Indimenticabile Prince: “Purple rain” a Broadway, anniversari discografici, ritrovi e il ricordo intimo di Stevie Nicks
Il prestigioso New Yorker esce con una copertina interamente viola, sulla quale si possono scorgere gocce di pioggia somiglianti a lacrime. Il disegno è di Bob Staake e s’intitola “Purple rain”. E’ il 2 maggio 2016.
Prince è morto 11 giorni prima.
Sono già trascorsi 8 anni e “Purple rain”, quest’anno, è diventato un musical a Broadway (dopo essere stato, oltre che un album epocale, un film interpretato dallo stesso musicista e da Apollonia, una delle sue (tante, tutte bellissime e talentuose) muse.
L’amore per il “folletto di Minneapolis” non accenna a diminuire, tanto che, di recente, vengono pubblicati due titoli importanti: le uscite di “Magnificent” e “United States of Division” celebrano anche il 20° anniversario del leggendario “Musicology Live 2004 ever tour”, un tour memorabile che vide Prince distribuire copie del suo album a migliaia di fan in attesa di entrare nelle arene per il concerto. Su richiesta dello stesso Prince, inoltre, il prezzo dei biglietti venne tenuto basso per rendere i suoi spettacoli accessibili a chiunque.
Voluto e pensato dal “principe” insieme al suo avvocato, confidente e produttore esecutivo L. Londell McMillan, questo approccio di marketing “popolare” ha cambiato profondamente il modo di concepire la realizzazione dei concerti, cementificando ancora una volta Prince come uno dei più grandi visionari e creativi dell’industria musicale. Un argomento molto scottante, anche nell’attualità, che rende Prince ancora più antesignano e precursore rivoluzionario.
Gli anni di “Musicology” sono stati celebrati anche recentemente, ad esempio in occasione dei Grammy Awards, il cui sito ha riportato la seguente definizione: «Una parte vitale degli ultimi 20 anni di carriera di Prince». Jeff Slate di The Daily Beast ha messo inoltre in luce l’influenza che l’album ha portato nel mondo della musica, affermando come le registrazioni «consacrino Prince ad essere il migliore del music business, ma anche colui che non perde mai di vista il faro che lo guida: il suo profondo amore per la musica».
Secondo McMillan, «Prince è stato l’innovatore, il musicista e l’artista definitivo. “Musicology” (il 28esimo album del prolifico genio, ndr) è un album senza tempo e ha avuto un impatto enorme. Continueremo sempre a celebrare Prince nei suoi successi e nei suoi contributi alla musica».
«Da ragazzo ascoltavo tantissima musica – raccontò Prince -. Il sound della Motown, James Brown, Sly Stone… e nel frattempo la studiavo. Cercavo di capire il modo in cui venissero combinati i suoni. Quello che spero è che i giovani musicisti di oggi cerchino di fare la stessa cosa ascoltando questo album».
Ecco perché, oggi, vale la pena riparlarne.
Dal 20 al 24 giugno i fan di Prince si riuniranno ancora una volta per celebrarne la carriera al Celebration 2024, presso Paisley Park, la tenuta di Prince a Minneapolis. L’evento sarà composto da musica internazionale, panel, video inediti nel centro di Minneapolis e dal rinnovato percorso di visita. Celebration 2024 darà inoltre ai fan l’occasione di festeggiare i 40 anni del classico di Prince del 1984 “Purple Rain” e del 20° anniversario di “Musicology”.
L’indimenticabile Prince è stato un iconico musicista americano, cantautore, performer, polistrumentista, produttore, attore e pioniere dei diritti e delle libertà degli artisti. Nato Prince Rogers Nelson a Minneapolis, Minnesota, ha debuttato con “For you” nel 1978, diventando uno degli artisti di maggior successo di tutti i tempi, vendendo oltre 150 milioni di album. Nel corso dei suoi 40 anni di carriera, il suo lavoro ha ricevuto elogi senza precedenti da parte della critica e numerosi riconoscimenti ufficiali. I suoi album “1999” (1982), “Purple rain” (1984) e “Sign o’ the times” (1987, sui tempi dell’Aids) sono citati tra i più grandi album di tutti i tempi. Prince è stato inserito nella Grammy Hall Of Fame, nella Rock & Roll Hall Of Fame, nella U.K. Music Hall Of Fame, nella Rhythm And Blues Music Hall Of Fame ed è stato incluso due volte nella Black Music & Entertainment Walk Of Fame, ma è stato anche un leader nella filantropia, donando privatamente e senza fanfare a innumerevoli enti di beneficenza e cause da lui sostenute. Grazie ai suoi look, è stato un pioniere nella moda e ha contribuito a lanciare molti talenti.
Il musicista è stato trovato morto in ascensore nella sua dimora a Paisley Park il 21 aprile 2016. Alla fine degli Anni 90 aveva contratto l’Aids.
Ecco un aneddoto leggendario, ma in parte credibile.
E’ il 1982. Stevie Nicks, la musa dei Fleetwood Mac, sta registrando le canzoni del suo secondo album “Wild heart”. E’ reduce da un matrimonio-lampo (finora l’unico) con il marito della sua migliore amica, morta da pochi giorni di leucemia. Senza entrare nel merito di quella scelta – che Nicks ha poi spiegato come un tentativo di adottare il figlio appena partorito dall’amica, cosa effettivamente accaduta -, sappiamo che il coniuge (peraltro un bellissimo uomo) verrà abbandonato durante la luna di miele perché Stevie si chiuderà in studio di registrazione (e, si vocifera, non solo…) con Prince.
Lei non confermerà il flirt in modo esplicito, ma, a distanza di anni, nel ricordarlo per i nostri lettori cita episodi che non lasciano spazio all’immaginazione.
«In quel periodo odiavo il mio corpo, forse perché mi sentivo sempre messa sotto la lente. Fu uno dei motivi per cui rifiutai di fare un servizio per Playboy, non per moralismo, ma perché non c’entravo nulla con le modelle alte e slanciate della California… Io? Figuriamoci! Sarei fuggita velocemente nascondendomi sotto uno dei miei scialli, piuttosto. Fu Prince ad aiutarmi ad accettare il mio corpo, forse perché anche lui era piccolo – io sono alta 1.50, lui forse mi superava di qualche centimetro. Con me fu molto devoto, non solo musicalmente. Ricordo che mi venne un brutto raffreddore e lui mi curò. Mi portava medicine e tisane e mi accarezzava i capelli mentre riposavo. In quel periodo non ero in forma, stavo male fuori e dentro, anche se la musica era ossigenante e condividere una canzone con un genio come Prince fu, a sua volta, salvifico».
Stevie Nicks divorziò (per fortuna) dal marito, mollato in piena luna di miele in un hotel a Santa Barbara, dopo aver ricevuto una telefonata di Prince, che le chiedeva di andarlo a trovare perché aveva un’idea per una canzone.
«Tutto partì da “Little red Corvette”, l’ispirazione per il mio singolo “Stand back” del 1983 – spiega Nicks -. Dopo averlo sentito in macchina con mio marito, reduci dalle nozze, mi fermai, accesi un registratore portatile e cantai “Stand back”. Chiamai Prince per prima per invitarlo al Sunset Sound di Los Angeles, dove stava registrando una canzone, ma era impegnato. Poi mi chiamò lui, in piena notte, invitandomi a casa sua. Andammo in studio e, 20 minuti dopo, puff! La canzone era pronta, anche perché lui era un geniale polistrumentista. Conservo tanti ricordi, anche personali, di noi due. Mi manca, la sua morte ha spezzato il mio cuore in due».
di Eleonora Bagarotti
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