale, nella direzione sbagliata finirai nelle Backroom, dove non c’è altro che la puzza di una vecchia moquette umida; un folle giallino monocromo; il rumore di fondo delle luci fluorescenti che ronzano all’infinito e circa seicento milioni di miglia quadrate di stanze vuote in cui rimarrai intrappolato. Solo Dio può salvarti se senti qualcosa che si aggira nelle vicinanze, perché sicuramente anche quella cosa ha sentito te».

Era il 12 maggio 2019 e il mito delle Backroom stava per prendere forma per la prima volta, senza avere una spiegazione su chi avesse postato quella fotografia, quale fosse il significato dietro quella frase e, soprattutto, dove fossero queste stanze misteriose. Un enigma a cui nessuno, almeno fino a pochi giorni fa, era riuscito a dare una risposta – e dunque, motivo ulteriore per cui è diventato negli anni un appassionante “creepypasta” (una storia horror breve, con l’obiettivo di spaventare o shockare il lettore/ utente) molto amato dal pubblico di internet. Dopo cinque anni, il loro segreto è stato finalmente risolto grazie all’intuito e al lavoro certosino di quattro detective del web – i cui nickname sono Semilot, Serrara, Leon e Xaft – i quali hanno finalmente hanno dato un luogo (reale) a quelle stanze che, in tutti questi anni, hanno tenuto con il fiato sospeso milioni di appassionati – anzi, il loro successo è andato anche ben oltre il web, visto che il fenomeno è stato oggetto di culto di numerosi podcast, videogiochi e persino di un film.

I quattro investigatori degli “spazi liminali” hanno setacciato in lungo e in largo internet e i suoi anfratti per anni, e dopo aver utilizzato un apposito strumento che ha rilevato le dimensioni esatte dell’immagine, sono riusciti a scovarne la sua versione più vecchia: una foto del 2011 con il nome file “Dsc00161”. Grazie ad Internet Archive – un vastissimo archivio digitale, che contiene tutte le pagine web esistenti, comprese quelle non più online – i quattro si sono accorti dell’esistenza di una pagina, risalente al 2003, che conteneva la foto delle Backroom. Che si scopre essere la pagina di un vecchio negozio di modellismo (Hobbytown Oshkosh, una catena di negozi nel Wisconsin) che all’epoca stava subendo alcuni lavori di ristrutturazione a causa di un allagamento – motivo per cui le stanze erano completamente vuote e gli spazi all’apparenza umidi. I quattro detective hanno così contattato i proprietari del negozio, i quali, come racconta Leon: «Sono stati davvero fantastici, mi hanno aiutato praticamente subito e hanno fornito informazioni sulla foto ».

Scoprire che una foto così “innocente” come quella di un negozio vuoto sia diventato un fenomeno di internet ha sorpreso in primo luogo tutto lo staff e i proprietari dell’attività commerciale. Se, infatti, si prova a visitare la pagina Facebook del negozio, compare un annuncio che recita: «Vieni a scoprire il tuo negozio della catena Oshkosh! È diventato stranamente e incredibilmente famoso su Internet per una foto che è stata scattata lì molto tempo fa. Un genere di foto chiamato “Spazi liminali” e “Backrooms”, che sono allo stesso tempo nostalgiche e un po’ strane. È roba affascinante e anche piuttosto divertente». Le Backroom, come detto, hanno generato quel fenomeno che da qualche anno imperversa su diversi canali social, ossia quello degli spazi liminali, che ha portato alla proliferazione di forum di discussione su Reddit (c’è un apposito subreddit, chiamato r/liminalspace), canali Youtube, numerose pagine Facebook, e svariati account su Instagram e Tik-Tok. Tra i più famosi, ad esempio, c’è il gruppo “Liminal Spaces” su Facebook e diversi canali su Tik-Tok e Instagram, che ripropongono in formato video sequenze di immagini di spazi liminali – solitamente accompagnate da musiche nostalgiche e/o misteriose – per evocare il senso di smarrimento, di vuoto e di malinconia che suscitano nell’utente. Il fascino degli spazi liminali, infatti, risiede proprio nel fatto che il tempo sembra essersi fermato, l’attimo si sia cristallizzato, rendendo-li per questo inquietanti, ma anche in qualche modo rassicuranti perché richiamano immagini a noi familiari.

L’uso di luci artificiali – come, ad esempio, il flash di una macchina fotografica che illumina lo spazio al momento dello scatto – così come la presenza di oggetti del quotidiano, ma senza la presenza della figura umana, rende questi spazi dei non-luoghi, ventri spettrali posizionati in un limen tra realtà e finzione, che affascinano gli appassionati. Per qualche approfondimento in più sugli spazi liminali (e non solo), consigliamo la lettura di “Exit reality: Vaporwave, backrooms, weirdcore e altri paesaggi oltre la soglia” di Valentina Tanni (edito NERO Editions, 2023), in cui – attraverso una raccolta di saggi – l’autrice esplora il mondo parallelo di internet, caratterizzato molto spesso, come si legge nella quarta di copertina, «da presenze strane a volte minacciose, a volte surreali, a volte affascinanti, altre volte insensate». Magari non è la lettura ideale prima di andare a dormire, ma un valido approfondimento per conoscere quel mondo infinito qual è il world wide web – anche dopo decenni dalla sua presenza nel quotidiano.

di Fabrizia Malgieri

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