Julian Lennon tra fotografia e musica: “La mia vita è un lungo viaggio d’amore e passione”
Jude, alla fine, ha preso davvero una canzone triste e l’ha resta migliore. Julian Lennon ha seguito alla lettera le parole di Paul McCartney e lo si coglie con evidenza da alcuni particolari. Il primo, toccante, arriva dal messaggio che ha postato sui social domenica scorsa, nel 44esimo anniversario di morte del padre John, con una foto che li ritrae insieme: «Rimani morbido. Non lasciare che ciò che ti ha ferito ti trasformi in una persona che non sei». Il secondo è l’ennesima opera fotografica che denota la sua bravura e sensibilità: sfogliate le immagini di “Life’s Fragile Moments” e ve ne renderete conto. Se il talento è nel Dna, e Julian è anche un musicista, in questo caso la genialità è tutta farina del suo sacco. Il terzo, per noi significativo, è l’affabilità con cui è venuto in Italia a presentare il suo libro, nei giorni scorsi, al festival “Una collina di libri”. Il nostro Paese gli ha dedicato una mostra e, in passato, varie iniziative in cui amici e colleghi – da Michelangelo Iossa a Rolando Giambelli – lo hanno invitato mantenendo con lui un rapporto regolare. Sarà che Julian, per un periodo, in Italia ci ha anche vissuto: l’amatissima madre Cynthia, scomparsa nel 2015, è stata sposata dal 1970 al 1973 con l’imprenditore romagnolo Roberto Bassanini e si narra di una liason con l’attrice Valeria Golino.
Infine, Julian ha scelto di vivere qui vicino, in Costa Azzurra, da dove scatta panoramiche e fotografie singolari, intime e naturali. A queste, aggiungiamo non solo i ritratti spirituali, ma anche i recenti scatti dedicati a una Venezia rarefatta e poetica. «Una città meravigliosa, che mi ha dedicato una retrospettiva ed è stato per me un grande onore».
Com’è nato il libro “Life’s Fragile Moments”?
«All’improvviso, in contemporanea con l’esposizione, mi è arrivata la proposta editoriale e ho accettato subito, realizzando il libro in poco tempo poiché avevo sempre desiderato pubblicare un volume con le mie fotografie. E’ il mio primo libro fotografico e sono molto soddisfatto, spero non sia l’ultimo».
Cosa pensa della fotografia digitale?
«Non sono contrario, in generale, ai mezzi tecnologici di oggi. Le varie tecniche fotografiche, inclusa quella digitale, necessitano sempre di un lavoro successivo, oltre che dello sguardo attento del fotografo. Una bella immagine scattata in digitale non implica meno attenzione e meno cura di altre. Un buon risultato ha la stessa dignità, e vale anche per la musica. La tecnologia non c’entra».
L’altra arte, nella sua vita, è appunto la musica. Da quel “Valotte” del 1984, che ebbe molto successo in Italia, ha pubblicato numerosi album. L’ultimo, datato 2022 , mi è piaciuto parecchio: “Jude”.
«Ho sempre alternato il mio lavoro in campo fotografico a quello in campo musicale, prendendomi delle pause. Ancora una volta, mi è arrivata la proposta dal boss della BMG. In effetti, avevo composto una serie di brani e tuttora possiedo parecchio materiale registrato, demo e quant’altro. Così è nato “Jude”».
Un titolo tutt’altro che casuale.
«E’ vero. Ho deciso che “Jude”, giunto a questa fase della mia vita, è il nome che mi rappresenta di più. Da Julian a Jude (sorride, ndr). Le canzoni dell’album rappresentano un viaggio che inizia trent’anni fa e arriva al presente, intriso di amore e di passione per la vita e per chi non c’è più… Mi ritrovo perfettamente in ogni brano. E poi, ero sicuro che Paul non avrebbe avuto nulla da ridire sul titolo (risata, ndr)».
di Eleonora Bagarotti
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