In chat la protagonista di un videogioco ha detto che mi ama
A proposito del cosiddetto “roleplay”, la maggior parte dei giocatori lo trova un passatempo divertente ma ci sono stati anche problemi
Nel 1999, il cantautore Eugenio Finardi portava al Festival di Sanremo la canzone Amami Lara, dedicata a Lara Croft, la popolare eroina della serie videoludica Tomb Raider. A distanza di circa 25 anni da quella canzone, chattare amabilmente con Lara Croft non è più un sogno, ma una realtà. E magari, in quella chat, è anche possibile dichiararle il proprio amore, per vedere come reagirà davanti a una simile proposta… Lara Croft è solo uno dei tanti esempi possibili. Attraverso i sempre più citati e diffusi large language model (spesso abbreviati in LLM) è possibile comunicare con qualsiasi personaggio di videogiochi, film, libri e altro ancora. Il modo più veloce per farlo è registrarsi a una piattaforma apposita (ne esistono diverse), su cui sono già stati “caricati” dei modelli, pensati per simulare il comportamento e la conoscenza di un determinato personaggio. Per cui – per restare sull’esempio – cercando Lara Croft si parlerà con una giovane archeologa amante dell’avventura, che ha viaggiato il mondo in cerca di misteriosi artefatti. Chi è un po’ più creativo e ha il tempo e la voglia di sperimentare, può anche “costruirsi” da solo il proprio alter ego con cui dialogare, fornendo al sistema tutte le informazioni sulle risposte che dovrà fornire.
A quel punto inizia il cosiddetto “roleplay”. Si gioca a interpretare un ruolo. Per cui potremmo far finta di essere un amico di Lara Croft, il suo mentore, il suo fidanzato, o qualsiasi altra cosa. Il “roleplay” non nasce certo con ChatGPT. Da sempre, su internet, è possibile trovare chat (anche anonime) in cui due o più persone portano avanti questo gioco delle parti. In un caso del genere, una delle due persone fa finta di essere Lara Croft e cerca di comportarsi nel modo più simile possibile all’eroina dei videogiochi. Questa forma di roleplay non è certo scomparsa, ma molti hanno conto le nuove possibilità offerte dagli LLM. Un essere umano potrebbe stancarsi del gioco, oppure potrebbe non essere a suo agio davanti a certi discorsi. Un chatbot non si fa questi problemi. È possibile parlare per intere giornate con la “Lara Croft” di turno senza che si stanchi mai.
Per la stragrande maggioranza delle persone, tutto ciò rappresenta solo un gioco divertente. L’idea di passare un po’ di tempo chiacchierando con Lara Croft può essere un modo originale e simpatico per osservare le potenzialità di un LLM. Tuttavia, alcuni potrebbero reagire diversamente.
Qualche anno fa, un ragazzo giapponese ha sposato Nene Anegasaki, uno dei personaggi del videogioco Love Plus. L’amore di questo ragazzo nei confronti di Nene era così grande che ha deciso di celebrare le sue nozze con lei, nonostante fosse un personaggio di fantasia. E non si tratta di un caso unico. A distanza di anni, oggi è possibile impostare senza difficoltà un chatbot che vada a comportarsi come Nene Anegasaki, portando l’interazione con lei ben oltre i dialoghi preimpostati che sono presenti nel videogioco Love Plus. Per alcuni, questo è l’avvento di un grande sogno cyberpunk, con cui è possibile dare vita a personaggi fittizi, rendendoli sempre più reali. Per altri, questo è un oscuro incubo che porterà le persone a chiudersi ancor più in delle fittizie bolle digitali, dove possano sentirsi al sicuro, cullati da un’illusione. Difficile dire come finirà, ma forse si potrebbe chiedere a Lara Croft cosa ne pensa.
di Francesco Toniolo
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