L’agente 007 è immortale. Colpa (anche) delle colonne sonore. Parola di Enzo Latronico
E’ stata una presentazione accattivante, divertente e molto partecipata, quella del nuovo libro del piacentino Enzo Latronico, “Il mio nome è ancora James Bond!” (Le Piccole Pagine, casa editrice del piacentino Sandro Beretta). In un’affollata libreria Feltrinelli, Latronico – che presto parlerà del suo libro alla Casa del Cinema di Roma -, incalzato dalle gustose domande di Alberto Fermi (autore della prefazione), ha raccontato, entrando spesso nel minimo dettaglio, aneddoti sull’agente 007, spesso svelando segreti legati sia alla serie letteraria di Ian Fleming («autore che fu, egli stesso, 007») che alla celebre serie cinematografica, «finita con la morte di Bond, nell’ultimo film con Daniel Craig, “No time to die” del 2021. Meglio così, probabilmente, dato che 007 stava diventando troppo “politically correct”, con tanto di compagna ufficiale…» hanno osservato Latronico e Fermi, ribadendo come «un simile personaggio dovrebbe rimanere sempre fedele a se stesso, a maggior ragione essendo diventato un brand straordinario, dagli orologi alle automobili».
Inevitabilmente, si sono fatti paragoni tra gli attori protagonisti: «Il mio primo Bond fu Roger Moore nel film “La spia che mi amava”, da ragazzino, e lo adorai subito – ha ricordato Latronico -. Poi mio padre mi portò a vedere “Licenza di uccidere” con Sean Connery e lì, capii che Moore non era stato il miglior 007. E pensare che Ian Fleming, all’epoca del primo film, non apprezzò Connery. Essendo scozzese, era un po’ “sgrezzo” per i suoi gusti. Fu grazie al regista Terence Young, che era un gentleman elegantissimo, se Connery imparò a muoversi come un vero James Bond. Young gli disse di indossare lo smoking per tre giorni, anche durante il sonno, dormendo su un divano senza stropicciarlo. Da lì, e con un ampio lavoro sui movimenti, il risultato fu straordinario e piacque anche a Fleming, che divenne subito molto ricco».
Ampio spazio anche alle Bond-Girl: ognuno dei presenti ha espresso le sue preferenze. Anche se «probabilmente l’immagine più iconica resta quella di Ursula Andress, che esce dal mare indossando un bikini bianco».
Ecco, allora, che il titolo del libro di Latronico contiene un chiaro messaggio: l’eternità di James Bond. Con tanto di punto esclamativo. E naturalmente, la “colpa” di tutto questo è (anche) delle colonne sonore dei vari film. Enzo Latronico, in separata sede, ìha ricordato per noi alcune delle canzoni composte per la sigla. In ordine sparso: “Goldfinger” di Shirley Bassey, “Live and Let Dye” di Paul McCartney (immancabile hit presente in tutti i live di Macca), “You only live twice” di Nancy Sinatra, “Skyfall” di Adele, “Nobody does it better” di Carly Simon (la mia preferita), “Thunderball” di Tom Jones, “For your eyes only” di Sheena Easton (Vi ricordate la sua voce? Davvero eccezionale…), “A view to kill” dei Duran Duran, “GoldenEye” di Tina Turner, “Die another day” di Madonna, “Tomorrow never dye” di Sheryl Crow… Ma è stato il premio Oscar John Barry a scrivere la colonna sonora di ben 12 film di James Bond. Musiche bellissime, eseguite da una grande orchestra sinfonica. Perché 007 si merita(va) questo ed altro.
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