La fine di “Succession” e il suo inizio
Quando ho finito l’ultima puntata di “Succession” ho ricominciato da capo: del resto se ne parliamo dal 2020, e siamo ancora qui, qualche motivo ci sarà.
“Succession” che ha creato una nuova generazione di star (io amo e provo un profondo disgusto per il Roman Roy di Kieran Culkin, che attore clamoroso), è appena nata ed è già finita: non mi ricordavo niente ma la serie si apre con Logan che urina nel posto sbagliato, con la delusione di Logan, con il fallimento di Ken (quale? Uno dei fallimenti di Ken). È tutto uguale, tranne Greg che nella prima puntata si fa uno spinello in macchina e poi va a lavorare vestito da cane in uno dei parchi Waystar dove vomita addosso ai bambini che gli si affollano attorno. Un’entrata in scena molto punk. Roman, reduce da un’esperienza in azienda sotto la guida di Frank a L.A. è sempre cane sciolto, dice che “si sentiva in gabbia”: Roman, nella prima puntata, dice a Ken: “Sarai il capitano prima o poi”. Arriva Shiv, è giovane e bella, ha i capelli lunghi, dimostra dieci anni di meno. Tutti dimostrano dieci anni di meno.
Arriva il primo momento tra Festen e Il Padrino (ogni stagione ne ha uno, tra feste, matrimoni, funerali): è il compleanno di Logan, che deve fingere di essere sorpreso. Roman: “L’ultima volta che l’ho sorpreso mi ha dato un pugno”.
Al compleanno Logan dovrebbe annunciare la “successione” di Ken ma non ne ha la minima intenzione, anzi annuncia di voler restare ancora un paio d’anni, forse cinque. Tom gira per casa con in mano un regalo per Logan, un orologio da quindicimila dollari. Mentre tutti si consumano, Tom è sempre Tom, dall’inizio alla fine.
Quattro stagioni fa Logan stava già morendo. Connor parlava già di criogenesi. Shiv e Roman si picchiavano (Tom entra, li vede, e fa una giravolta perfetta su se stesso uscendo dalla stanza e dalla scena). Shiv sosteneva che Ken non fosse pronto a sostituire Logan. Ken, al contrario, sosteneva di essere “the man”. Ken trovava una soluzione all’enorme debito della Waystar solo per farsi dire da suo padre “You’re a fucking idiot”. Tom scopriva il pozzo della morte del dipartimento Crociere. Ken diceva a Tom “Mio papà diceva sempre che amava tutti i suoi dipendenti, soprattutto quelli che risolvevano i problemi senza neanche dirglielo”.
“Grazie Ken, ma sono tornato”.
Quattro stagioni dopo, i fratelli sono soli. Nell’ultima puntata, Tom fa una domanda: “Non ti piace fallire il test, vero, Shioban?”. Si contano i voti e i fratelli sembrano fratelli. Roman dice a Ken: “Hai vinto la bambolina. E stregata e maledetta e non ne verrà niente di buono, ma hai vinto la bambolina”. Ken dice di se stesso “Happy Ken” e per un momento lo sembra. Ken abbraccia Roman e gli dice “Avresti potuto essere tu”. Si vota. Ma Shiv non è d’accordo. E Roman chiude così: “Sono solo pezzi di colla, spettacoli di second’ordine, notizie non vere. Non è niente. Noi siamo niente”.
Jesse Armstrong non è Kaurismaki: i suoi personaggi non gli fanno abbastanza pena da regalare loro un finale felice. Li lascia lì, da soli, con quella musica senza parole. E lascia noi a riguardarci tutto dall’inizio.
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