La ripartenza culturale: tanto di tutto è un bene o un male?
Un’estate che segna la ripartenza culturale ad ampio raggio… che bella cosa. Eppure, senza voler sembrare a tutti costi come “quelli di Piacenza, che non gli va mai bene niente”, oggi mi limito a sottolineare, e forse in questo momento è ancora più evidente, la mancanza di un coordinamento dall’alto che eviti, a livello di programmazione, un eccesso di offerte nelle stesse serate. Tutte interessanti, tra l’altro, ma concorrenti, loro malgrado.
Bisogna ammettere che la voglia di ricominciare a programmare e a proporre era tanta, anzi tantissima. Al punto che le ultime settimane, nella sola Piacenza città, grondavano gli eventi. Ma non è solo un problema nostro: un’amica che è musicista professionista molto richiesta, mi diceva che ha dovuto dire di no a più chiamate da parte di orchestre che, prese da programmazioni “folli” che rasentano talvolta persino due recite al giorno, cercano disperatamente rinforzi e/o sostituzioni. Ottima cosa, se penso ai musicisti che per molti mesi sono rimasti fermi. Ma, in queste righe, mi chiedo: sarebbe forse possibile, con un buon management amministrativo, far sì che, invece di rinchiudere tanti eventi in due soli mesi, si possa diluirli nell’arco dell’anno, permettendo ai musicisti stessi di lavorare di più e meglio, sul lungo raggio?
Non ho nulla da insegnare, ma so bene che, in certi Paesi, ci sono équipe che lavorano espressamente per evitare non solo sovraffollamenti di persone – che sono la conseguenza di maglie lasciate troppo larghe – ma di eventi. Forse, allora, potremmo ipotizzarlo anche qui – tenendo in considerazione che, anche da noi, talvolta tocca decidere se seguire la bella iniziativa del “Cinema sotto le stelle” dei Cinemaniaci al Daturi o lo spettacolo teatrale lì accanto, magari concomitante con due concerti in periferia, il reading con musiche in Conservatorio, l’incontro letterario… ecc. ecc.
Mi pare che, in tutto questo, in provincia le cose funzionino meglio. Intanto, molte persone soggiornano lì e quindi ogni vallata, per non dire ogni paese, offre serate varie e una buona partecipazione è garantita. Inoltre, da cittadina, mi permetto di osservare che anche per chi resta in città, una capatina serale fuori è una boccata d’ossigeno.
Poi, a occhio e croce, mi sembra che riuscire a puntare ogni tanto su personaggi molto popolari – come ha fatto Castelsangiovanni, che il 10 settembre ospiterà il concerto di Antonello Venditti a Villa Braghieri – possa essere un altro buon compromesso tra il voler spalmare dieci piccoli eventi e farne invece qualcuno in meno, programmando un nome di punta che, piaccia o non piaccia, ha fatto la storia della canzone d’autore.
Un antico detto recita che “il troppo stroppia”. Quando ci saremo lasciati la pandemia alle spalle, riflettiamoci sopra.
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