l racconto sulla mutante e gigantesca cartuccia ispirato a una storia vera
Nel 2013 Amanda Billings ha pubblicato una curiosa narrazione “8-bit Apocalypse”, poi entrata nel mondo dei videogiochi
Qualche anno fa, nel 2013, è stato pubblicato un curioso racconto di argomento videoludico: “8-bit Apocalypse” di Amanda Billings. L’autrice fa parte del filone Bizarro Fiction, poco noto in Italia, che raccoglie sotto la sua bandiera una serie di storie in cui devono essere presenti un certo numero di elementi bizzarri, tutti funzionali al proseguimento del racconto (per cui non basta ambientare la storia in un mondo in cui gli elefanti volano: per essere Bizarro Fiction, la narrazione deve essere strettamente legata a quegli elefanti).
Amanda Billings aveva già pubblicato un racconto, “Guess What” (2012), in cui parlava di giochi da tavolo che prendevano vita, ma è con il suo “8-bit Apocalypse” che entra nel territorio dei videogiochi. Il suo racconto segue le disavventure di Jimmy Toledo, che da bambino era un campione con i videogiochi, descritto in modo analogo al protagonista del film “Il piccolo grande mago dei videogames” (Todd Holland, 1989). Nonostante quell’infanzia promettente, Toledo è ora un adulto insicuro, pieno di problemi relazionali e con un mediocre lavoro presso la catena di pizzerie Chuck E. Cheese. Tra parentesi, quest’ultima esiste realmente ed è nota per i suoi animatronics: pupazzi meccanici che cantano e suonano. Un anno dopo la pubblicazione di “8bit Apocalypse”, il creatore di videogiochi Scott Cawthon si sarebbe ispirato agli animatronics di Chuck E. Cheese per realizzare il famosissimo “Five Nights at Freddy’s” (2014). Ma, come si suol dire, questa è un’altra storia.
Tornando al racconto di Amanda Billings, la vita del suo protagonista viene stravolta dall’arrivo in città di una gigantesca cartuccia dell’Atari che inizia a distruggere tutto ciò che le capita a tiro. Jimmy Toledo, da ex esperto di videogiochi, capisce subito che la cartuccia ha il potere di ricreare nella realtà alcuni celebri giochi del passato, come “Frogger” (1981) e “Centipede” (1981). Qualcuno starà forse pensando che un’idea molto simile si è vista anche in un film: “Pixels” (2015) di Chris Columbus. Ci sono effettivamente diversi punti di contatto. In entrambe le storie, un gruppo di personaggi usciti dai videogiochi degli anni ’80 invade una metropoli e comincia a fare danni. E anche il protagonista di “Pixels” è un ex campione di videogiochi. L’aspetto interessante da sottolineare è quello delle date di pubblicazione, perché il racconto di Amanda Billings è uscito due anni prima del film. Non è neanche l’unico caso in cui una storia di fantascienza videoludica (peraltro scritta da una donna) anticipa una ben più famosa produzione. C’è stato anche un caso italiano con “Skill” (2004), romanzo di Alessandra Contin che aveva anticipato diverse tematiche del più famoso “Player One” (2011) di Ernest Cline.
Un’altra caratteristica molto curiosa di “8-bit Apocalypse” è l’origine della misteriosa cartuccia gigante, perché Amanda Billings rielabora in modo fantascientifico (o meglio, “Bizzarro”) un reale episodio della storia dei videogiochi. Verso la fine del 1982 era stato pubblicato il videogioco “E.T. The Extra-Terrestrial” per Atari 2600, spesso ricordato ancora oggi come uno dei giochi più brutti di sempre. Visto il fallimento epocale, numerose copie invendute del gioco erano state sepolte nel deserto. E qui arriva l’idea di Billings: quelle copie, a contatto con delle scorie radioattive, si erano fuse in una gigantesca cartuccia mutante. E quale potrebbe essere il modo per sconfiggerla? Costringerla a riprodurre il videogioco di E.T., talmente brutto che la porterebbe ad autodistruggersi.
di Francesco Toniolo
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