Joan Armatrading, ascoltare il suo Live at Asylum è il regalo più grande che potete farvi
Non so voi, ma io questo Natale rendo omaggio a Joan Armatrading. Che la conosciate, non la conosciate ancora o ve la siate un po’ scordata, il miglior regalo che possiate fare a voi stessi, in questo dicembre, è il suo “Live at Asylum“. Lo trovate su tutte le piattaforme, provare per credere.
Non solo. Nel segno della sua libertà espressiva ostentatamente sentimentale (inteso “con sentimento”), con cui si è messa musicalmente a nudo più di tutte le altre songwriter inglesi (e non solo), Joan ha da poco pubblicato un libro, “The weakness in me“, per la prestigiosa Faber & Faber (Auden, Eliot, Beckett, Heaney…). Il racconto scorre come una delle sue ballate, ma attenzione: sia nell’autobiografia che nel suo canzoniere, Armatrading regala brani dai ritmi incandescenti, crossover e architetture armoniche intriganti, e naturalmente quest’ultimo album dal vivo ne è piena testimonianza.
“Live at Asylym” contiene 26 successi che attraversano più generi, interpretati con abilità e destrezza tali che, con i suoi 72 anni (compiuti l’altro giorno, il 9 dicembre) fa invidia a molte giovani che strimpellano le chitarre e “ululano” alla luna. Del resto, senza Joan non avremmo avuto Tracy Chapman, Billie Myers e molte altre. Non a caso, agli esordi la critica musicale la accostava a Joni Mitchell, Nina Simone e Cassandra Wilson, per quanto riguarda le sue interpretazioni più “profonde”.
Non c’era solo “Drop The Pilot“, insomma. Ditelo ai deejay.
Post Scriptum
Dato che nel Live scorrono alcuni dei suoi brani più noti, consiglio un album “minore”, per chi volesse approfondirla ulteriormente: “What’s inside” del 1995. Significa, appunto, “Cosa c’è dentro”. Tradotto: tutto quel che ruota attorno al Cuore & Dintorni.
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